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Rubrica di fatti, cronaca e cultura generale a cura di Massimiliano Riverso |
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la storia del boss gentiluomo: una fuga sfrenata per la vita tra sbirri e clan rivali
Francesco era seduto comodamente nella sua “accogliente” sedia a rotelle, e “navigava” attraverso un notebook con chiavetta wi-fi sul sito Internet di una nota azienda che si occupa di sicurezza. Stava consultando la sezione dedicata alla microcamere e alle microspie, quando i carabinieri del Ros di Reggio Calabria, travestiti da falsi infermieri, hanno fatto irruzione nella stanza che ospitava da luglio il presunto boss della ‘ndrangheta ‘SanLucota’.
Dopo un breve passaggio nella caserma di zona per il controllo definitivo dell’identità attraverso le impronte digitali, Pelle è stato trasportato nel centro clinico del carcere di Opera (Milano), lo stesso dove si trova recluso, il capo dei Corleonesi, Totò Riina.
Francesco Pelle , alias “Ciccio Pakistan”, era latitante dal 30 agosto dello scorso anno in quanto ritenuto il mandante della strage di Natale a San Luca. Nell’agguato, compiuto la notte del 25 dicembre 2006, rimase uccisa Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta, ritenuto uno dei capi dalla cosca rivale, e tre persone, tra le quali un bambino di cinque anni, rimasero ferite. Il delitto, secondo l’accusa dei magistrati, fu deciso da Francesco Pelle per vendicarsi dal tentativo di omicidio subito il 31 luglio 2006 nel quale perse l’uso delle gambe.
La storia di Francesco Pelle sembra quella di un romanzo dallo sfondo dolceamaro, in cui scorrono due vite parallele, quella di un ragazzo come tanti semplice, gentile ed appassionato di informatica, e quella della ‘ndrangheta fatta di lotte irrazionali, di blasoni da difendere, dell’insostenibile desiderio del fantomatico ‘rispetto’.
I colpi di pistola sferrati contro il presunto boss, nell’agguato del 31 Luglio 2006, hanno modificato irreparabilmente la vita del giovane Francesco, costretto a combattere contro un piovra più forte della malavita, ovvero la paraplegia.
Improvvisamente la sua quotidianità mutò radicalmente per effetto della terribile malattia neuro-motoria, che condiziona la parte inferiore del corpo determinando la paralisi motoria e/o carenza funzionale, associata a disturbi della sensibilità.
La storia di Francesco viaggia sempre secondo due binari paralleli, ove alla lotta contro l’impossibilità di camminare e la malattia, combattuta fra i numerosi ospedali italiani specializzati in neuro-riabilitazione, si contrappone la fuga a testa bassa dalla bocca di fuocodel clan rivale e dal corpo speciale dei Ros di Reggio Calabria. Quest’ultima divenuta una vera e propria ossessione, tanto che l’uomo era convinto di essere intercettato, come traspare dallo studio meticoloso dei sistemi di sicurezza effettuato in rete.
In tutto questo trambusto e affanno nel divincolarsi dalle cattive scelte e dalla malasorte, risalta la voglia di vivere dell’uomo, che nelle false spoglie di ‘Pasqualino’ parlava con i pazienti della Fondazione Maugeri di Pavia del più e del meno, soprattutto di musica, film, computer e naturalmente del malanno comune.
La rassegna stampa online delle principali testate giornalistiche italiane, al fine di enfatizzare la notizia dell’arresto del presunto boss del clan Pelle-Vottari, ha giocato molto sulla stesura del titolo, enfatizzandolo al punto da risultare disgustevole.
Un esempio su tutti
“Repubblica” : Preso il boss di San Luca che vive sulla sedia a rotelle.
Era diventata una questione di principio per gli uomini del Ros di Reggio Calabria. Una beffa a cui porre rimedio. intollerabile la latitanza di Francesco Pelle, detto "Ciccio Pakistan". E non solo perché era uno degli ultimi capi dei "Pelle-Vottari" di San Luca, ancora in circolazione. "Pakistan" era infatti condannato alla sedia a rotelle. Un "diversamente abile", in condizioni fisiche tali da non poter passare inosservato..
Una beffa a cui porre rimedio dovrebbe essere l’assenza di sensibilità da parte di alcuni reporter e rispettivi redattori dei titoli, pronti a tutto pur di rendere la notizia cliccabile ed attraente per il lettore.
Intollerabile non è tanto la latitanza di Francesco Pelle, condannato dalla vita alla sedia a rotelle, ma il cinismo del giornalista, desideroso di fama e notorietà, che corregge il tiro con la frase.” Ma soprattutto bisognoso di cure mediche frequenti e specialistiche”.
In gran parte dell’Italia è radicata un’idea malsana sulla figura dei boss della ‘ndrangheta, ritenuti temibili allo stesso modo dei più violenti stupratori di donne, degli infallibili killer ’seriali’, dei coniugi di Erba, e di uomini pronti ad uccidere per il furto di un misero ‘pacco di biscotti’.
In realtà, noi calabresi sappiamo benissimo che si tratta di gente comune che ha deciso di intraprendere una strada sbagliata, piena di insidie e ingiustizie contro terzi, radicate nel dna di un’educazione culturale primaria carente e retrograda, che difficilmente verrà sconfitta in futuro.
E’ paradossale, ma la storia di Francesco un giorno potrà divenire un libro, ovvero un romanzo dolceamaro per imparare ad accettare la realtà, ove un boss della ndrangheta vive la sua condizione di normalità nella vita e nei rapporti interpersonali di tutti i giorni.
M.Riverso
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