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Resurrexit

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11/04/2009 - Resurrexit a Soverato Vecchio 11/04/2009 - Resurrexit a Soverato Vecchio 11/04/2009 - Resurrexit a Soverato Vecchio 11/04/2009 - Resurrexit a Soverato Vecchio

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Lode a Resurrexit di Ulderico Nisticò


Resurrexit - Reportage Fotografico di D. Giampà


Il dramma sacro della Passione di Cristo in scena coi figuranti tra i ruderi della Soverato Vecchia
“Resurrexit” e rivive il borgo
Oltre 5000 presenze per l’evento promosso da Comune e Nuova Zampagallo

«RESURREXIT! Egli è Dio, egli è tra i vivi, e vivrà per tutti i secoli dei secoli». La gioia della Resurrezione, della vita che rinasce oltre la morte, quella morte che ha arrecato così tanto dolore e per la quale tante lacrime sono state versate, ha impregnato gli antichi ruderi di Soverato Vecchia. È l'emozione che Resurrexit, il dramma sacro che ha animato il Sabato di Pasqua nella Città Antica, ha regalato, tra gioia e commozione, tra fede e devozione. La speranza della Resurrezione si è posata sui segni dolorosi del tempo: su quei ruderi sopravvissuti al sisma del 1783, su quel fiume, il Beltrame, ora così cheto ma ove la morte nel 2000 si è posata causando vittime innocenti. Un messaggio di speranza, quello insito nella rappresentazione della Passione e Resurrezione di Cristo, attraverso un testo, quello dello storico Ulderico Nisticò che, pur restando fedele ai Vangeli, lungo la rivisitazione ha incoraggiato quel momento di comunione e di aggregazione sociale intorno al mistero della fede che si esalta proprio durante la Settimana Santa. Un testo godibile che attraverso quella sintesi che ha ben amalgamato eventi e circostanze, ha evidenziato i significati più profondi. La rappresentazione ha ripercorso eventi storici e culturali, personaggi, ruoli: dalla figura del Cireneo a quella di Maria Maddalena, da Ponzio Pilato a Giovanni Battista, da Erode a Giuseppe d'Arimatea, da Salomè alla Veronica, da Maria a Gesù. E poi i luoghi della “Ultima Cena”, il “Tempio di Erode”, il “Palazzo di Pilato”, i luoghi della “Via Crucis”, il “Golgo - ta”. Un dolore spasmodico quello della Crocifissione, che ha suscitato lacrime e commozione per poi ridare gioia e speranza nell'ultima scena: la Resurrezione di Cristo nello spirito del messaggio pasquale. L'autore del testo, Nisticò, che ha altresì vestito i panni del filosofo Leostene, ha voluto dedicare Resurrexit alla fede, alla tradizione e a Soverato. Grande entusiasmo da parte del regista, Antonio Pittelli, straordinario anche nel ruolo di Giuda, che ha diretto il cast attraverso un lavoro di grande impegno con un'autentica passione che è arrivata in primis al cuore degli attori che hanno emozionato emozionandosi. Un Gesù (Giuseppe Corasaniti), che ha trascinato la platea tra lacrime e commozione. 140 i personaggi, e la location, indiscutibilmente suggestiva, ha reso perfettamente la scenografia di Franco Papini. I costumi d'epoca di Mariella Bruzzese, le coreografie di Carlos Aguero, le musiche di Giovanni Donato hanno permesso che il dramma sacro venisse curato in ogni dettaglio. La Città Antica, ha accolto oltre 5000 persone. Un evento pienamente riuscito. che ha commosso con il fascino della tradizione e il significato profondo di un valore senza tempo. L'iniziativa, fortemente voluta dal vice sindaco Teo Sinopoli, è stata promossa dall'Amministrazione comunale, dall'Assessorato alla Promozione e allo Spettacolo, dall'Associazione culturale “Nuova Zampagallo”. (Angela Rosa Paone)


