|
(05/02/2011)
San Sostene. Due i killer che gli hanno sparato da sinistra e
alle spalle ferendolo in varie parti
CATANZARO – Chi ha tentato di uccidere il presunto boss di Davoli,
Fiorito Procopio, 60 anni, nel pomeriggio di giovedì a San Sostene
nel Catanzarese, non solo lo voleva morto ma avrebbe avuto un motivo
ben preciso. E cioè quello di far far fuori uno che sa troppo. Un
personaggio che ormai sarebbe diventato scomodo, un intralcio alla
realizzazione di quel progetto di espansione della ’ndrangheta e di
predominio del territorio, messo in atto dalle cosche della Piana di
Gioia Tauro nel Reggino, che spingono per comandare nel Basso jonio
Catanzarese. Dal momento che in questa riaperta guerra di mafia
denominata “Faida dei boschi”, ma che è ben più cruenta e con
interessi più alti e altri, che da quasi tre anni insanguina il
territorio a cavallo tra la Vallata dello Stilaro, l’Alto Jonio
Reggino e il Basso Jonio Catanzarese, con più di venti morti
ammazzati, ormai tutti i boss sono caduti uno dopo l’altro. E il
Basso Jonio è senza reggenti. A frenare questa espansione dall’altra
parte ci sarebbero le cosche del Crotonese, su tutti gli Arena di
Isola Capo Rizzuto. Tra i padrini trucidati ci sono il
mammasantissima del clan dei Viperari di Serra S.Bruno, Damaiano
Vallelunga, ucciso il 27 settembre 2009 a Riace, al cugino, Giovanni
Vallelonga il 21 trucidato ad aprile 2010 nella Vallata dello
Stilaro, al presunto boss di Soverato, freddato il 22 aprile 2010 a
Soverato superiore a colpi di kalashnikov e lupara. Fiorito
Procopio, detto Fiore, secondo gli inquirenti vicino al clan
emergente dei Sia di Soverato,dunque, sarebbe un altro morto che
cammina. E per questo, forse, pronto a spifferare tutto su alcuni
omicidi avvenuti in zona. Da quello di Ferdinando Rombolà, avvenuto a
Soverato il 23 agosto su una spiaggia affollata di bagnanti, a
quello di Vittorio Sia. Specie dopo che il 23 luglio del 2010 al
Fiorito Procopio gli hanno ammazzato il figlio Agostino Procopio31
anni in un agguato di stampo mafioso. E quella che sembrava una
sorta di pax, dal momento che non si sparava nel Catanzarese da quel
29 agosto 2010,giorno in cui a Palermiti durante la festa della
Madonna della Luce fu ucciso in mezzo alla folla, Rocco Catroppa,
boss locale, ora sembra invece un nuovo capitolo di questa
sanguinosa faida che ha ripreso a far cantare le lupare. L’INDAGINE - Hanno sparato con un fucile da caccia calibro 12 e con un'arma automatica. E lo hanno fatto appostati da più lati della strada proprio per non fallire il “colpo”. Chi giovedì nel tardo pomeriggio voleva uccidere Fiorito Procopio, 60 anni, considerato uno di personaggi di spicco della criminalità locale, non ci è riuscito solo per poco, tradito dal buio, magari dalla pioggia battente che ha ridotto la visibilità, o perché ha calcolato male i tempi. Due le armi e due, probabilmente, i killer che hanno atteso l'uomo che, a bordo della sua auto, una Fiat Sedici, stava rientrando a casa, in Contrada Lacco, in una zona distante dal centro abitato della Marina di San Sostene, e che hanno esploso i colpi, sparando sia dal lato sinistro che alle spalle, prima che l’auto sbandasse finendo contro un muro. Lo confermerebbero sia i fori rinvenuti sull'auto,chele ferite riportate da Fiorito Procopio sottoposto a poche ore dall'agguato ad un intervento chirurgico ad un braccio (l'uomo è piantonato all'ospedale “Pugliese Ciaccio”di Catanzaro e le sue condizioni non destano preoccupazione). Il sessantenne, infatti ha riportato anche ferite da arma da fuoco al lobo dell'orecchio sinistro, sulla fronte, dal lato destro, e sulla spalla destra. Segno inequivocabile che chi ha sparato lo ha fatto da più lati. I bossoli ritrovati dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale e dai colleghi di Soverato, che ieri sono tornati in Contrada