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06 SETTEMBRE 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Estorsioni. 5 arresti nel catanzarese, in manette un boss
emergente
Sullo sfondo la faida del basso jonio. Fermate anche alcune donne
ALTRI TITOLI
Piantagione di canapa indiana nascosta tra gli alberi secolari
Crotone, arrestano il figlio per droga e denunciano il padre
Datel, la protesta dei lavoratori rovina la "festa" ad Abramo
Tutta la Calabria si mobilita per fermare la lapidazione di Sakineh
Violento nubifragio a Reggio, si lavora per tornare alla normalità
La regione guarda alla Bielorussia e cerca partner commerciali
L'Ambasciatore Prigioni incontra gli imprenditori della Calabria
Rai Tre mette a nudo la 'ndrangheta. Uno speciale di Presadiretta
30 AGOSTO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
"Faida dei boschi", 38enne assassinato a colpi di pistola
ALTRI TITOLI
Reggio, Bomba in procura. Gli inquirenti indagano sul clan Serraino
Sanità: il Governo blocca la costruzione dei quattro nuovi ospedali
Scuola. Settembre infuocato, scatta la protesta dei precari
Frana Cavallerizzo: protestano i residenti, no alla new town
Alle fiamme l'auto del calciatore della Reggina Giacomo Tedesco
23 AGOSTO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Quarantenne freddato in spiaggia a Soverato davanti a
moglie e figlio
Ferdinando Rombolà ucciso da un killer sceso da una potente moto
Nella serata di ieri, intorno alle 19 è stato ucciso sulla spiaggia
di Soverato Ferdinando Rombolà, 40 anni. A compiere l'omicidio,
secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, e' stata una persona
mascherata con un casco da motociclista che ha sparato a bruciapelo
contro l'uomo quattro colpi con una pistola calibro 7.65. Il tutto
davanti a decine di bagnanti tra i quali la moglie e il figlio di
appena 1 anno. L'omicida si e' poi allontanato a bordo di una moto
di grossa cilindrata condotta da un complice. La moto e' stata
trovata poco dopo incendiata ad alcune centinaia di metri di
distanza, nei pressi dell'area dell'ex campeggio le Giare. In
passato Rombolà sarebbe stato coinvolto in alcune inchieste
giudiziarie, finendo anche in manette, alcuni anni fa, per
detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini condotte
dai militari della compagnia di Soverato unitamente a quelli del
reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di
Catanzaro e coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo,
non tralasciano proprio nulla. Fino a tarda notte sono stati sentiti
parenti e amici della vittima, per tentare di ricostruire
l'accaduto. Anche parecchi bagnanti presenti sul luogo dell'agguato
sono stati ascoltati, ma al momento non si ha ancora un quadro
completo di quanto successo. Molto probabilmente l'omicidio è legato
alla faida dei boschi che dall'inizio dell'anno ad ora ha fatto
oltre quindici vittime. Ed è proprio su questo filone di inchiesta,
ma anche su altre piste, che indagano i militari, che non
tralasciano nulla sulle possibili cause dell'agguato.
23 AGOSTO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Quarantenne freddato in spiaggia a Soverato davanti a moglie e
figlio
Ferito gravemente in un agguato un operaio a Brancaleone
Busta con polvere sospetta indirizzata al Governatore Scopelliti
Incidente a Cassano Ionio, muore bimbo casertano di sei anni
Procura di Vibo indaga ginecologo per la morte di Eleonora Tripodi
Arrestato scafista ucraino dell'ultimo sbarco di immigrati a Camini
24 LUGLIO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Agguato nel soveratese. 31enne assassinato a colpi di fucile
Agostino Procopio era figlio di un esponente del clan Pesce
Agostino Procopio, 31enne, è stato ucciso nella tarda serata di ieri
a San Sostene, paese dell'entroterra soveratese, in provincia di
Catanzaro. L'uomo si trovava davanti ad una casa di campagna quando
è stato raggiunto da più colpi di fucile calibro 12 caricato a
pallettoni. Soccorso da alcuni familiari, è stato portato
nell'ospedale di Soverato, ma è morto durante il trasporto. Procopio
era incensurato ed era figlio di Fiorito, che gli inquirenti
ritengono affiliato al clan Pesce.
