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Occupazione lavoro e Energie rinnovabili: la Calabria è ferma

   


La Calabria rischia il tracollo e non si fa nulla per evitarlo. Questa riflessione emerge maggiormente in una prospettiva di federalismo in una regione, come la nostra, dove è alta la disoccupazione e le risorse economiche sono affidate a una tassazione eccessiva per i redditi dei cittadini.

Eppure è possibile creare risorse economiche sfruttando saggiamente il territorio pubblico e privato, sempre contemperando le esigenze di produttività, d’occupazione e d’ambiente. Se il rispetto dell’ambiente va di pari passo con la produttività del territorio, si raggiunge il massimo. È ciò che ottiene un Ente pubblico, investendo nelle fonti d’energia rinnovabile. Purtroppo, nella nostra regione è mancato sempre il coraggio della politica a investire in dette fonti, pur essendovi direttive comunitarie ben precise in favore delle energie alternative per evitare la dipendenza dal petrolio. E' da evidenziare che il problema non è relativo soltanto al costo e alla gestione delle risorse, ma anche ai rischi ambientali che un passaggio continuo di petroliere comporta nei nostri mari. Quanto accaduto nel Golfo del Messico potrebbe accadere ogni giorno nel Mediterraneo. 

Le attuali lentezze burocratiche sono sin troppo note, nonostante che, a livello nazionale, si sia legiferato per semplificare il procedimento di autorizzazione in conformità alle direttive comunitarie. Gli imprenditori, in Calabria, si scontrano con uffici che ancora ostacolano le iniziative in materia di energia rinnovabile.

Un solo parco eolico, come quello del paese che rappresento, di circa 80 MW garantisce una produzione di energia elettrica di 180 GWh all'anno che consente il risparmio di 100.000 tonnellate annue di anidride carbonica e soddisfa il fabbisogno energetico di circa 70.000 famiglie, e, quindi, di circa 200.000 persone, su circa 368.000 persone presenti oggi in tutta la provincia di Catanzaro. Con la realizzazione di impianti eolici, con la diffusione della cultura del fotovoltaico sulle nostre abitazioni e sugli edifici pubblici, con la realizzazione di altri impianti di produzione di energia “pulita” quali le biomasse, si potrebbe drasticamente ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali ed inquinanti.

La non volontà in Calabria di soddisfare in modo saggio e oculato le generazioni attuali e future lascia molti dubbi sulle reali motivazioni di una strategia errata e, in molte occasioni, dannosa. Intanto, si legge continuamente di allarmanti inchieste e si osservano in tv reportage di indagini su alcuni parchi eolici e non si focalizza il vero problema. E’ sufficiente chiedersi perché si induce la comunità a mettere sotto processo soprattutto l’eolico, e non si punta il dito sulla cattiva gestione degli uffici pubblici, che investe tutti i settori. Le inchieste non vertono sul settore energia rinnovabile in generale, ma sulla possibile corruzione, che in altre regioni è stata tanto puntualizzata che ha segnato la fine, a livello nazionale, di un’epoca politica in favore di una nuova, che non so quanto migliore di quella precedente. Bisognerebbe lasciare lavorare i magistrati, rispettando il loro lavoro e non pubblicando come certezze situazioni in corso di accertamento, e ciò anche al fine di non affossare la Calabria, etichettandola sotto il segno dell’illegalità totale, che invece non appartiene alla nostra cultura. Gli investitori scappano e la disoccupazione aumenta, così come la crisi economica.

E la politica che cosa fa ? Ancora la nostra Regione non sembra avere approvato le proprie linee guida in esecuzione delle tanto attese linee guida nazionali approvate dopo la conferenza Stato – Regioni e pubblicate il 18 settembre 2010. Le linee guida nazionali hanno l’obiettivo di definire modalità e criteri unitari sul territorio nazionale per assicurare uno sviluppo ordinato delle infrastrutture energetiche. Pertanto, vengono finalmente fornite regole certe che favoriscono gli investimenti e consentono di coniugare le esigenze di crescita e il rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Le regioni e gli enti locali – a cui oggi è affidata l’istruttoria di autorizzazione – devono recepirle entro i 90 giorni successivi alla pubblicazione del testo.

Che cosa fa la Calabria ? Sta ferma all’insegna del blocco economico, turistico, occupazionale. E’ un dramma che non è facile superare, anche perché, in precedenza, la politica annunciava la situazione allarmante del nostro mare sferrando un duro colpo al turismo e l’attuale politica riduce le spese in danno del diritto alla salute, del diritto allo studio e di ogni altra esigenza primaria del calabrese. Non si è fatto e non si fa nulla per migliorare l’occupazione lavoro e le entrate economiche. Insomma, si fa di tutto per allontanare i grossi investimenti e per non creare industrie ambientali a favore della nostra comunità, che rispetterebbero il territorio se vi è una corretta progettualità, e sempre se gli uffici preposti alle autorizzazioni e pareri verranno dotati delle giuste professionalità. Ricordiamoci che la lentezza burocratica e la non idoneità di molti uffici stimolano proprio la corruzione.  

 Soverato, 09 dicembre 2010

 Avv. Luigi Aloisio
 Sindaco San Sostene

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