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SPECIALI PAGINA LIBERA |
Conosciamo la Calabria che vale
Viaggio a puntate di Vittoria Camobreco
Come un beatnik dei tempi che furono ma senza gli eccessi che lo contraddistinsero, parto per quest’avventura che sa di sole e pietra, di silenzio e cristalli zuccherini di frutti spontanei come i fichi d’India che ovunque colorano quest’appendice di terra calabra ricca di storia. Sono a Pentedattilo. Mito della tragedia che intrise di sangue quelle guglie dalle cinque dita nella lontana primavera del 1686, quando l’amore accecò gli occhi e annebbiò la mente di un innamorato che fece strage di donne, uomini e bambini, pur di conquistarsi il diritto ad un amore che stava per essergli rubato. E così Bernardino Abenavoli nobile di Montebello nella notte di Pasqua di quel 16 aprile, annientò la famiglia della marchesina Antonietta Alberti, promessa invece in sposa a Don Petrillo Cortez figlio del consigliere del vicerè di Spagna che il quel giorno era al castello con tutta la famiglia per la festa di fidanzamento della sorella con Lorenzo Alberti, fratello di Antonietta. Tra i fasti di quelle sale incastonate nella roccia, accadde l’eccidio che segnò per sempre la storia di quel prestigioso casato ed del borgo stesso. Ancora oggi si avverte la carezza della passione e lo schiaffo della violenza fra i residui di quello che fu un castello di rara bellezza perché fuso con i ripidi scorci che guardano al mare e dove ancora oggi, si dice, le urla straziate di quella gente, giungono a valle. Ma io non sono venuta per questo e, se l’atmosfera è ferma nel tempo e mi attraversa da capo a piedi, lungo i vicoli stretti e assolati, tra le mura dismesse del villaggio abbandonato, le ragioni della mia presenza sono ben altre, più felici, più certe di questa storia un po’ frammentaria perché mista a leggenda. Da cinque anni qui si svolge un bellissimo festival internazionale del cinema che concentra tutte le sue attenzioni e regole sui cortometraggi. Pentedattilo Film Festival. Un nome e un evento che vive, fra tralci di vite delle pergole fra le case e pulsa grazie all’iniziativa di un gruppo di giovani professionisti irremovibili sull’impegno a far rivivere il luogo attraverso il concetto di IDENTITA’e cultura, di ricerca antropologica e riflessione. E’ Pentedattilo e nessun altro posto. Radici che solo qui si nutrono e solo qui possono vivere. Emanuele e Maria Milasi, rispettivamente direttore artistico e attrice- coordinatrice artistica, Amerigo Melchionda direttore organizzativo, Massimo Gaudioso (sceneggiatore del film per eccellenza Gomorra) responsabile seminari e giurato, sono affiancati da tanti altri professionisti che rendono possibile l’evento regalando fra i presenti atmosfere magiche e irripetibili. Mi sento coccolata e protetta fra questi amici che mi aspettano, mentre le dimore, passata l’ora calda ma secca e aromatica della siesta, cominciano a schiudersi al mondo con le loro salette cinematografiche e i soffitti di legno, nella penombra che sussurra riflessione e pensiero mentre scorrono le immagini sugli schermi a volte incorniciati dalla roccia. L’idea di far incontrare popoli e culture ha trovato come veicolo il corto: Germania, Cina, Israele, Belgio, Francia, Spagna, USA, Argentina, Olanda, Russia, Inghilterra e tanti altri Paesi del mondo rendono internazionale questo festival dove tutto vive attorno all’accoglienza, l’amicizia, la natura, la creatività, un festival dove è concesso a tutti ma proprio TUTTI di partecipare con le proprie opere. Cosa viene proiettato? Storie di persone, di sentimenti, di disagi, cose belle e non della società contemporanea in un puzzle che attraverso sfumature cosmopolite, richiami e appunti, traccia un ritratto affascinante e mistilineo dell’uomo di oggi e del suo mondo. I particolari nelle prossime ‘puntate’ del reportage
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