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COME ERAVAMO - Anni '50 e '60 a Soverato di Franco Cervadoro |
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LA POLITICA
di Franco Cervadoro
Negli anni 60 la politica era una cosa seria. Si diventava Socialista o Democristiano per convinzione ideologica, ma più spesso per l'appartenenza ad una famiglia, anzi ad una Gens, nel senso romano di gruppo allargato. Si stimavano e si volevano bene tutti, ma la politica li divideva nettamente . Erano socialisti i Peronace, i Sangiuliano, i Tropea, i Corradini, i Pipicelli, gli Alecci; erano democristiani i Calabretta, gli Scalamandrè, i Gioffrè, gli Alcaro, i Caminiti, i Chiefari. Si nasceva e si moriva sotto una bandiera. Passare dall'altra parte era possibile, ma era un tradimento che non si dimenticava mai e chi lo faceva era macchiato per sempre. I matrimoni misti erano tollerati. Allora la politica era passione vera, fede pura, ed i partiti non erano, come oggi, l'Autobus 57Barrato dove si sale e si scende a seconda di dove si vuole arrivare. I Socialisti si stringevano nella Tromba con il loro leader Luigino Sangiuliano ed i Democristiani nella Donna Turrita dietro ad Antonino Calabretta. I Comunisti erano pochissimi, ma buoni: il prof. Fionda l'intellettuale serio e riservato ed il ferroviere Antonio Gagliardi la classe operaia tosta, mentre mastro Peppino Tropea "u Bubbuso" girava sempre con un chiodo da 10 infilato al bavero della giacca insieme ad un peperoncino rosso, tanto per rendere pìù chiaro il suo messaggio politico. I missini erano un manipolo di duri e puri,senza macchia e senza paura, Peppinuzzo Castagna, Pasqualino Gioffrè, il prof. Pavone, gli arditi della formazione stretta intorno alla Donna Turrita Erano divisi da tutto, anche dalla birra, i Socialisti bevevano solo Dreher dal Cavaliere Ernesto Loiero, i Democristiani Peroni dall'avv. Alcaro. Nessuno si sarebbe sognato di andare ad aiutare un emporio in mano agli avversari. I lavoratori facevano la spesa con la libretta nera a credenza da Donna Elvira Sergi, l'instancabile Maresciallo, che insieme al marito, il Compare Ciccio anzi il Compagno Castanò, dirigeva una piccola azienda con forno. Il Primo Maggio era festa grande, con sfilata e bandiere rosse al vento, in testa il Boss Davide Peronace, con i fazzoletti al collo ricavati da una pezza a colore comprata da Martinelli. I Consigli Comunali erano seguitissimi e non di rado il tifo del pubblico sfociava in mazzate. Durante le elezioni poi la febbre saliva alle stelle. Presidente del Seggio Elettorale veniva nominato nientemeno che Sua Eccellenza il Giudice Corapi, autorità indiscussa del paese e solo Lui, pur con la parola impuntata dall'emozione, riuscì a sedare una guerra scatenata dal veterinario Alcaro fedelissimo di Calabretta. Si vinceva e si perdeva per pochi voti e bisognava stare molto attenti a festeggiare al sicuro. "Scendi Buffone avete perso! " Gridò quel fegataccio di Pasqualino Gioffrè al suo amico Luigino che festeggiava la vittoria sul palco a Soverato Superiore. E così le truppe socialiste per tornare a casa e per non incontrare il rumoroso corteo democristiano che saliva festeggiando, si buttarono, in quella triste notte del 55, dal cimitero, riscendendo nel buio ed in silenzio le valli del cafone che avevano risalito con orgogliosa sicurezza. |
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