Una location insolita e originale per la sacra rappresentazione

(10/04/2009) Catanzaro - Ai piedi della collina, abbandonata dagli abitanti dopo il terribile terremoto del 1783, è tutto pronto per l'appuntamento che porta alla ribalta 140 personaggi, tutti fondamentali nella storia della Crocefissione, Deposizione e Resurrezione di Gesù, prevista per domani con inizio alle ore 16. Il folto gruppo di comparse e protagonisti si muove all'aperto sotto l'abile guida di Tonino Pittelli, regista non nuovo a imprese teatrali di carattere religioso, avendo al suo attivo anche "A Pigghiata"di Davoli del 2007. La trama è nota, presa com'è dai Vangeli e dalla tradizione cattolica in tutta la sua drammaticità. È nuova, invece, l'ambientazione: un impianto indovinato su precisa scelta del vicesindaco di Soverato Teo Sinopoli, promotore dell'idea di rendere fruibile uno spazio destinato comunque a essere frequentato, in un futuro prossimo, in quanto sito di sicuro interesse archeologico. Una volta stabilita la location, è stato compito del professore Ulderico Nisticò, costruire ex novo un testo che tenesse conto della verità storica, della solennità dell'azione, dell'impatto ambientale nonché dell'immediata presa sugli spettatori, utilizzando trama e linguaggio semplice. Operazione riuscita perfettamente, unitamente al tocco del regista che ha saputo trasformare persone, armate all'inizio solo di buona volontà, in interpreti convinti e convincenti. E così rivivono sulla scena, appassionata e vitale: angeli e demoni; miracolati e farisei; seguaci e soldati; passanti anonimi e pie donne; centurioni ed apostoli. Alla figura del Cireneo, di Maria Maddalena, di Giuseppe d'Arimatea, si aggiunge anche Claudia, la moglie dai sogni premonitori di Ponzio Pilato (Franco Cervadoro), e Volturcio, nato dalla penna dell'autore, che si concede una licenza poetica senza per questo tradire la sua fedeltà di storico attento e scrupoloso anche nei discorsi di Leostene, filosofo integerrimo che si eleva a coscienza universale entro i confini di un evento di portata mondiale. Quattro gli atti distribuiti in due ore e mezzo di spettacolo, con momenti di alta liricità, di intensa emozione e perfino di sano umorismo e profondo sarcasmo. Gli ingredienti non mancano per assicurare il successo dell'opera molto ampia nel suo respiro intrinseco, ma anche avvincente nella conduzione sul filo del racconto, intrapreso e portato avanti personalmente dall'autore; difatti, è lo stesso Nisticò, nel ruolo del greco Leostene, che racconta i fatti di Galilea, a Polinoeto, abitante di Poliporto. Non per nulla, si parla di metateatro, con il Beltrame e la collina di Soverato vecchio impiegati a sostituire rispettivamente il Giordano con le sue acque battesimali ed il Golgota con le sue croci. Ed eccoci alla figura straordinariamente umana di Gesù (Il biondo Nazzareno è interpretato da Giuseppe Corasaniti). Egli va incontro all'estremo sacrificio per il bene dell'umanità, al cospetto della Madre (Betti Mazzia), addolorata per eccellenza, rassegnata per fede, affranta per terrena disposizione. Erode è impersonato da Fausto Apicella. I costumi portano la firma di Mariella Bruzzese, le coreografie di Carlos Aguero, la scenografia di Franco Papini, le musiche, adeguate e suggestive, di Giovanni Donato. L'allestimento dei palchi è di Massimo Staropoli, mentre Rita Pipicelli è l'ideatrice di trucchi e capigliature. A Peppe Chiaravalloti si deve il coordinamento generale, mentre Pino Procopio è presente con il suo Server omonimo. Bravi i componenti della Compagnia Nuova Zampagallo, con in testa Vincenzo Chiaravalloti. (Gazzetta del Sud)


RESURREXIT

 Resurrexit - Il Sabato Santo a Soverato VecchioAbbiamo curiosato tra le prove del dramma sacro Resurrexit, che sarà rappresentato Sabato Santo nella fascinosa cornice di Soverato Vecchio. Dovremmo dirne per molte pagine, ma, per forza di cose, ci riduciamo ad alcune osservazioni schematiche.

