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« Turno
muore. Ardea cade con lui, città fiorente finché visse il
suo re. Morto Turno, il fuoco dei Troiani la invade e le sue
torri brucia e le dorate travi. Ma, poi che tutto crollò
disfatto ed arso, dal mezzo delle macerie un uccello, visto
allora per la prima volta, si alza in volo improvvisamente e
battendo le ali, si scuote di dosso la cenere. Il suo grido,
le sue ali di color cenere, la sua magrezza, tutto ricorda
la città distrutta dai nemici. Ed infatti, d'Ardea il nome
ancor gli resta. Con le penne del suo uccello Ardea piange
la sua sorte » |
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(Ovidio, Metamorfosi,
XV.)
Questa
cittadina di circa 40,000 abitanti, costruita in
corrispondenza di una rupe tufacea dove sono presenti grotte
che testimoniano una remota antropizzazione del luogo, è
adiacente al comune di Pomezia, col quale intrattiene scambi
culturali e iniziative finalizzate all’aggregazione. Una fra
tutte mi ha piacevolmente coinvolta in quanto pur nella sua
semplicità, l’argomento trattato è risultato interessante
dal punto di vista storico. Organizzata dall’Associazione
Coloni di Pomezia, fondata nel 1989 su principi e valori che
fanno capo alla famiglia, la Festa del grano, ha voluto
raccontare ancora una volta e dal 1990, la vita contadina
legata alla coltivazione di questo alimento fondamentale,
fonte un tempo di nutrimento e di economia, attraverso una
bellissima mostra di antiche fotografie, una di pittura in
esposizione ed estemporanea di cui responsabile è Elena
Claudiani Risorti, una di poesia.
La bellezza
di questi eventi sta nell’assoluta spensieratezza e nel
semplice motivo dello stare insieme per mantenere vive e
magari ancora presenti le tradizioni di un tempo e, di
quelle perdute, almeno il ricordo. Per tutta mia risposta a
questo simpatico e dolce invito, ho partecipato, memore
della mia passione mai spenta per la pittura, alla gara
estemporanea, integrandomi a questo gruppo numerosissimo che
ha visto diversi artisti cimentarsi in varie forme
espressive, non solo pittura. E su una bella aia dove il
ricordo delle coltivazioni del grano è ancora vivo, per
quanto allergica a questo prezioso cereale che evito
accuratamente e a malincuore di mangiare, la sua memoria non
mi ha affatto disturbato e mi sono anche concessa un bel
tango con Giuseppe Perrone poeta e uomo di grande cultura,
nonché cugino tra i prediletti. Dunque, la visita agli stand
animati da creazioni artistiche originali e preziose come
l’intaglio del legno, il mosaico, la scultura, non prima
però di avere riposto pennelli e colori, soddisfatta del mio
piccolo e semplice quadro di ispirazione impressionista,
siamo en plein air, ritratto di un’antica trebbia in bella
mostra davanti a me. E anche io ricevo, assieme ai
partecipanti e alla mia troppo simpatica cugina Domenica,
bravissima pittrice, la medaglia e gli onori, riservati agli
artisti e creativi, gente sui generis, speciale, ve lo
assicuro.
E poi il bel
pranzo finale di romana impronta, robusta, genuina e
saporitissima. Ma, ma..se la cultura gastronomica di questo
territorio mi ha conquistata, (è di qualche giorno la
goduria di carciofi alla romana e quant’altro con il bianco
dei castelli, in una trattoria ai Fori imperiali), è ancor
più vero che l’archeologia, l’arte, la storia di questi
magici luoghi, mi hanno proprio rapita. Una delle più belle
mostre che abbiano mai riscosso il mio apprezzamento, è
quella dedicata al grande scultore Giacomo Manzù, scomparso
nel 1991, di cui ho visitato il museo a lui dedicato ad
Ardea. Scultore, medaglista, grafico e disegnatore, Manzù,
vero cognome Manzoni, povero di nascita, sviluppò il suo
talento prima a Parigi e poi in Italia, dove realizzò
meravigliose opere scultoree in bronzo, espressione massima
della sua sensibilità e abilità artistica. Così diceva agli
studenti dell’Accademia estiva di Salisburgo: “L’opera
d’arte scaturisce unicamente e solo da un moto d’amore… La
condizione essenziale per la vostra opera è che dal vostro
intimo scaturisca un fuoco che investa la materia che non
può restare semplicemente tale, perché sotto le vostre mani
dovrà sublimarsi in spirito. La concezione plastica non deve
essere ispirata da pregiudizi formali, ma soltanto
dall’amore”.
Cosa poter
aggiungere dopo tanta nobile visione, se non che Ardea è
anche chiese, memorie preistoriche e medievali, e un bel
motivo per ritornarci. |