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LA MIA PARTE INTOLLERANTE - a cura del Libero Cittadino in un Libero Mondo |
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Il DESERTO DEL GOBI
Giovedì 26 Luglio 2007 - La Calabria arde, sublima immersa in un vortice di fuoco carbonizzante le ultime reliquie della macchia mediterranea tipica della Placca Apula, la quale scontrandosi con la placca europea ha creato la beltà della regione italiana. L’inferno di cristallo sviluppatosi nelle contrade regionali ha decretato l’estinzione prematura delle ultime fonti di ossigeno dell’inferno calabro, privando l’antica Brucia di un cospicuo patrimonio di macchia mediterranea e boschiva, nonostante la dedizione e soccorso di Protezione Civile, VdF e volontari cittadini.
Il rogo neroniano prodotto nell’aree circondariali dell’antica Poliporo è diretta conseguenza dei novelli amanti del fuoco, piromani secolari legati alla cultura agreste, limitati da credenze popolari sulla ricostruzione e rigenerazione delle specie vegetali.
Tra lame di fuoco attraverso il tunnel ardente che separa la polis Cecino sino a giungere alle soglie di Suvararu. Giunto nell’urbe soveratese mi immergo “nel blu dipinto di blu”, contornato da macchinette metalliche stile casino di Saint Vincent e da tabelloni informativi indicativi delle varie oasi desertiche ormai ridotte alla siccità perenne da califfi stolti. Effetto primario dell’opera istituita dal connubio CDL-TeleParkSis è un accentuato processo di desertificazione, evidenziato dalle riserve isolate ed appartate che costeggiano il desertico Lungomare Europa.
Da moderno Marco Polo percorro temerariamente il Deserto del Gobi soveratese, il quale per effetto di una mutazione genica si è tramutato da un primordiale eden terrestre ad un purgatorio dantesco destinato al traghettamento nell’oblio dei gironi infernali ad opera del novello Caronte del 3° millennio.
La temuta insurrezione popolare della “ConfEsercenti Locale” rappresentata da gestori di lidi estivi, locali notturni e commercianti del supercorso chic in miniatura “modello Via della Spiga”, si è materializzata nel fatidico pomeriggio del 26 Luglio. Finalmente i destinatari primari del disagio hanno fatto sentire la loro accesa disapprovazione al progetto Soverato Parking, grazie all’iniziativa ed alla impavida temerarietà del proprietario del Long Beach.
Nel corso di una riunione pomeridiana infuocata e caotica, il nuovo movimento rivoluzionario nostrano ha rimescolato ed omogeneizzato la babele delle idee destabilizzanti dei protestanti, i quali spinti dal biasimo e dal palese e verificato handicap economico apportato dal Soverato Parking, si sono armato di bazooka e tank cingolati per combattere l’esodo turistico e la moderna crisi dell’urbe soveratese. Purtroppo la rivolta popolare non sarà totalitaria in quanto 4 gestori locali per motivazioni alquanto discutibili non hanno deciso di apporre la propria firma sul cartaceo oppositivo stipulato dai consorzi.
Primo atto dei girotondini soveratesi è stato “la marcia della protesta” partita intorno alle ore 20:00 dalla Chiesa dei pescatori, dove una orda incazzata nera più di un congolese super abbronzato, munita di t-shirt bianche finalmente ha deciso di ribellarsi alla svolta epocale maggiormente catastrofica della storia di Soverato. Si paventa inoltre un ulteriore atto di manifestazione dello scontento popolare che riguarderà la serata finale del Magna Grecia Festival, pertanto l’amministrazione comunale dovrà adottare delle varianti proficue in corsa all’ulteriore danno economico che avvilisce la stupenda città dello Jonio.
Chiudere i locali in occasione della Festa della Madonna a mare del 12 agosto potrebbe essere un atto estremo di rivolta popolare ad opera consorzi estivi e non della offuscata Perla dello Jonio. Soverato è intrisa da una moderna tristezza leopardiana, una depressione esistenziale di uno dei centri di riferimento della costa Jonica, mantenuto ancora in vita grazie al supporto del coma farmacologico fornito dallo stupendo Teatro Comunale, dalla manifestazione cinematografica Magna Grecia Festival .
La prima grave perdita dell’economia soveratese consiste nell’esodo inaspettato della congrega catanzarese verso altri lidi, i quali da eredi del grandioso esercito di Alessandro Magno hanno approfittato della lingua di terra naturale instauratosi nel mar Jonio, per conquistare la Tiro dell’hinterland catanzarese ovvero la roccaforte Sellia marina - Catanzaro Lido.
Perso il principale introito del PIL estivo, a breve si presume una bancarotta fraudolenta delle banche estive locali avversa da una crisi pecuniaria irreversibile. Munito di uno stupendo scafo ho solcato le acque tanto care 2 millenni di anni fa agli eserciti arabi e greci, osservando con visita periscopica da un centinaio di metri dalla linea di costa, il sovraffollamento dell’arenile dorato dei paesi adiacenti allo embargo soveratese. A tal riguardo noto che “la presunta xenofobia per i pipari del comprensorio”, sintomo di regimi settisti ariani e coloniali inglesi, si è rivoltata come un boomerang australiano nella ampia fronte del marketing comunale e comunitario soveratese. La seconda fonte di introito del tesoriere soveratese è l’ingente mutuo trimestrale che le comunità vacanziere montane e marine versano quotidianamente alla movida soveratese, metà prediletta delle loro nottate estive.
I principali indicatori termometrici dello stato di salute turistico e della densità demografica estiva, quali zona rossa Lungomare Europa completamente avvolta da un vuoto assoluto, le desertiche piste da ballo del Cafè Solair che attapirano lo spirito del dj innalzato su un piedistallo metallico, e dulcis in fundo le chiusure premature ad orari da pollaio dei blasonati Gange e Marechiaro, sentenziano la morte apparente della Soverato by Night
Babylon, Baia Rais, Blue 70, area ovest San Domenico – Macarena – Mediterranee ringraziano lautamente l’importante promozione indiretta fornita dagli amministratori della Baia dell’Ippocampo. Si tratta di un lavoro di Public Relation completamente gratuito all’enclavi trendy del Golfo di Squillace. Il fiume in piena della diatriba soveratese ha esondato i modesti argini del torrente Beltrame alluvionando lo splendido bijou marino, gioiello di inestimabile valore per l’intera popolazione indigena, giacimento malsfruttato dai petrolieri soveratesi. La sonnolenza irreversibile cittadina e la tardiva presa di coscienza hanno tarpato le ali ai gabbiani soveratesi, costretti a migrare in una bacino marino più accogliente e prospero.
Per fortuna tale condizione ha determinato un risveglio del dibattito mai intrapreso nelle opportune sedi dai pensatori del loco, che pur insito nelle contraddizioni dei numerosi e fervidi interlocutori, alimenta il fuoco delle quotidiane discussione della patria delle cosiddette 3C. Ultimo elemento da analizzare è l’allestimento del “parco rom” nell’ampio spazio sabbioso dell’Ippica, un vero è proprio ghetto caratteristico delle bidonville lametino, un orrore deturpante l’equilibrio edilizio dello splendido lungomare.
Ben arrivato “Messia”, la Nazareth Soverato e l’intera comunità cristiana attendeva da Millenni il tuo arrivo nella terra promessa, molti Ponzio Pilato nel corso della tua passione si sono lavati le mani, ma la condanna di Erode il Grande ha decretato la tua estrema unzione definitiva, in attesa di resuscitare il 3 giorno in un futuro lungi ad arrivare.
Massimiliano Riverso
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