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La Sindrome
Fibromialgica, causa frequente di dolore cronico
I consigli di
Francesco Ursini, medico alla “Magna Graecia”
Catanzaro - Disturbi del sonno, dolori muscolari, dolori articolari, frequenti mal di testa, formicolii agli arti, dolori addominali e alterazioni dell’alvo, tachicardia, difficoltà a concentrarsi, calo della memoria: sono sintomi molto frequenti nella popolazione generale ai quali spesso si attribuisce il significato di disturbi vaghi e transitori senza importanza, di origine psicosomatica. Quasi sempre tali dolori aumentano nei mesi invernali e vengono erroneamente associati a sintomi di carattere influenzale. In realtà le cause possono essere diverse. Per meglio chiarire alcuni aspetti di tutto ciò abbiamo sentito Francesco Ursini, medico in formazione presso il Dipartimento di Medicina Interna dell’Università Magna Graecia, che della sindrome fibromialgica è uno dei più promettenti giovani ricercatori a livello nazionale.
“In un numero crescente di pazienti, dietro a questi sintomi - spiega Ursini - si può celare una sindrome clinica complessa e ancora poco chiara alla comunità scientifica, ovvero la sindrome fibromialgica, più comunemente nota come fibromialgia, malattia molto frequente, che arriva a colpire fino al 10% della popolazione, con una spiccata predilezione per i pazienti di sesso femminile nell’età media della vita. Le cause della fibromialgia sono ancora pressoché sconosciute. Tra le ipotesi più accreditate appare verosimile un’alterazione del sistema nervoso centrale che porta allo sviluppo di iperalgesia (ovvero percezione di dolore intenso per stimoli dolorosi che in realtà hanno intensità minima) e allodinia (ovvero percezione dolorosa intensa per stimoli che nei soggetti normali non evocano dolore), oltre ad un’iperattività del sistema nervoso neurovegetativo (responsabile di vari sintomi quali la tachicardia, i disturbi dell’alvo e del sonno, la cefalea) e altri fattori di tipo ormonale e in parte anche psicologico. Un’altra caratteristica clinica della fibromialgia è la persistente contrattura muscolare, che nel tempo porta allo sviluppo di dolori muscolari cronici, e la presenza di un sonno non ristoratore (ossia la sensazione di svegliarsi già stanchi)”.
“Allora come diagnosticare questa malattia? - prosegue Francesco Ursini - non è semplice e deve essere effettuata da un medico esperto nel trattamento di questa patologia. Essa viene posta in presenza di dolore muscolo-scheletrico generalizzato che interessi entrambi i lati del corpo e la colonna vertebrale, accompagnato alla presenza di dolorabilità di almeno 11 dei 18 “tender points”, punti della superficie corporea che il medico stimolerà con una pressione digitale e che risultano dolorosi nei pazienti affetti da fibromialgia. Di fondamentale importanza resta, comunque, la diagnosi differenziale e l’esclusione di altre patologie che potrebbero mimare il quadro clinico della fibromialgia, quali artrosi, artrite reumatoide, disturbi della funzionalità tiroidea, malattie muscolari, depressione. Tale diagnosi differenziale viene posta mediante l’effettuazione di numerosi esami ematochimici e strumentali, che lo specialista prescriverà caso per caso”.
“La terapia farmacologica - spiega Ursini - è estremamente complessa. Di grande utilità risultano essere gli antidepressivi triciclici (come l’amitriptilina) e quelli del gruppo SNRI come la duloxetina, utilizzati sia per migliorare il profilo del sonno che per modulare la risposta del sistema nervoso agli stimoli dolorosi. Utili sono anche i farmaci miorilassanti (farmaci che rilassano la muscolatura scheletrica), che esercitano il loro effetto antidolorifico riducendo la persistente contrattura della muscolatura scheletrica e gli antiepilettici di nuova generazione (come il pregabalin) che modulano la trasmissione del segnale doloroso a livello del sistema nervoso. Infine, di una certa utilità sono anche gli antidolorifici centrali come il tramadolo. Altri approcci terapeutici sono stati utilizzati nel trattamento della fibromialgia: di particolare efficacia quelli di tipo fisiokinesiterapico (come la massoterapia, la laserterapia e le cure termali) e psicoterapia (in special modo l’approccio psicologico di tipo cognitivo-comportamentale). I migliori risultati si ottengono tuttavia dall’integrazione di uno o più farmaci con altre forme di trattamento: fisioterapia, massoterapia, terapia psicologica cognitivo-comportamentale e applicazione di tecniche di rilassamento muscolare. In conclusione la fibromialgia è una patologia complessa, di difficile diagnosi e terapia, la cui gestione clinica deve essere affidata ad un medico competente nel campo”.
Per eventuali ulteriori informazioni è possibile telefonare al n. 0961.3647181 dell’Università Magna Graecia.
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