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Il neorevisionismo borbonico

   


Premetto che non voglio entrare in competizioni con chi su queste pagine ha parlato di unità d'Italia, di Risorgimento e di altri fatti storici. La mia vuole essere solo una riflessione sui fatti di allora e su come li stiamo vivendo adesso. Immediato viene il riferimento al libro di Pino Aprile "Terroni", dove i piemontesi vengono paragonati agli sterminatori di Marzabotto, e tutti gli artefici dei moti risorgimentali sembrano essere Tamerlano e le sue truppe.

Non ho mai condiviso i movimenti revisionisti, sia che si tratti di negare l'olocausto, sia che si voglia affermare che in fondo lo stalinismo non ha poi fatto tanti danni. Sono quindi sconcerto davanti a questi moti di pensiero che vorrebbero farci capire che "si stava meglio quando si stava peggio". Non vorrei che tutti ci convincessimo che nel ventennio fascista, siccome i treni arrivavano in orario, l'Italia era una nazione felice ed all'avanguardia. Sappiamo tutti che non è stato così.

Non voglio certo osannare i regnanti di casa Savoia, e nemmeno le truppe piemontesi, che hanno le loro innegabili colpe. E nel novero delle colpe e dei torti verso i meridionali inseriamo anche alcuni fatti della spedizione dei Mille. Ricordiamo tutti l'eccidio di Bronte, ma dovremmo anche ricordare "Portella della Ginestra" qualche decennio dopo e i nostri martiri di Melissa e Gerace. Plaudo quindi alla pubblicazione di "Terronisti", libro arguto e a tratti forte di De Marco, giornalista e direttore del "Corriere del Mezzogiorno". Per l'autore il terronismo non significa solo rivalutare il Borbone, ma è anche la degenerazione del localismo italiano. Terronisti sono tutti quelli che nel loro nostalgico pensiero vorrebbero "...un sud arcaico e perfino magico, nonchè borbonico".

E smettiamola per favore di parlare delle Ferriere di Mongiana, dove qualcuno cerca di fare la sottile distinzione tra proprietà del Re e proprietà del Regno. Questa distinzione si può fare in una democrazia repubblicana, non in una monarchia regnante ed assolutistica. In Italia sappiamo tutti che la tenuta di San Rossore in Maremma è bene della Presidenza della Repubblica, quindi del Presidente in carica. Ma sappiamo che il Presidente la può soltanto utilizzare nell'esercizio del suo mandato, e che alla fine del settennato tale proprietà passa al suo successore, democraticamente eletto. Non può alienarla ne utilizzarla oltre i limiti temporali della sua carica. Non si può certo dire lo stesso di beni che furono di proprietà di regnanti assolutistici, come la casa borbonica... Continuando con questo moda revisionista ed antirisorgimentale, qualcuno comincia già a dire che anche lo Stato della Chiesa era migliore dell'attuale nazione italiana...Penso che anche nel Lazio ci siano dotti storici che tentano di far pendere dalla parte dei papalini la bilancia della storia. Ma, a mio modesto avviso, sono sterili tentativi, messi in atto solo per far parlare, di chi pensa che essere "bastian contrario" è sinonimo di cultura, preparazione storica e capacità critica.

Un libro che consiglio alla lettura è "Storia delle Due Sicilie" due poderosi tomi di G. De Sivo che, seppur datati , sono ancora validi per una riflessione su come si stava al tempo dei borboni. E parlando di libri da leggere, non sarebbe male se nelle nostre scuole superiori si leggessero le "Lettere meridionali" di Pasquale Villari. "Mio caro Dina..." è l'inizio di analisi puntuali e critiche su come il popolo del sud vivesse il passaggio dal re borbone a Casa Savoia, che per la sua leggerezza nella forma e per la sua grande sostanza, ben si addice ai nostri giovani in formazione.

Il resto, con le dovute eccezioni, penso siano solo inutili tentativi di mettere in mostra le nostre conoscenze, la nostra erudizione, ma non certo le nostre competenze di storici. Ecco, forse un dibattito aperto sulle pagine di SoveratoWeb, si potrebbe dedicare alla definizione delle conoscenze e delle competenze in campo storico e storiografico.

Mi permetto di segnalare due testi che potrebbero farci riflettere sull'argomento:

Marc Bloch: Apologia della storia o mestiere di storico.

Edward Carr: Che cos'è la Storia?

E concludo con un pensiero di M. Ende nel suo libro "La storia infinita":

"Tutto ciò che accade lo scrivo" disse lo storico.

" E tutto ciò che scrivo... accade" fu la risposta del libro.

 

 Nino Normanno
 

   
   


Chiedo scusa

Lo so che forse sono parole che non si usano più, ma mi sento in dovere di farlo: chiedo scusa.

Chiedo scusa alla sapienza del Prof. Uldericò Nisticò, il quale come al solito ci ha inondato di testi scritti dalla sua magistrale mano.

Chiedo scusa a tutti quei sudditi che sotto i regnanti assoluti, non solo le industrie, ma anche le case ed i beni si sono visti portare via. Qualcuno anche la moglie e la figlia...

Chiedo scusa alla memoria di De Sivo, se nella mia biblioteca di famiglia abbiamo i suoi due libri della "Storia delle Due Sicilie" ed un terzo libro allegato a commento dell'opera dello stesso. E chiedo scusa se nei miei lontani studi universitari ho più volte consultato i sopracitati testi.

Chiedo scusa perchè pensavo che un testo "squisitamente napoletano" potesse aiutarci tutti a comprendere le storie del meridione.

Chiedo scusa a Villari, Bloch e compagnia perchè forse, senza il permesso del Prof. Ulderico, li ho citati. E chiedo scusa anche perchè il Nostro non li cita....

Chiedo scusa anche a tutti quei sportivi che hanno calcato i polverosi campi di calcio, magari qualcuno ha anche giocato nei campi con l'erbetta, perchè qualcuno ,che dubito abbia mai dato un calcio ad un pallone, ci spiega gli assiomi del gioco.

Chiedo infine scusa a tutti quei lettori che devono sorbire questi "siparietti" e faccio ammenda. Non mi permetterò mai più di osare pensare di criticare uno scritto, un pensiero, una dichiarazione del Prof. Ulderico Nistico, non ne sono all'altezza........come nessuno altro credo nel raggio di chilometri e chilometri.

E chiudo senza citazioni latine, greche e senza elencare convegni e libri.

Nino Normanno

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