Lacco, confermerebbero questa ipotesi al vaglio del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Vincenzo Capomolla, il cui fascicolo è da ieri sulla scrivania e che da diverso tempo sta indagando sullo scontro tra le cosche della 'ndrangheta che operano nella zona tra le Serre vibonesi, il Basso Ionio catanzarese e l'alto Ionio reggino. E, già dalla serata di giovedì diverse sono state le persone sentite, tra familiari e conoscenti, e le perquisizioni domiciliari effettuate allo scopo di raccogliere quanti indizi possibili per risalire agli autori del tentato omicidio che si inquadra a pieno titolo in quella che da più parti viene considerata la “faida dei boschi”. «Negli ultimi mesi non c’erano stati fatti di sangue e sembrava chela “faida” si fosse sopita. L'agguato contro Fiorito Procopio dimostra - ha sottolineato il procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo - invece, che lo scontro tra le cosche è ancora in atto». (Amalia Feroleto - Teresa Aloi - quotidiano della Calabria - 05/02/2011) |
Più armi contro Fiorito Procopio
Catanzaro - L'auto crivellata di colpi lascia solo immaginare la violenza dell'onda di piombo che si è abbattuta su Fiorito Procopio, l'imprenditore davolese 59enne rimasto lievemente ferito in un agguato di stampo mafioso nel pomeriggio di giovedì scorso. L'obiettivo dei sicari era uccidere l'uomo senza andare troppo per il sottile, ma il loro piano è fallito: Procopio se l'è "cavata" con una ferita al braccio sinistro, raggiunto da un proiettile; sottoposto a intervento chirurgico all'ospedale "Pugliese" di Catanzaro - dove è piantonato, mentre è di trenta giorni la prognosi a suo carico - l'uomo è stato subito dichiarato fuori pericolo. Ieri mattina, - mentre il fascicolo delle indagini transitava all'interno della Procura della Repubblica di Catanzaro sui tavoli della Direzione distrettuale antimafia - i carabinieri della Compagnia di Soverato, al comando del capitano Emanuele Leuzzi, la sezione investigazioni scientifiche guidata dal maresciallo Giuseppe Chiaravalloti, e i colleghi del Reparto operativo del comando provinciale, coordinati dal colonnello Giorgio Naselli, sono tornati sul luogo dell'agguato, in contrada Lacco, per ricostruire il fatto. Grossomodo potrebbe essere andata così: a bordo della sua Fiat Sedici, Procopio si è trovato investito dai colpi esplosi da più armi (probabilmente un fucile da caccia calibro 12 e un kalashnikov), finendo poi, nel tentare una disperata fuga, per sbattere contro un palo della pubblica illuminazione e per ribaltarsi. probabilmente, proprio la terribile dinamica potrebbe aver salvato la vita di Procopio, forse ritenuto morto dai suoi sicari che si sono dati alla macchia. Sul fronte investigativo vige il massimo riserbo, anche se il legame con i fatti della cosiddetta "Faida dei boschi" che ha imperversato negli ultimi anni sul territorio parrebbe evidente. Il tentato omicidio di Procopio si lega subito, infatti, all'assassinio del figlio Agostino, freddato nello stesso punto nel luglio dello scorso anno. Tra l'altro, Procopio di recente era stato indagato (proprio con il figlio Agostino) per presunti reati associativi, per i quali la Dda catanzarese ne aveva chiesto l'arresto assieme ad altre 43 persone. La misura cautelare non era stata però concessa dal gip catanzarese. Alcuni anni fa, invece, era rimasto invischiato in una vicenda legata a un traffico di sostanze stupefacenti dalla Turchia, del quale gli inquirenti lo ritenevano l'organizzatore: ma dopo una prima condanna e il carcere è stato infine assolto e risarcito. In questo quadro rientra anche il suo "salto di categoria", visto che secondo gli investigatori sarebbe assurto al rango di uomo "di rispetto". Quanto avvenuto giovedì sera ha dunque riacceso i riflettori sui fatti criminali che hanno insanguinato il territorio ma