ALTRI TITOLI
Sequestro preventivo per aziende e beni del gruppo Esposito
Auto sbanda e urta il guardrail. Un morto e tre feriti sulla
Salerno-Reggio
Deficit della Sanità, Scopelliti "sviscera" il suo piano di rientro
Da mesi senza stipendio. Scatta la protesta dei centri di
riabilitazione
Immobili fantasma, Cosenza al terzo posto nella classifica del
ministero
Torna a Gerace il "Borgo Incantato". Un festival sull'arte di strada
21 LUGLIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Operazione 'Paredra'. Colpo ai clan nel Lazio, Piemonte e
Toscana
Blitz dei Ros contro le cosche catanzaresi. 14 le persone arrestate
Undici persone in carcere e tre ai domiciliari per associazione per
delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, usura,
furto, detenzione di armi da fuoco, favoreggiamento personale e
trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante mafiosa. È il
risultato di un'operazione denominata 'Paredra' messa a segno dai
carabinieri del Ros nelle province di Roma, Catanzaro, Arezzo e
Torino. I militari hanno effettuato anche alcune perquisizioni
presso abitazioni (recuperando denaro contante e munizioni) e un
provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di tre società
riconducibili agli indagati, dislocate a Guardavalle (CZ),
Terranuova Bracciolini (AR) e Cumiana (TO), per un valore di oltre
un milione di euro, che operano nel settore edilizio e del movimento
terra. In una conferenza stampa cui hanno preso parte il generale
del Ros Mario Parente e il colonnello Massimiliano Macilenti, è
stato spiegato che l'indagine altro non è che il seguito di
un'operazione del 2004, chiamata 'Appia', conclusasi con l'arresto
di 33 persone nei confronti di altrettanti esponenti
dell'articolazione laziale della cosca Gallace di Guardavalle, tutti
coinvolti in attività di droga, armi e riciclaggio. I più recenti
accertamenti hanno confermato che la cosca Gallace agisce da tempo
nel territorio laziale (Anzio e Nettuno, grazie al supporto della
famiglia Andreacchio originaria di Guardavalle) e che fa i soldi con
la droga, le armi e prestiti a commercianti applicando tassi di
usura anche del 20%. "Ormai è chiara la mutazione genetica della
'ndrangheta - hanno spiegato gli investigatori del Ros - che,
rispetto alle attività illecite tradizionali, si sta infiltrando
sempre più nell'economia legale". Per conto dei Gallace, Alessandro
Andreacchio, indagato, è risultato il responsabile del traffico di
droga nel litorale romano, attraverso una fitta rete di spacciatori
al dettaglio che si dedicavano ai furti in abitazioni del basso
pontino, i cui proventi servivano per finanziare il narcotraffico e
andare incontro alle esigenze delle famiglie calabresi. Il Ros ha
accertato, poi, che gli indagati si prodigavano per favorire la
latitanza in Spagna di Annunziata Abbondanza, ricercata nel 2006
perchè colpita da due misure cautelari firmate dal gip di Roma per
traffico internazionale di droga. La donna, cui Bruno Gallace e gli
altri inviavano periodicamente somme di denaro per mantenere la
latitanza, è stata arrestata al suo rientro in Italia all'aeroporto
di Ciampino il 22 maggio 2008. C'era una 'talpa' negli uffici della
procura di Roma che informava di tanto in tanto gli affiliati alla
cosca Gallace dell'indagine giudiziaria in corso. Se ne sono accorti
i carabinieri del Ros, circa un anno e mezzo fa, quando nel corso di
una intercettazione ambientale in auto hanno captato una
conversazione tra due indagati che da quel momento in poi avevano
deciso di essere particolarmente guardinghi: "C'e' il Ros che sta
indagando, ma loro non intervengono, ci pensano i locali...". E' a
quel punto che sono scattati i riscontri incrociati e dopo un po',
grazie all'analisi dei tabulati telefonici, gli investigatori hanno
scoperto che a fornire informazioni indebite era uno stimato
impiegato amministrativo: da anni in servizio presso la segreteria
di un pm (estraneo alla vicenda oltre che non titolare del
procedimento), l'uomo ogni tanto consultava il registro generale per
girare notizie utili sullo stato del fascicolo. L'uomo, di origine
calabrese e fratello di uno degli arrestati (dedito all'usura), e'
stato rimosso dall'incarico, trasferito in altra sede e poi
processato e condannato per accesso abusivo a un sistema
informatico. Il tutto, ovviamente, e' avvenuto nella massima
riservatezza per non compromettere la delicata indagine sulla cosca
Gallace "anche se - ha ammesso un investigatore del Ros - la vicenda
della talpa in procura ha fortemente condizionato gli sviluppi
dell'inchiesta".