 La tradizione di rappresentare la Passione è antichissima e diffusissima. Soverato celebra ogni anno l’Incontro tra Gesù e Maria, ed è stata messa in scena una Passione (Pijjiata) fu nel lontano 1968, ad opera del compianto Fiorenzo Viscomi; e, più di recente, in Soverato Superiore.

 L’idea di inscenare il dramma e di scegliere come cornice i ruderi del Paese distrutto dal sisma del 1783 è di Teo Sinopoli e dell’Associazione Nuova Zampagallo, i quali si sono rivolti a Tonino Pittelli, di cui sono ben noti i precedenti come regista e attore, e che ha messo in scena una Passione nel 2008 a Davoli.

 Pittelli, alla ricerca di un testo, ha chiesto ad Ulderico Nisticò di rielaborare alcuni copioni. Nisticò ha risposto che ci pensava lui, e, in un tempo sorprendentemente breve, ha scritto un testo del tutto nuovo.

 I criteri seguiti da Ulderico sono stati, come ci ha detto, la fedeltà assoluta alla tradizione evangelica e a quella letteraria; il modello della tragedia greca; la scelta di uno stile che, linguisticamente contemporaneo e comprensibile da chiunque, conserva tuttavia la corposità della poesia arcaica; evitando ogni inutile perifrasi e ripetizione, e giungendo sempre all’essenziale dei concetti e della sensibilità. Anche i momenti di più alta tragicità non cadono mai nella tentazione del patetico.

 L’originalità del testo rispetto alla tradizione è nella creazione di figure umane tutte riconoscibili per un tratto di personalità: l’intensità di Gesù; l’umanità e la fede di Maria; la riflessività del greco Leostene; la fierezza del Battista; lo scetticismo di Pilato e il dolente affetto di Claudio; lo spiccio carattere militaresco di Volturcio e dei soldati romani; la debolezza di Erode in mano ad Erodiade e Salomè; la spietata logica di Belzebub e dei diavoli; la cupa disperazione di Giuda; il greve realismo dei farisei; e i brevi momenti che pure rendono protagonisti Sofronio, Longino, Maria Maddalena, le Pie donne, la Veronica, il Cireneo, Giuseppe di Arimatea, gli Angeli, le danzatrici...

 In un contesto di prosa essenziale, sorgono passi lirici possenti e sublimi: la morte di Giuda, il pianto di Maria, la profonda riflessione filosofica dell’Umanità, la conversione di Longino, il trionfo della Resurrezione.

 Notevoli, in una prassi di metateatro, i riferimenti a Poliporto, Soverato, il Beltrame, e la Calabria.

 Un testo così intenso aveva bisogno di essere intelligentemente interpretato, e ha trovato il regista ideale in Tonino Pittelli, che, d’intesa con l’autore, lo ha adattato al luogo che farà da palcoscenico, e alle esigenze teatrali, riuscendo perfettamente nell’intento di rendere serrato l’impianto narrativo. Particolare cura sta riservando Pittelli alla recitazione, educando e plasmando gli attori, tutti eroici e caparbi volontari, e calandoli nel ruolo. Avremo presto l’elenco completo.

 Sua anche, con la valida collaborazione di Giovanni Donato, la scelta delle musiche che seguiranno tutte le scene, e ne costituiscono parte integrante. Ricordiamo le scenografie di Franco Papini; i palchi di Massimo Staropoli; le coreografie di Carlos Aguero; i trucchi di Rita Pipicelli; il server Procopio Service di Pino Procopio; l’organizzazione di Peppe Chiaravalloti

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