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Carmelo
Stratoti, originario di Olivadi e residente a Soverato, il pittore
lo fa solo per vocazione e per una passione che si sente agitare
dentro l’animo fin da bambino e gli è rimasta latente fino a
emergere in età matura. Una volta lontano però dal suo abituale
lavoro artigianale si trasforma in un virtuoso dei pennelli.
Un’attività, questa, che pratica da autodidatta quasi sotto traccia,
a causa del suo carattere schivo e riservato che lo porta a non
inseguire morbosamente i clamori della pubblicità.
E invero questo
“pittore della domenica”, senza essere per caratteristica un naïf,
che con molta onestà intellettuale si definisce semplicemente un
“ritrattista”, il virtuosismo e una spiccata padronanza a riprodurre
la realtà ce l’ha davvero innati. E lo si capisce d’acchito e fino
in fondo scorrendo con lo sguardo le poche tele che riesce a esporre
nelle sue rare esposizioni, e le tante altre che custodisce nella
propria abitazione. Là dove nei tocchi decisi e disinvolti, nei
tratti di colore distribuito con estrema cura e precisione, e nel
suo giusto contrasto di luci e ombre si ravvisa, sì, la mano del
ritrattista e paesaggista, ma che, al tempo stesso, riesce a
infondere un’anima ai soggetti rappresentati.
Le sue predilezioni
sono per le composizioni floreali. La botanica, che in ultima
analisi vuol dire natura, è ciò che lo intriga maggiormente. È lo
specchio in cui ama riflettersi nei momenti di riposo e nella quale,
si confida l’artista, «riesce a trovare se stesso e a cogliere
appieno slancio e ispirazione da trasfondere nei miei quadri». Il
mondo che raffigura è costituito di calli, lilium, gladioli
preferendo, lui che può permetterselo, imprimerli su tela anziché
reciderli.
Ma la gamma della
sua ispirazione va oltre. E spazia dal mondo dello spettacolo (da
ammirare due notevoli realizzazioni che riproducono Anita Ekberg e
Audrey Hepburn) ai tanti amici che ritrae usando solo colori
acrilici e dove le sue “impressioni” conferiscono al personaggio
umanità ed espressività più che nella stessa fotografia. Quello che
però colpisce di più, e interesse il fruitore che si avvicina per la
prima volta all’arte di Stratoti, sono i paesaggi che egli va a
scoprire negli angoli più riposti nei paesini dell’entroterra. Sono
squarci di rioni rimasti ancora integri dall’invasione cementizia e
che egli cattura riportandoli indietro negli anni restituendogli la
luminosità e il decoro della Calabria magica di un tempo.
(Francesco Pitaro in Gazzetta del Sud, Arte, Cultura, Spettacolo
in Calabria, 27 dicembre 2012)
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