02 LUGLIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Omicidio di Gagliato. Tre indagati per l'assassinio dei
gemelli Grattà
La guerra tra cosche alla base del delitto consumato l'11 di giugno
Nelle prime ore del mattino i Carabinieri del Comando Provinciale di
Catanzaro, a seguito di complesse indagini, hanno eseguito 3 Fermi
di Indiziato di Delitto emessi dalla Procura della Repubblica di
Catanzaro, nei confronti di: Alberto Sia, Patrik Vitale, entrambi
26enni e Giovanni Catrambone, di 22 anni. Pare che i tre abbiano
partecipato alla ideazione ed all'esecuzione dell'omicidio dei
gemelli Vito e Nicola Grattà, in un agguato mafioso avvenuto nel
pomeriggio dell'11 giugno scorso a Gagliato. Sono quindi accusati di
concorso in omicidio, furto aggravato, lesioni e porto abusivo di
arma da fuoco. Con loro e' indagato anche un minore, mentre si
procede nei confronti di ignoti in attesa di ricostruire anche l'identita'
dei due killer che hanno ucciso i fratelli Grattà. Il delitto
sarebbe maturato nell'ambito di una guerra tra cosche per il
predominio del territorio, esplosa all'inizio di quest'anno nel
basso jonio catanzarese e che annovera tra le vittime anche Vittorio
Sia, padre di Alberto Sia. L'operazione odierna condotta dai
Carabinieri del Reparto operativo provinciale e della Compagnia di
Soverato, pone un tassello importante nella ricostruzione della
faida che da alcuni mesi sta insanguinando il territorio di Soverato
e quello a cavallo con le province di Reggio Calabria e Vibo
Valentia. Nel corso della conferenza stampa, svoltasi questa mattina
a Catanzaro, presso il Comando Legione Carabinieri Calabria, e'
stato ricostruita l'attività delle indagini, alla presenza tra gli
altri del procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, del
procuratore Salvatore Murone, del comandante provinciale dell'Arma,
il colonnello Claudio D'Angelo. Il duplice omicidio dei Gratta',
dunque, sarebbe la risposta all'assassinio di Vittorio Sia. Le
intercettazioni telefoniche e ambientali, e i riscontri
investigativi, hanno permesso di verificare che i tre giovani
avrebbero rubato lo scooter, utilizzato per l'agguato, a Catanzaro.
Lo stesso motociclo e' stato poi rinvenuto bruciato in località
Pietà di Petrizzi, non distante dal luogo del delitto. Una zona che,
secondo gli investigatori, sarebbe sotto il controllo proprio di Sia
e degli altri due fermati. E' qui che i carabinieri hanno rinvenuto
anche una pistola, bruciata, con quattro colpi nel caricatore,
compatibile con quella utilizzata per l'agguato, una 9x19. Sempre
nella zona sono state rinvenute anche due pistole, una calibro 38 e
una calibro 357 Magnum, avvolte in un sacco di plastica, entrambe
pronte per sparare e una macchinetta cambia monete, frutto di un
furto simulato avvenuto in un bar di Soverato e al quale avrebbero
partecipato alcuni dei tre fermati. Durante la conferenza stampa il
procuratore Lombardo, ha detto che "è stato colpito un pezzo
dell'organizzazione", evidenziando inoltre che in alcune
intercettazioni, Alberto Sia avrebbe ripetuto più volte la necessità
di vendicare l'omicidio del padre.