che, dopo l'ultimo omicidio a fine agosto - con l'uccisione sulla spiaggia di Soverato, tra i bagnanti, di Ferdinando Rombolà -, erano parsi in fase di "ripiegamento". Proprio questo aspetto è stato messo in evidenza dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo: «Negli ultimi mesi non c'erano stati fatti di sangue e sembrava che la faida si fosse sopita. L'agguato a Procopio dimostra, invece, che lo scontro tra le cosche è ancora in atto». Si staglia così sullo sfondo la guerra criminale per il predominio nel territorio, che avrebbe preso le mosse dall'emancipazione di alcune cosche emergenti dai propri "superiori". Un'iniziativa che, secondo gli inquirenti, sarebbe partita con l'omicidio di Carmelo Novella (luglio 2008 in provincia di Milano) ritenuto elemento di vertice dell'allora cosca Gallace-Novella di Guardavalle. Dopo la sua uccisione, sarebbe proseguito il movimento volto a mettere le mani sulle risorse economiche (tra tutti, gli appalti pubblici) del territorio. (Francesco Ranieri - gazzetta del sud 05/02/2011) |
(04/02/2011)
'Ndrangheta: Boss ferito a San Sostene, riesplode la faida dei boschi
I killer che ieri sera hanno ferito a colpi di arma da fuoco il presunto boss di Davoli (Cz), Fiorito Procopio, volevano uccidere. Solo il caso - probabilmente anche la pioggia battente e il buio - ha salvato il sessantenne dalla morte, dal momento che e' stato solo ferito a un braccio. L'auto su cui viaggiava, una Fiat "Sedici", e con cui stava facendo rientro nella sua villa, nelle campagne tra Davoli e San Sostene, e' stata crivellata da colpi di fucile automatico. Stamattina i carabinieri della Compagnia di Soverato e gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche sono tornati sul posto per controllare nuovamente il luogo dove e' avvenuta l'imboscata. Soprattutto alla ricerca di bossoli e di nuovi elementi che potrebbero essere utili alle indagini, a partire dall' individuazione delle armi utilizzate e dal numero di persone che componeva il commando. Nel corso della notte, invece, diverse sono state le perquisizioni domiciliari e gli esami stub nei confronti di soggetti che potrebbero essere coinvolti nella faida del Soveratese, nota come "Faida dei boschi", ma che punta in realtà al controllo di un territorio con imponenti flussi turistici e investimenti pubblici. Sempre nella serata di ieri, il presunto boss e' stato trasportato all'ospedale di Catanzaro, dove e' stato sottoposto a un intervento chirurgico per l' estrazione dell'unico proiettile che lo ha attinto al braccio. Procopio e' ora piantonato e le sue condizioni non destano preoccupazione. L'agguato al presunto boss, coinvolto in diverse inchieste antimafia, condotte sia dalla Dda di Catanzaro che da quella di Reggio Calabria, arriva sei mesi dopo l'omicidio del figlio. Agostino Procopio, 31 anni, sposato e padre di un bimbo, era stato freddato a colpi di fucile calibro 12, in condizioni molto simili a quelle in cui ieri e' stato ferito il padre. Stesso tipo di arma e stesso luogo, dal momento che anche il giovane stava facendo rientro nella casa del padre. Un omicidio, quello del trentunenne, che aggiunse un ulteriore tassello alla faida del Soveratese, dal momento che era stato colpito un esponente non di rilievo, con una sola inchiesta che lo aveva lambito. Forse un segnale al padre, considerato invece molto vicino alle cosche del Reggino, e reggente, secondo le indagini, della malavita di Davoli e San Sostene. L' intreccio con la provincia di Reggio Calabria, ma anche con quella di Vibo Valentia, e' un punto fermo delle indagini condotte dalla Dda, che muovono sulla rottura degli equilibri tra le cosche che stanno ridisegnando a colpi di arma da fuoco e con morti ammazzati, il panorama del controllo degli affari e del territorio. (CN24) |
Faida dei boschi Ferito in un agguato l'imprenditore Fiorito
