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LA MIA PARTE INTOLLERANTE - a cura del Libero Cittadino in un Libero Mondo

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“CALABRIA – LA MODA DELL’INTIMIDAZIONE”
A cura di Massimiliano Riverso

Tormentato suolo arso dal sole mediterraneo e dallo scirocco magrebino, martoriata urbe calabra prostata al potere della moderna manonera, che governa dall’alto della sua esperienza burattinaia le redini degli enti locali, provinciali e regionali. La tua ottica deviatorica si è insediata giorno dopo giorno nelle nostre ospitali case e nella vita quotidiana dell’onesta cittadinanza, ormai coatta agli interessi economici dell’illegale organizzazione alternativa.

L’albero genealogico delle moderne ‘ndrine operanti in loco mediante un modello federale, si scontra contro la brama di riscatto e di trasparenza di una terra fertile, ma allo stesso modo mal coltivata dalle nostre inoperose mani.

Il dilemma è a monte frutto della camaleontica mimetizzazione del sistema ‘ndrangatista, difatti la trasfigurazione della ‘ndrangheta nel corso dei secoli è stata antidemocratica, mutando dal brigantaggio antifeudo e pro-diritti dei contadini alle moderne ‘ndrine feudatarie e padrone dell’intero podere calabro, ocularmente spartito dai rais locali.

Nell’arco di tempo di qualche secolo si è verificato uno scambio di ruoli passando da oppressi ad oppressori, rinnegando i valori primari della preistorica ‘ndrangheta. Mezzo primario del monitoraggio calabro è l’atto intimidatorio vestito da proiettili calibro 9 opportunamente imbustati, da taniche di benzina inceneritici di stabili e mezzi di trasporto, da ordigni ed infine da telefonate di “piacere”.

Tale sistema di oppressione della democrazia e della libertà dei singoli si è palesato nell’ultimo scorcio di mese, con focolai accessi in ogni angolo del tacco dello stivale.

Gli eventi intimidatori si propagano dalle Serre Catanzaresi all’arenile del Basso Jonio, dal Golfo di Tropea sino a giungere alla valle del Crati, generandoo uno stato di malessere stato-temporale nella civiltà calabra.

Cosenza rappresenta il teatro delle intimidazioni reiterate al segretario dei Ds della Calabria Carlo Guccione, il quale imperterrito continua a sostenere i valori della democrazia e della legalità, nonostante l’intimazione ad arrestare il suo operato, pena deflagrazione della sua abitazione.

La ridente Isca sullo Jonio è divenuta ormai l’ombelico calabro delle minacce, figlio della sovrassatruazione delle intimidazioni. Il paesello Jonico pertanto sta attraversando una condizione fragile dominante assimilabile all’instaurazione dell’antistato, il quale hadestabilizzato la quotidianità della popolazione Jonica. La mancata trapela dell’informazioni sugli eventi, il riserbo sull’indagini condotte dai carabinieri che tuttavia palesano l’esistenza di una epistola associata ai proiettili, il no-comment degli assessori comunali Rina Scicchitano(Lavori Pubblici) e Alessandro feudale(Cultura e Pubblica Istruzione), l’incendio doloso inflitto all’auto del sindaco Mirarchi  rendono la vicenda intricata, scottante e opprimenti per il comune cittadino.

Lo conditio vigente nell’abitato richiede oculatezza , tatto e soprattutto l’intervento del Comitato Provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. La vox di solidarietà amplificata dalle massime cariche provinciali e regionali in orazioni di vicinanza alle vittime di tali vicende incresciose, devono trasformarsi subitaneamente in atti concreti di tutel, sostegno e  protezione del consiglio comunale ischese.

Dulcis in fundo nel festival delle intimidazioni annoveriamo una comunità delle Serre Catanzaresi ovvero San Vito sullo Jonio, palcoscenico redivivo del secondo stato dove un noto artigiano del loco è rimasto vittima per la seconda volta un atto intimidatorio con annesso incendio del mezzo di trasporto.

Il realismo moderno induce una aspra provocazione considerato l’ormai strapotere dello statuto ‘ndrinico nella totalità della area calabra e il suo insediamento nelle stanze dei bottoni nostrane, ovvero per quale motivo la ‘ndrangheta non cooperi con comuni, province, regioni e privati per apportare lo sviluppo economico-strutturale della nostra terra?

L’appellativo uomini d’onore non verrebbe avvalorato dal sostegno diretto alla vita di ogni singolo cittadino, senza privazioni di sorta nell’apertura di una attività imprenditoriale e nell’operato amministrativo?

La desertificazione della nostra terra dimostrata sperimentalmente da accurate analisi statistiche statali, simboleggia la consecutio temporum del diniego lavorativo prodotto dalle ndrine locali.

La carenza occupazionale nella nostra area verrebbe risanata dall’incentivo all’attività imprenditoriale locale, uccisa precocemente da ingenti richieste di racket che costringono piccole aziende e locali a cessare le loro attività.

Per quale motivo lo sviluppo di una terra florida e da esplorare, soprattutto dal punto di vista degli investimenti economici e industriale, non venga esaltato dal controllo gestionale della manonera? La torta verrebbe suddivisa in più parti consentendo all’intera cittadinanza una vita dignitosa, senza la costrizione di esodo dalla culla natia.

La Regione Calabria dalle innate potenzialità culturali e paesaggistiche rimane sempre alla porta, attendendo uomini in grado di risollevare le sorti di una civiltà ormai dimenticata dal Quirinale e da Palazzo Chigi. La Calabria attende da 50 anni il rinascimento malpreventivato dalla defunta Cassa del mezzogiorno e dal novello Svimez, rivelatosi unicamente come fonte pecuniaria per politici in via di estinzione dal reddito elevato e pensioni facili.

La Calabria resterà nell’oblio sino a quando l’istituzioni,la mafia e la popolazione tutta non opereranno congiuntamente per pianificare la restaurazione della patria del bergamotto.

Massimiliano Riverso

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