02 LUGLIO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Omicidio di Gagliato. Tre indagati per l'assassinio dei gemelli
Grattà
'Ndrangheta: i 'narcos' si rifornivano ad Africo. Arrestato un
29enne
Operazione "Meta". Le mani della 'ndrangheta sull'Expo 2015
Operazione "Meta". Scopelliti sbotta e si difende: vado dove mi
invitano
Estorsioni, Crotone non ci sta e lancia il contrattacco: "io
denuncio"
15 GIUGNO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Guerra tra i clan del vibonese. Freddato il fratello del
boss dei "viperari"
Una risposta all'agguato di Brognaturo? Riesplode la "faida dei boschi"
È stato trovato in una zona di montagna, in
un'area tra i territori di Brognaturo e Guardavalle, tra le province
di Vibo e Catanzaro il cadavere di Salvatore Vallelunga, operaio
boschivo di 51 anni, fratello di Damiano, il presunto capo della
"cosca dei viperari" assassinato lo scorso 27 settembre a Riace
durante la festa patronale. Si riaccende, dunque, la faida dei
boschi delle Serre vibonesi, in corso da diversi mesi nell'area
compresa tra le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio
Calabria. Gli investigatori danno per certo il collegamento tra
l'omicidio di Vallelunga e la faida dei boschi, non soltanto per il
fatto che la vittima fosse il fratello di Damiano Vallelunga. Non si
esclude, tra l'altro, che l'omicidio di oggi possa rappresentare la
risposta al ferimento ieri, sempre a Brognaturo, di Santo Procopio,
25 anni. Secondo quanto è emerso dalle prime indagini condotte dai
carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, l'uomo è stato
ucciso con alcuni colpi di fucile sparati da distanza ravvicinata
che lo hanno raggiunto alla testa ed al torace. Si tratterebbe di
una vera e propria guerra tra clan che sta provocando una lunga scia
di sangue e che sarebbe partita dagli interessi nel settore del
disboscamento, ma poi si è estesa ad altri settori economici più
significativi ed importanti, come il controllo degli appalti per la
realizzazione di opere pubbliche. Su questo stanno lavorando le
direzioni distrettuali antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria,
cercando di ricostruire gli organigrammi ed i rapporti tra le varie
cosche coinvolte.
14 GIUGNO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Tentano di aggredire il parroco di Gagliato. La denuncia
del sacerdote
Due uomini incappucciati provano a far irruzione in casa di don Signorello
ALTRE NEWS Agguato nel vibonese. 47 enne gambizzato con tre colpi di pistola
Dietro il forno da cucina si nascondeva un bunker superaccessoriato
400 cani pronti per la deportazione nei megacanili calabresi
Finale "playoff" agitata per il Catanzaro: 12 croci "piantate" al Ceravolo
Decreto sulle intercettazioni. Scatta la provocazione dei Verdi
Gli extraterrestri sbarcano in Calabria? Nel cosentino avvistati degli Ufo
Ed un pizzico di Calabria s'affaccia sui Mondiali di calcio del Sudafrica
12 GIUGNO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Duplice omicidio nel catanzarese. S'indaga sulla faida del
soveratese
Due fratelli gemelli assassinati a Gagliato. Ferita una terza persona
ALTRE NEWS Truffa all'Inps da 2 milioni di euro. Denunciati 80 braccianti agricoli
Contrasto agli incendi boschivi. La Regione stanzia 10,5 milioni di euro
Catanzaro, al via il progetto per le scale mobili. Olivo in visita ai cantieri
Sicurezza stradale e rispetto della vita. Giunge al termine il progetto dell'Upi
I film d'autore si trasformano in terapia. Ultimo atto de il "Cinema in corsia"
Va a un catanzarese il premio come miglior pizzaiolo d'Italia under 26
Turismo, Crotone punta sulla comunicazione. E sigla un accordo con Assotravel
07 MAGGIO - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Blitz antidroga dei Carabinieri. Colpo alla cosca Ruga di
Monasterace
Stangata al traffico di stupefacenti tra lo Jonio reggino e catanzarese
L'operazione denominata "Sicurezza" dei
carabinieri di Reggio Calabria, è scattata alle prime luci dell'alba
a Monasterace, Soverato, San Sostene, Satriano, Marina di Gioiosa
Jonica e Siderno. Oltre 100 Carabinieri hanno eseguito 12 misure
cautelari, 11 in carcere e una ai domiciliari, e 23 perquisizioni
domiciliari e locali nei confronti di altrettanti soggetti legati
alla cosca Ruga, operante nel Locale di Monasterace con proiezioni
nel Centro-Nord Italia, rinvenendo e sequestrando materiale
importante dal punto di vista probatorio. L'accusa per tutti è di
associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione
illegale di sostanze psicotrope. L'indagine, condotta dalla
Compagnia di Roccella Jonica e dalla Stazione di Monasterace, è
durata oltre due anni, ed ha permesso di scoprire un sodalizio
criminale capeggiato dalla famiglia Sorgiovanni, con base operativa
a Monasterace, che spacciava cocaina e marijuana nell'alto Jonio
reggino e nel basso Jonio catanzarese. Diversi gli omicidi
registrati in questa parte del territorio calabrese, oltre 15 le
persone uccise a colpi di arma da fuoco. Tra gli episodi più
significativi, l'omicidio di Damiano Vallelunga, capo cosca di Serra
San Bruno, a Riace e di Vittorio Sia a Soverato Superiore.
