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ITALIA, COSI’ NON VA!

   


Sono passati quasi quindici anni da quando descrissi lo scenario futuro Italiano, con un articolo pubblicato sul Quotidiano della Calabria.

Alla luce dei fatti, avrei preferito sbagliarmi. Purtroppo, guardando oggi l’Italia, la storia è andata esattamente come avevo previsto. Quando uno stato smette di svolgere il ruolo di controllo e dettare regole, delegando tutto al libero mercato, la vita sociale ed economica di un paese, non può che peggiorare e ritrovarsi nelle condizioni che oggi si trova l’Italia. La mia preoccupazione d’allora era che, si sarebbe allargata a dismisura la forbice tra ricchi e poveri, e che sarebbe venuto meno il ceto medio. La ricchezza si è concentrata enormemente in poche persone, e poi c’è solo la classe povera. E’ stato falcidiato il potere d’acquisto della massa dei lavoratori e pensionati italiani, attraverso le innumerevoli norme liberiste, privatizzando una quantità enorme di beni e servizi pubblici a iosa compreso l’acqua. Di contro, una classe ristretta più agiata, ha visto aumentare enormemente i propri profitti, molti di loro si sono improvvisati investitori finanziari, esportando anche enormi capitali all’estero, abbandonando  persino la famosa semplice regola imprenditoriale: soldi - merce - soldi. E’ sufficiente citare i crack più famosi italiani, Parmalat e Cirio. Da questo giochetto, quale beneficio trae un paese? Nessuno. Uno dei risultati negativi è l’enorme evasione fiscale, a livelli di “macelleria sociale” - l’ha definita il Governatore della Banca d’Italia Draghi - , e una corruzione dilagante che non ha eguali in Europa. Evasione e corruzione che possono anche mettere in ginocchio sia il bilancio dello Stato, sia la stessa tenuta democratica. Lo Stato a sua volta, che guarda caso, aveva agevolato quella politica, impone una maggiore pressione fiscale diretta e indiretta sui cittadini più deboli, togliendo loro anche molte prestazioni sociali per diminuire i costi; ed ecco che si arriva all’impoverimento della massa di popolazione. E’ come un cane che si morde la coda… E’ il classico modello ultra liberista di come far perdere la forza contrattuale ed economica alla gran parte della massa di popolazione, spremendola fino all’ultima goccia di sangue, per poi sottometterla alla sudditanza. In contemporanea, si lavora a demolire l’impalcatura Costituzionale, iniziando esattamente dal mettere il bavaglio alla libera informazione della stampa. Come se non si sapesse che le dittature hanno sempre avuto paura dell’informazione libera. Sottomettere la magistratura al volere del capo, dopo aver provveduto già alla sua tutela giudiziaria. Così come è arcinoto che c’è  qualcuno che soffre persino il ruolo del Parlamento, lamentandosi che è un intralcio alle sue decisioni. Fatto ciò, il passo fino al potere assoluto dell’onnipotente è breve. Questi processi, sono molto accelerati proprio durante le crisi economiche a volte anche provocate. O forse si dimentica che uno dei principali motivi della seconda guerra mondiale, fu proprio lo strascico della grande crisi del 1929?  La crisi economica Italiana, covava già dal 2008 ma, è stata volutamente sottaciuta sino a quando i fatti evidenti Americani ed Europei, l’hanno evidenziata nella sua totale drammaticità. Contemporaneamente, la crisi falcidiava le famiglie italiane, e qualcuno che ho sempre considerato uno Showman, continuava a chiederci di consumare di più, come se non sapesse che la stragrande maggioranza della popolazione la si è fatta impoverire e non gode del suo stesso benessere. In questo panorama, da una parte si tende giustamente a rafforzare i poteri dell’Europa, priva ancora di qualunque potere decisionale, dall’altra, in Italia si lavora a un becero federalismo regionale. Non è difficile immaginare che a federalismo in regime, ci troveremo un’Italia divisa almeno in tre: nord, centro e sud. Alla faccia dell’unità d’Italia! Questo federalismo così com’è stato concepito, alimenterà a dismisura gli egoismi localistici, e la famosa secessione tanta cara alla Lega, sarà una realtà, ma, con un nome diverso. Aldilà delle prestazioni sociali, che inevitabilmente sarà accentuata la diversità, circa otto mila kilometri di demanio marino, per forza di causa maggiore e per far fronte ai bilanci comunali, sarà preda della malavita organizzata, privando gli italiani di uno dei più grandi beni comuni; alimentando così, la più grande piaga italiana: la corruzione. Come farà soprattutto il sud a uscire dalla morsa criminale organizzata, che blocca qualsiasi possibilità di sviluppo, divorando anche quantità enormi di risorse? A mio avviso, sarebbe necessario, visto anche la crisi economica, una riforma di eliminazione totale delle province e delle comunità montane; non oltre, il dimezzamento della quantità di Deputati e un Senato delle Regioni eletto in modo proporzionale. L’eliminazione immediata della legge elettorale vigente, per capirci, il famoso “porcellum”, che ha tolto agli italiani la libertà di scegliere tramite preferenza. Questo tipo di riforme non si fanno a colpi di maggioranze ma, eleggendo un’Assemblea Costituente in modo proporzionale. Se tutte le forze sane del paese e il sindacato hanno a cuore le sorti dell’Italia, la smettano di parlarsi addosso; escano dalle loro tane imbottite e vengano a parlare con la gente in carne e ossa in tutti i luoghi. Chiamino a raccolta i diseredati, quelli della famosa quarta settimana, i disoccupati, i precari e tutti gli Italiani che ancora credono nei valori della nostra Carta Costituzionale, per tentare un sussulto popolare che freni la deriva della nostra amata Italia; prima che sia troppo tardi! E’ compito di tutti gli italiani onesti e laboriosi difendere la nostra Costituzione, impedire la deriva e batterci per un’Italia unita e solidale. Lo dobbiamo soprattutto a quei milioni di Italiani, che hanno dato anche la vita per liberare l’Italia dal fascismo, e per lasciarci la libertà e la democrazia.

 Fausto Pettinato

(Scritto e pubblicato su Punto&@Capo n. 7 Luglio 2010 in edicola)

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