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Non bastassero le ire dei suoi colleghi di maggioranza per come si è
comportata in occasione del decreto sui rifiuti, il ministro
dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo è riuscita ad attirarsi anche
quelle della Federazione nazionale dell’industria chimica (Federchimica)
e dell’UnionpIast (l’associazione delle aziende della trasformazione
di materie plastiche. Ai due organismi non è andato giù il
trionfalismo con il quale in una massiccia campagna pubblicitaria il
suo dicastero ha esaltato il fatto che l’Italia sia stato il primo
Paese ad eliminare i sacchetti di plastica «inquinanti». Ma
soprattutto non hanno digerito che il titolo dell’iniziativa sia un
generico «Basta plastica» che rischia di demonizzare totalmente
questo materiale. Di qui la risposta affidata a una contro-pagina
sui quotidiani che mostra non solo l’impossibilità per Federchimica
e Unionpiast di immaginare un futuro senza plastica, ma addirittura
ipotizza la regressione dell’uomo a primate in caso di mancanza di
questo prezioso materiale. La campagna della ministra non dovrebbe
comunque fermarsi: in programma c’è anzi un suo allargamento alla
radio, dove la protagonista dello spot ministeriale, nonostante le
polemiche, scagliandosi contro la plastica esclama: «Basta, ne hai
fatte di tutti i colori ».
Vi. P.
sul settimanale «l’Espresso», n. 31, pag. 17,
del 4 agosto 2011
(Post Scriptum)
Proprio stamattina, guarda caso!, in un
paesino dell’entroterra soveratese, ci è toccato assistere a una
scena davvero paradossale sui sacchetti di plastica inquinanti. Una
signora stava trascinando fino ai contenitori della spazzatura un
bustone (o, per meglio dire, un sacco) di materiale cosiddetto
biodegradabile. Stavamo lì per lì per complimentarci. Ma poi, ci
siamo accorti che al suo interno - assieme ad altra immondizia -
c’erano quattro bottiglie vuote della Coca-Cola e tre dell’acqua
minerale. Evviva! Evviva chi ha avuto la genale idea di eliminare i
sacchetti di plastica inquinante. E di lasciare tranquillamente in
commercio tutto il resto.
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