Nonostante il linguaggio criptico, usato dagli indagati per indicare
lo stupefacente e la sostituzione delle schede telefoniche usate,
con altre intestate a persone diverse da loro, i militari sono
riusciti, tramite pedinamenti e attività di osservazione e controllo
a distanza, a svelare le relazioni interassociative, correnti tra
gli indagati.
1.Giuseppe Cosimo Ruga, 28 anni, di
Monasterace, pregiudicato;
2.Cosimo Sorgiovanni, 32 anni, di Monasterace, commerciante,
pregiudicato;
3.Remo Sorgiovanni, 25 anni, di Monasterace, commerciante;
4.Daniele Sorgiovanni, 23 anni, di Monasterace, commerciante;
5.Andrea Menniti, 21 anni, di Monasterace, nulla facente;
6.Domenico Maiolo, 24 anni, di Monasterace, celibe;
7.Romano Ponzo, 39 anni, di Soverato, commerciante, pregiudicato;
8.Antonino Russo, 41 anni, di Bivongi, macellaio, pregiudicato;
9.Francesco Leuzzi, 33 anni, di Soverato, audio - protesista;
10.Pierpaolo Papaleo, 41 anni, di San Sostene (CZ);
11.Giuseppe Agresta, 28 anni, di a Satriano (CZ);
12.Domenico Giovinazzo, 27 anni, di Siderno autotrasportatore
24 APRILE 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:
Ndrangheta. Scia di sangue in Calabria. Due agguati in 24 ore
Per gli inquirenti sarebbero collegati gli omicidi Sia e Vallelonga
'Ndrangheta. Rosarno, in manette prestanome del clan Bellocco
Politica. Lo spoil system "manda in crisi" il presidente Scopelliti
Politica. Loiero recita il mea culpa, Guccione alza le barricate
Sicurezza stratale e cultura della legalità. Un cortometraggio
Crotone, domus romana in pieno centro. Non finiscono le sorprese
Consegnati a Reggio i "San Giorgio d'oro 2010". Premiati 12 professionisti
Calcio. Il Crotone vuole domare il Toro, la Reggina fa visita al Brescia
11 MARZO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Cadavere scoperto nel
catanzarese. Ucciso a colpi d'arma da fuoco
Ritrovato stamani da un passante a Guardavalle vicino un casolare
Omicidio questa mattina nel catanzarese. Il cadavere di un
uomo, Domenico Chiefari, 67 anni, è stato trovato in una zona di compagna tra
Guardavalle e Gambarie di Guardavalle da un passante che ha avvisato i
Carabinieri. Il corpo, raggiunto da diversi colpi di diverse armi da fuoco, è
stato rinvenuto all'interno di una Gip 4x4 Daihatsu, il cui vetro posteriore era
in frantumi, nei pressi di un casolare. Chiefari, un boscaiolo del posto,
sarebbe stato ucciso, secondo gli inquirenti tra le 7 e le 9 di stamani,
probabilmente da più di un killer. I militari, che conducono le indagini, hanno
effettuato una serie di rilievi nella zona del rinvenimento del cadavere.
