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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 173 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


LE ORIGINI DEL DEGRADO

   


 Cerchiamo di capire com’è che un territorio, il Soveratese e le Preserre, che eravamo abituati a considerare relativamente tranquillo, sia degenerato in omicidi a tamburo battente; e non solo, e non solo. Già, non dimentichiamo l’incendio del municipio di Chiaravalle, la bomba a quello di Soverato, gli alberi tagliati, le gomme lacerate, le scritte sui muri, i motorini a marmitta rotta apposta per dare fastidio, le soste selvagge eccetera: tutti reati quasi sempre senza colpevole; e figuratevi gli omicidi. E quanti, gli omicidi, e alcuni misteriosi... Mi spiace non essere d’accordo con alcuni miei dotti interlocutori, ma non condivido la loro libresca fiducia nelle cosiddette istituzioni, che, finora, hanno un tantino fatto cilecca.

 Ma studiamo le cause, che si riducono, a mio avviso, ad una sola. Negli anni 1950 – 90 il nostro territorio, ma le Preserre più di Soverato, erano il paradiso del più ignobile assistenzialismo indiretto. Cos’è l’assistenzialismo indiretto? È l’apertura di cose più o meno fasulle destinate a creare “posti”: passacarte, impiegati, funzionari, professorini, dattilografi, e ogni altra possibile fantasia di politicanti del posto. Centinaia di pinchipallini abbandonarono la campagna e l’artigianato e il lavoro in genere per entrare in qualche diabolica “pianta organica”, seguita da “ampliamento della pianta organica”. Squallido degrado, che però, in quegli anni, distribuiva stipendi e salari, e comunque faceva girare denaro. Aggiungete le nonne pensionate e relativi nipoti beneficiari.

 Dagli anni 1990, tutto questo è finito. In assenza di pensioni della nonna e di assunzioni fasulle in “posti” di non-lavoro, si è creata una massa di sottoproletari (lumpenproletariat, diceva il vecchio Marx, che, ogni tanto, ne imbroccava una!), incapace di lavoro vero, viziata e pronta a tutto per concedersi uno svago. Ecco la droga, ecco lo spaccio, ecco la disponibilità a diventare manovali del crimine.

 A proposito: spero che nessuno scemo del villaggio con laurea pensi o scribacchi che io sono nostalgico dell’assistenzialismo! Ad ogni buon fine, ripeto che quella è la causa prima dei nostri mali.

 Oggi i non più assistiti, e troppo smidollati per un lavoro vero, costituiscono una massa pericolosa. Bisognerebbe intervenire con progetti politici intelligenti e seri di ricomposizione del tessuto produttivo e sociale; ma non possiamo attenderne gli effetti, e del resto un simile progetto manco c’è! Intanto, urge la tolleranza zero su tutto, dall’omicidio in spiaggia al cretinetti che ieri mattina faceva l’impennata della moto in mezzo alla gente.

 Non servono altri agenti; non servono i militari; non servono leggi eccezionali. Le leggi vigenti sono più che sufficienti, come mostrano gli innumerevoli arresti che, da quando è ministro Maroni invece di uno di Castellammare di Stabia, avvengono ogni giorno. Basta applicarle senza pietà.

 A proposito: se qualcuno arde dal desiderio di convertire i birbaccioni, ciò è molto cristiano e umano, e lodevole. Quale migliore opportunità che avere i mascalzoni sotto mano ogni giorno dentro una cella? Un bel predicozzo di quelli che sappiamo noi a colpi di “veritatismo”, e, secondo me, pur di non sentirne altri si convertono più rapidamente del lupo di Gubbio!

 Dice qualche zuzzurellone che io sono un uomo crudele e spietato. No, solo conoscitore delle storie umane e delle filosofie politiche, in verità più aristoteliche che platoniche, e, per esse, tomistiche e vichiane. Che cosa ci insegnano, queste dottrine? Che le priorità naturali sono le seguenti, e in quest’ordine d’importanza: 1) sicurezza della comunità e dei cittadini tutti assieme e di ogni singolo (“salus reipublicae suprema lex”, fatevelo tradurre dai dotti!); 2) avocazione allo Stato di ogni uso della forza, con repressione di ogni abuso; 3) individuazione immediata e punizione dei colpevoli di delitti, crimini e reati: colpire uno per educare cento; 4) rispetto delle leggi, sperando che esse siano giuste; 5) efficienza delle forze dell’ordine; 6) rapidità e certezza di processi e pene; 7) recupero delle devianze attraverso il lavoro, magari un tantino forzato. Sudare fa bene al corpo e all’anima!

 Corollario. Sapete che dice il vecchio Cicerone? Questa volta, ve lo traduco io: “Quando non c’è un ordinamento giudiziario, o le sue sentenze non vengono approvate dal sentire comune, è inevitabile che i cittadini ricorrano alle armi”. E questo non deve mai avvenire. Ve lo immaginate, il povero intellettualino nostrano gracilino e malatino andare in giro con una pistola? Incapace com’è – om’e pinna – sbaglierebbe sicuramente mira.

 Ulderico Nisticò

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