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LAMEZIA

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L’enologia della Piana dopo anni di sperimentazioni conquista il mercato europeo e approda oltreoceano
Lamezia, il vino che piace ai canadesi
Il «Riserva» delle Cantine Lento viene spesso preferito ai rossi italiani più celebrati

di Vincenzo Pitaro (Gazzetta del Sud) 

L'immagine enologica della Calabria, fino a un passato non molto remoto, era stranamente rappresentata nel mondo (quasi esclusivamente) dai vini Cirò. Eppure, da tempi antichi, nella piana di Lamezia Terme si producevano nobili vini rossi e anche bianchi onestissimi, asciutti e generosi. Nella letteratura di viaggio di illustri visitatori stranie­ri, dalla fine del Cinquecento in poi, si riscontrano moltissime annotazioni a tal proposito. Persino l’archeologo francese, François Lenormant, che nel 1882 compì diversi viaggi di studio in Calabria, nella sua voluminosa opera dedicata alla Magna Grecia trovò modo di esaltare il vino lametino. «Sambiase, che sino alla fine del XVII secolo non era che un villaggio dipendente da Nicastro», scrisse Lenormant, «deve la sua fortuna al proprio vino eccellente. Un vino che merita di essere conosciuto al di fuori di queste province e che se venisse esportato lontano acquisterebbe una giusta reputazione fin nei nostri Paesi d’Europa».

Davvero un valido profeta, Lenormant. Oggi infatti i vini lametini sono riusciti non solo a conquistare reputazione in campo europeo ma a farsi apprezzare anche oltreoceano, soprattutto in Canada, dove godono di ottima fama e considerazione, e non solo tra gli italiani.

Fra i protagonisti principali del successo mondiale, si distinguono le Cantine Lento, gestite da Salvatore, dalle figlie Manuela e Danila, nonché dalla consorte, la signora Giovanna Zaffina che è il vero motore dell’azienda «Lento», leader della realtà vitivinicola del Catanzarese.

«Il mio parere», spiega la wine manager Giovanna, «è che il nostro vino, nato da un'intensa passione che la nostra famiglia tramanda da generazione in generazione, debba essere un invitato sulla tavola, senza primeggiare sulle pietanze. Come se fosse un amico affidabile, non invadente. Un prodotto da bere fino in fondo. Un vino che rilassa».

Una dote preziosa in questa pianura generosa che profuma di vino e che offre buona parte delle migliori specialità della tradizione gastronomica calabrese. Piatti schietti, con un tocco rustico, che rispecchiano carattere e cultura del territorio; esempi della memoria storica locale, che trasmettono ancora oggi atmosfere contadine del passato. Proprio durante la vendemmia, peraltro, abbiamo avuto il privilegio di visitare in anteprima la nuova sede delle Cantine Lento (non ancora funzionanti), nella tenuta del comune di Amato, un luogo dove si può davvero dire che la magia della natura si fonde con il piacere della tranquillità.

Quando si arriva in questa zona, purtroppo ancora poco conosciuta dal turismo enogastronomico, la passione per Bacco balza subito all’occhio: immense distese di vigneti solcano infatti territori pianeggianti e fianchi di scoscesi rilievi. Un’immagine che ricorda zone molto più note e celebrate, come Langhe, Monferrato e Chianti. A queste «sorelle maggiori» la tenuta di Amato della famiglia Lento risponde con i suoi gioielli, i vini Doc e Igt.

Spina dorsale dell’economia locale, apprezzati sempre più da esperti e appassionati, questi nettari meritano senza dubbio di diventare il filo conduttore di una «Strada del vino e dei sapori» in Calabria. Iniziativa che, per di più,  potrebbe dipanarsi nel territorio attraverso tre differenti itinerari. Percorsi che condurrebbero anche alle altre aziende vitivinicole del lametino, da Statti fino a contrada Campodorato di Nocera Terinese, dove hanno sede le Cantine fondate da Giovan Battista Odoardi che producono il pregevole Savuto e altri vini Doc.

Il tutto immerso nella particolare orografia del territorio, che fonde pianura e collina, accostando cittadine a mete dove la natura è protagonista assoluta. Un susseguirsi di vedute contrastanti, dove è possibile scoprire un mondo appartato e tranquillo; un senso di pace assoluto. Sfaccettature di un mondo, abitato da gente tenace, ospitale, laboriosa, che ha intrecciato da sempre la propria storia con la cultura del vino. Una nota di merito, dunque, ai viticultori lametini che - supportati negli ultimi decenni da valenti enologi - hanno finalmente deciso di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Un cammino lungo, ricco di sperimentazioni, che ha originato il Lamezia Riserva, creato con uve Magliocco, Nerello e Greco nero. Un vino ben strutturato, con profumi speziati, che non teme affatto il confronto con i rossi corposi più celebrati.

Vincenzo Pitaro
Gazzetta del Sud, pag. Cultura, giovedì 5 novembre 2009 (www.gazzettadelsud.it)

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