18 GENNAIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Agguato mafioso a Davoli Marina. Assassinato un 51enne Inchiesta affidata alla Dda di Catanzaro. Oggi l'autopsia
Secondo gli inquirenti è stato ucciso per un regolamento di
conti nell'ambito della criminalità organizzata, Pietro Chiefari il 51enne,
residente a Torre Ruggiero, freddato in pieno giorno, anche se nessuno sembra
aver visto nulla dell'agguato, di sabato scorso a Davoli Marina, in provincia di
Catanzaro. L'uomo era commerciante, titolare di un negozio di frutta, e proprio
nei pressi dell'esercizio di sua proprietà, all'interno della sua auto, è stato
ritrovato il suo corpo esanime. Diversi i colpi di pistola che lo hanno
raggiunto anche in volto, provocandone la morte sul colpo. I Carabinieri della
Compagnia di Soverato e il Reparto Operativo Provinciale, intervenuti sul luogo
del delitto, sono alla ricerca dei killer e ipotizzano che a sparare a distanza
ravvicinata siano state almeno due persone. Intanto le indagini sono state
affidate alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Oggi probabilmente
ci sarà l'autopsia sul corpo di Chiefari, che, nei mesi scorsi fu coinvolto in
una inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata 'Mithos' contro le cosche
Gallace-Novella che portò ad individuare gli esponenti di una cosca della
criminalità organizzata che per anni avrebbe controllato le attività illecite
nella zona del basso jonio catanzarese.
25 AGOSTO 2009 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Fiera dell'agroalimentare e dell'artigianato a Soverato
Un'esplosione di sapori tipici calabresi sul lungomare della città
Grande evento di comunicazione nel fine settimana scorso
sull'isola pedonale del lungomare di Soverato: Jonici Food Fest, una
Mostra-Mercato dell'agroalimentare e dell'artigianato tradizionale di Calabria,
caratterizzata tra l'altro dalla presenza di una cittadella dell'informazione
con postazione televisiva fissa di Calabria Channel. Gli espositori presenti
sono stati più di un centinaio, con Aziende agroalimentari, artigianali ed
editoriali di primo piano della nostra regione. Tra gli Sponsor e i
collaboratori dell'iniziativa vi sono importanti Istituzioni e Gruppi regionali.
Durante la visita agli stand della fiera è stato possibile gustare i migliori
sapori calabresi tra cui il piccantissimo peperoncino di Soverato, l'olio
extravergine d'oliva nostrano e tanti altri prodotti tipici. Tra i visitatori
anche il presidente della regione Calabria Agazio Loiero.
11 AGOSTO 2009 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:
Omicidio Bellorofonte. Campise torna in carcere
Condannato a 30 anni. A piede libero per decorrenza dei termini
La notizia del nuovo arresto di Luigi Campise, 26enne
condannato a 30 anni di carcere per il delitto dell'ex fidanzata Barbara
Bellorofonte, morta a soli 18anni a Montepaone, è stata confermata dalla procura
della Repubblica di Catanzaro con un comunicato a firma del procuratore vicario,
Salvatore Murone. Il ripristino della custodia cautelare in carcere era stato
chiesto dal magistrato competente in concomitanza con la scarcerazione di
Campise, dopo solo 430 giorni di detenzione, per decorrenza dei termini.
Il padre della giovane vittima Giuseppe Bellorofonte aveva inviato una lettera
al "Corriere della sera", pubblicata ieri, in cui denunciava l'accaduto e, dopo
l'arresto di oggi si è aperta una piccola speranza nei confronti della
giustizia. L'ennesimo omicidio passionale, spinto dalla gelosia nei confronti
della propria fidanzata ha distrutto un'altra famiglia a cui rimane l'amara
consolazione che il colpevole paghi per quello che ha fatto. Le ha sparato
alcuni colpi di pistola alla testa, due anni fa, dopo una lite in una via del
centro del paese, in presenza di alcune persone e, invece di trovarsi dietro le
sbarre dopo una condanna a 30 anni di reclusione, è rimasto nel paese del
delitto, Soverato, grazie a un pasticcio giudiziario. Adesso però Luigi Campise
è di nuovo in carcere.