Procopio
Catanzaro - Ore 18, scocca l'appuntamento con il terrore: diversi colpi di arma da fuoco si abbattono su una Fiat Sedici con a bordo Fiorito Procopio, imprenditore edile 59enne di Davoli residente a San Sostene, ferendolo a un braccio.Non un attentato "ordinario" quello avvenuto a ieri pomeriggio a San Sostene, piccolo centro sulla costa ionica soveratese ma, probabilmente, l'ennesimo atto di quella tragedia che va avanti sul territorio tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia e che prende il nome di "Faida dei boschi", con decine di morti ammazzati. Fiorito Procopio è peraltro padre di Agostino, ucciso a 31 anni nella stessa località Lacco di San Sostene lo scorso 24 luglio, proprio in un contesto legato alla faida. Il ferimento di Procopio è avvenuto mentre faceva rientro a casa, in contrada Lacco della campagna sansostenese: i proiettili esplosi dal gruppo di fuoco (gli inquirenti stanno ricostruendo lo scenario per capirne la composizione) hanno crivellato l'autovettura e quello che lo ha attinto al braccio gli ha fatto perdere il controllo del mezzo, finito contro un palo dell'illuminazione e infine ribaltatosi. L'uomo è riuscito a chiamare aiuto ed è stato portato al pronto soccorso di Soverato, da dove è stato trasferito al nosocomio di Catanzaro, dove è stato operato e gli sarebbe stata diagnosticata una prognosi di 30 giorni. Scattato l'allarme, sotto le luci artificiali delle fotocellule dei vigili del fuoco, si è avviato il lavoro investigativo dei carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale, guidati dal colonnello Giorgio Naselli, e della Compagnia di Soverato, al comando del capitano Emanuele Leuzzi, che hanno ispezionato lo scenario per ricostruire l'agguato. Accanto alle indagini legate alla ricostruzione che gli investigatori hanno condotto sul posto, entra in maniera prorompente la "storia" di Procopio che, di recente, era stato indagato (assieme al figlio Agostino) per presunti reati associativi, per i quali la Direzione distrettuale antimafia catanzarese ne aveva chiesto l'arresto assieme ad altre 43 persone. Misura cautelare che non era stata concessa dal gip del Tribunale di Catanzaro. Alcuni anni addietro, poi, Fiorito Procopio era rimasto invischiato in una vicenda legata a un traffico di sostanze stupefacenti dalla Turchia, del quale gli inquirenti avevano ritenuto fosse l'organizzatore: in un primo momento era stato condannato ed era finito in carcere, poi era infine stato assolto con tanto di risarcimento. In questo quadro rientra anche il suo "salto di categoria", visto che secondo gli investigatori sarebbe assurto al rango di uomo "di rispetto". Al vaglio degli inquirenti ci sarà anche la valutazione dei legami tra la sua famiglia, la Procopio-Lentini, con le altre del panorama criminale comprensoriale. I Procopio sarebbero legati, infatti, a quel Vittorio Sia di Soverato (presunto boss della città ionica ucciso lo scorso anno) e, dunque, a quella corrente che avrebbe cercato di liberarsi da vincoli "superiori", cercando di formare un proprio locale di 'ndrangheta. Velleità che potrebbe aver scatenato la guerra criminale. (Francesco Ranieri - gazzetta del sud 04/02/2011) |
(03/02/2011)
Ferito in agguato presunto boss Fiorito Procopio
SAN SOSTENE - Il presunto boss di Davoli, Fiorito Procopio, è
rimasto ferito in un agguato compiuto questa sera nei pressi
dell'abitazione dell'uomo, nel territorio di San Sostene, nel
Catanzarese, mentre si trovava nella sua automobile. Contro il
presunto boss sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco, ma
le sue condizioni non sono gravi dal momento che è stato ferito solo
a un braccio, al punto che i medici dell'ospedale di Soverato hanno
determinato una prognosi di 30 giorni.
ARTICOLI CORRELATI: |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|