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Come Eravamo

COME ERAVAMO - Anni '50 e '60 a Soverato di Franco Cervadoro

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La Conchiglia

di Franco Cervadoro

Era un negozio con un nome affascinante, evocava il mare e invece vendeva cucine, lavatrici, radio, televisioni, dischi e bombole del gas.

Negli anni 60 per noi ragazzi era famoso solo per i dischi, quando i Long Play si chiamavano 33GIRI e i piccoli 45GIRI gli stereo erano Giradischi, la marca importante era la LESA ed il portatile aveva la grandezza di un fornetto a microonde.

Sanremo era davvero Sanremo, ma Gino Paoli ed Il Cielo In Una Stanza non scherzavano nemmeno.

Andavamo li sempre ad ogni novità sonora ed era ressa quando c'era una festa perché il regalo di tutti per tutti era immancabilmente un disco.

Si trovava in fondo al corso Umberto di fronte alla discesa della fontana “ nsipida " e divenne così famoso da fare cambiare nome alla strada, che per questo negozio fu chiamata da tutti  "a discesa da Conchiglia".

Era un luogo dove si entrava volentieri, perché i proprietari, don Ciccio Abruzzo e don Gennarino Alcaro, erano persone squisite.

Don Gennarino poi era veramente speciale, sempre gentilissimo, sempre sorridente, ci faceva scegliere e sentire le canzoni prima di acquistarle e, con grande disponibilità, ci rivolgeva una sola garbata raccomandazione: “State attenti alla puntina”.

Erano i primi a vendere  televisori, insieme al negozio di  don Armando Corapi, e la sera del giovedì, durante Lascia o Raddoppia, entrambi gli esercizi lasciavano  la porta socchiusa per far vedere la trasmissione alla piccola folla dei vicini che si radunava sul marciapiede portandosi la sedia da casa.

Perché allora la Tv era un apparecchio raro, Mike Bongiorno teneva incollato l’intero paese e chi l’aveva riuniva in casa parenti ed amici.          

Mi ricordo che durante una di queste serate, mezzo addormentato, me ne andai a letto baciando il Dottore Galati invece di mio padre, me ne accorsi dal suo immancabile profumo e dalle risate dei presenti.

La Televisione era una magia ed il telefono non squillava nel taschino.

Per parlare ci portavano a casa un biglietto con la richiesta di appuntamento al Posto Pubblico sul corso e la sola notizia metteva in agitazione tutta la famiglia.  

All’ora stabilita arrivava l’attesa telefonata e finalmente la Signorina Lidia Apicella ci passava la linea in una delle tre cabine: “Milano alla 1, Firenze alla 3”.

E tanto per capire come si comportavano le persone al telefono quando la privacy si chiamava riservatezza, non era gradito parlare nella cabina n. 2  perché non chiudeva perfettamente .  

Ma dopo i primi tre minuti di conversazione, anche Lei ci chiedeva: “Lascia o Raddoppia ?”

Alla Conchiglia si ordinavano le bombole del gas e le portava direttamente a casa Gianni il Testone, uomo di fatica vera, di sforzi pesanti e sudati, avvitandole al raccordo con la sua grossa chiave in dotazione.

Per ringraziamento gradiva un bicchiere di vino fresco e riusciva a trovare le case anche dopo i primi dieci interventi.

Poi un giorno il negozio fu venduto, gli cambiarono nome ed infine cessò l'attività.

Ma la Conchiglia rimase nel cuore dei Soveratani e fu sempre un nome di riferimento per quella strada in discesa che porta al mare e per un vecchio Signore, dai modi eleganti e gentili,  don Gennarino da Conchiglia.


Si ferma qui questo mio personale viaggio tra i ricordi di Come Eravamo a Soverato.
E' stato per me un grande piacere  rivivere insieme a Voi uomini e cose.
Ma ora è necessario ricaricare le batterie.
Ringrazio tutte le persone che hanno avuto l‘amabilità di seguirmi e di mandarmi i loro commenti.
La mia sincera gratitudine va allo Staff di SoveratoWeb per la cortesia e la professionalità con cui mi hanno ospitato.

 Cordialmente
 Franco Cervadoro   fcervad@tin.it

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SOVERATO - COME ERAVAMO - INTERVENTO DI ANGELO

Rispondo al mio concittadino soveratese dove in un capitolo di “Soverato – Come Eravamo” parla del negozio la Conchiglia di don Gennarino. Non hai ricordato e stato ex sindaco perche io conoscevo bene questi signori, il figlio Ottorino la figlia Annamaria  e tutti i responsabili del negozio avendo io lavorato lì portando le bombole di gas dall’eta di 14 anni a quasi 18 dopo son partito per il militare e a Soverato non  son più ritornato ma tutti i miei amici non li ho mai dimenticati.

Tra i miei amici facevano parte Mario Gregoraci, papà di Elisabetta, lo zio Nino che lavorava alle poste. Chiudo altrimenti i ricordi mi riportano indietro e la nostalgia mi fa piangere. Comunque io abito a Bergamo dove mi sono fatto una famiglia e mi chiamo Angelo spero qualcuno mi risponda e mi dice come è Soverato oggi visto che io manco da ben 46 anni.

 Angelo

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NUMERO 11: SI STUDIAVA AI SALESIANI - seconda parte
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NUMERO 08:
L'ESTATE - prima parte
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