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La prolifica penna del giornalista, scrittore e autore S.I.A.E. per la parte letteraria Vincenzo Pitaro. Leggi la sua biografia, i suoi articoli culturali, la sua narrativa, le poesie dialettali, satirico-dialettali e non, le sue pubblicazioni, la rassegna stampa, ecc. |
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Storia & Cultura
Le statistiche collocano la regione al terzo posto
per densità massonica in Italia, dopo la Toscana e il Piemonte
Calabria e Massoneria, un
antico legame
Il nostro territorio nel corso dei secoli ha infatti espresso molte
personalità del libero pensiero
di Vincenzo Pitaro
Da una recente rilevazione, la Calabria è risultata tra le regioni a più elevata densità massonica, dopo la Toscana e il Piemonte. Un dato che non ha mancato di sorprendere gli esperti nazionali di statistica, i quali non sarebbero riusciti a spiegarsi «il motivo di un simile primato». Questo perché nessuno, a quanto pare, ha tenuto conto della storia. Il fenomeno odierno si innesta infatti sulla scia di un’antica tradizione lasciata in Calabria da numerose personalità. Qui infatti nacquero ed operarono Antonio Jeròcades (a lui è attribuita l’istituzione della prima loggia calabrese), Francesco De Luca (che succedette a Giuseppe Garibaldi nella Gran Maestranza nazionale), Saverio Fera, di Petrizzi (CZ), artefice dello scisma del 1908 e fondatore dell’Obbedienza di Piazza del Gesù, e tanti altri (da Armando Dito a Vittorio Colao) che ricoprirono sotto le volte stellate incarichi di primo piano. Tra gli illustri massoni calabresi, peraltro, la storia annovera finanche uomini di Chiesa, come lo stesso abate Jeròcades, di Parghelia; i sacerdoti Gregorio Aracri, di Stalettì (CZ); Giuseppe Monaldo, di Filadelfia (VV); Antonio Greco, di Catanzaro (che sedette anche nel primo parlamento del Regno d’Italia); Domenico Angherà, arciprete di San Vito sullo Jonio, che il 10 agosto 1861 fondò a Napoli il Grande Oriente, trasformatosi in seguito in Supremo Consiglio di Napoli, e che da molti è considerato l’antesignano del Grande Oriente d’Italia.
Che la Calabria fosse, dunque, «una regione di corposità massonica» non è affatto una novità; un qualcosa che si scopre oggi per merito delle statistiche. Il prezioso contributo offerto dalla regione alla Massoneria italiana venne addirittura sottolineato, già nel 1875, nientemeno che da Francesco De Sanctis, il padre della letteratura italiana, durante un suo elogio funebre tenuto dinanzi al feretro proprio di Francesco De Luca, avvocato, professore di scienze naturali e scrittore (fra l'altro, autore di un interessante volume su «L’educazione dei popoli», nonché di vari opuscoli di matematica sullo «sviluppo di un nuovo sistema di logaritmi») che era nato a Cardinale (CZ) nel 1811 e che già dal dal 28 maggio 1865 al 20 giugno del 1867 era stato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la massoneria di Palazzo Giustiniani. Nel discorso tenuto in forma solenne, De Sanctis (anch’egli massone, come del resto lo furono Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, ecc.) non solo onorò la memoria di Francesco De Luca, esaltandone le doti umani e professionali, ma trovò modo di lodare anche la Terra che gli aveva dato i natali, sottolineando i «nobili ideali universalistici e filatropici dei tanti calabresi che avevano alimentato la massoneria. Ideali praticati da uomini rispettosi delle leggi della patria, osservanti dei diritti dell’uomo e del cittadino, gelosi della dignità della persona umana, irreprensibili nel comportamento privato e sociale. Alla pari di tanti altri grandi massoni internazionali: da Voltaire a Cavour, da Fleming a Washington, fino a Mozart».
La forte presenza della Massoneria in Calabria perciò altro non è altro che un fatto storico. Già nel 1864, esisteva a Catanzaro la loggia «Tommaso Campanella» (che oggi vanta di aver «ricevuto la luce proprio da Antonio Jeròcades»), una loggia che perdipiù - stando a quanto sostiene qualche storico della Libera Muratoria - sarebbe stata fondata per preparare la gioventù ad una nuova guerra contro l’Austria per la conquista di Venezia. A innalzare le sue colonne furono sette «fratelli» (Giuseppe Rossi, Filippo D’Alessandria, Odoardo Squillace, Giuseppe Falletti, Gaetano Palopoli, Gregorio Iannone, Michele Martone) assieme ad Antonio Menniti-Ippolito eletto maestro venerabile. Non si sa se a tutt'oggi spetterebbe ad essa, o meno, il titolo di «loggia madre calabrese», visto che - tra quelle più antiche ancora esistenti nella regione - ce n'è un'altra a Reggio Calabria, la «Domenico Romeo».
L'afflusso maggiore comunque si sarebbe registrato dal 1900 in poi, fino all’avvento del fascismo, quando nella sola provincia di Catanzaro erano attive molte logge, tra cui la «Francesco De Luca» a Chiaravalle Centrale; la «Giovanni Andrea Serrao» a Filadelfia; l’«Antica Vibonese Rinnovellata» a Monteleone (oggi Vibo Valentia); la «Dionisio Ponzio» a Nicastro; la «Bruno Vinci» a Nicotera e la «Benedetto Musolino» a Pizzo Calabro, oltre ai «triangoli» elevati a Nardodipace, Fabrizia e ad Arena.
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Vincenzo Pitaro - Gazzetta del Sud, pag. Arte Cultura e Spettacolo - Archivio: www.gazzettadelsud.it - www.vincenzopitaro.it
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