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Carissimi Cittadini Amministratori,
vengo a voi con la semplicità di chi ha a cuore il bene della città.
Ma forse anche con l’ingenuità e l’incompetenza di chi non conosce
certe “strategie”politiche?
Però, essendo parroco, non posso, “per amore del mio popolo” (Is.
43, 20) non comunicarvi certi pensieri, - che comunque ritengo
pensati da tanti altri cittadini - , e consegnarvi perciò certe
preoccupazioni.
Sì, sono preoccupato per la stabilità etica e per l’agiatezza
democratica della città.
Accenno a quell’agiatezza per cui il cittadino medio possa sentirsi
securizzato non solo dal Primo Cittadino, ma anche da ogni
Consigliere.
Sono in un sovrappensiero che mi assilla da tempo e che l’emergenza
climatica ultima, che ha prostrato non poco la nostra città, ha
rafforzato in me.Vi parlo innanzitutto come cittadino.
E come tale pongo un’opportuna attenzione alla vita della “cosa
pubblica”.
E poi anche come Parroco.
E come tale devo sentirmi padre di tutti, e quindi riferimento di
convergenza di tante attese, speranze e sofferenze. E proprio per
questa mia posizione vado costatando e registrando non poche
preoccupazioni per il futuro da parte della nostra gente.
Ricorderete che mesi fa, in occasione delle elezioni, la nostra
Comunità parrocchiale compose una riflessione sull’ “Amministratore
saggio e fedele”, che qui vi riconsegno. Vorrei rivisitare qualche
passaggio di quell’opuscoletto, sostenuto anche da varie riflessioni
che andiamo facendo tra i laici della comunità ecclesiale, e che
sento forti anch’io nella mia coscienza di cristiano, educato dal
Vaticano II e dai ripetuti appelli che il Papa e l’Episcopato
italiano rivolgono ai fedeli.
Talvolta raccogliamo sulla “pelle” del nostro pensiero, e ancor più
sulle corde del nostro cuore civico e nelle pieghe della nostra
anima politica, che desidera verità sulle cose, uno strano
presentimento: ma davvero tutti i consiglieri vogliono il bene della
città?
O sono stati messi là (alcuni?) per una strategia dell’uno contro
l’altro o “dell’uno a favore dell’altro”, invece che dell’uno per
tutta la Comunità civile?
E allora vi apro anch’io il canale “Marini o Caramante ”del mio
scavo morale e vi faccio cogliere il ciarpame, che talvolta si
annida nelle paure della gente, e tra questa, a volte, anche del
sottoscritto. Sì, non l’abbiate a male, ma quando si parla con la
maggior parte di voi amministratori, con la casacca di politici del
vostro gruppo, del vostro partito, ci sentiamo sempre un po’ presi
in giro: “Ci diranno la verità?”, ci chiediamo.
Così come anche talvolta pensiamo se l’ascolto che ci date è
finalizzato ad estorcerci il consenso per altri “capitolati” di
sistemi di interessi, che verranno alle prossime scadenze
elettorali.
Abbiamo la sensazione - è solo sensazione?- che ciascuno di voi
dedica all’altro suo collega e agli altri colleghi poco tempo, e
questo comportamento credo riteniate che non permette agiatezza di
circolazione di interessi per la collettività.
Come anche appare alla città che quasi vi sforziate a comparire a
tutti i costi divisi, anche all’interno della propria compagine di
riferimento.
Noi non veniamo a conoscere tutti i congegni “iussivi”, che
provengono dalle vostre segreterie centrali di partito, dei centri
periferici o centrali; non conosciamo tutti i “passaggi” delle
vostre stanze di gruppi e commissioni, ma avvertiamo che forse
procedete sempre col prontuario di codici, e sempre adattabili a
seconda delle opportunità: da dovunque si inizi, si arriva sempre a
raccogliere un utile finale politico che vi conserverebbe in uno
status securizzante.
E tuttavia è anche evidente che qualcuno tra voi è solo prestato
alla politica e ciò lo rende più libero.
Vi sia chiaro che il sottoscritto crede alla politica, ma a quella
del servizio.
Ma un continuo lavoro di sostegno alla tesi di ciascuno di voi,
attraverso il raccattare consenso e sicurezza al partito e alla
piazza, non è politica con la P maiuscola.
E comunque per voi vige sempre l’impegno di controllarvi
partiticamente perché il risicato equilibrio che vi è concesso
chiede a ciascuno di voi di tenere sulla corda l’altro, in modo che
questo altro, vi debba, poi, sempre concedere spazio vitale di
sopravvivenza.
Ma non si può governare con la costante sindrome dell’agguato di chi
mi può togliere lo spazio vitale.
Perché, alla fine qualcuno pur perderà stabilità: e proprio così si
è di fatto arrivati nella precedente amministrazione.
Perché far finta che andate sempre d’accordo?
Perché il cittadino politico deve vivere sempre con l’ansia che
ciascuno possa essere sfiduciato, e magari anche all’interno della
stessa maggioranza?
Sapete, a lungo andare, e proprio dopo ciò, saremo sfiduciati
proprio noi cittadini, prima ancora che voi.
Sì, poiché i margini di autosufficienza dei voti sono risicati già
nel vostro interno, sia nella maggioranza che nella minoranza, voi
inducete su di noi un’instabilità ordinaria di consenso e fiducia
politica nei vostri riguardi!
A chi si dovrà accordare fiducia?
Dovrà cercarsi un altro progetto politico?
E tale instabilità a chi giova?
La stessa minoranza ci appare estremamente
dispersa e concorrenziale al suo interno, se non addirittura
disinteressata a fare unità per una proposta alternativa ed
integrativa, secondo il gioco democratico pluralistico.
Inoltre, anche se non sono uso a leggere i tatticismi partitici e
politici, anche per il limite mio del tempo, talvolta mi chiedo se
davvero vi lasciano governare i vostri ex amici di cordata. E se
coloro che vi hanno buttato nel tenzone vi promuovono nella vostra
“nuova” coscienza di uomini pubblici e non più privati. Lavorio di
autonomia, questo, che deve definire ognuno che ha responsabilità
diretta sulle coscienze.
Alla fine, secondo la morale laica più accreditata e secondo il
Vangelo, deve decidere e orientare solo colui che di fatto, poi, sta
ordinariamente in situazione, tra le gente “concreta” e non chi già
si preoccupa adesso di dover carpire voti dopo.
Avvertiamo, ormai da anni - e ciò l’abbiamo riscontrato anche con la
precedenza maggioranza - che gli equilibri numerici sono risicati. E
soprattutto risicati e approssimativi sono i motivi per vedervi
seduti negli scranni di quel programma cittadino dove la speranza e
i consigli spesso se ne stanno davvero “nudi e soli”.
E perciò con l’insistenza valoriale di altre volte e con la cura e
l’interesse che un parroco può avere per la sua città, vi chiedo:
perché non convenite sull’unico interesse del bene comune? Di
qualunque partito voi siate, di qualunque maggioranza e minoranza
siate, di qualunque amico che vi ha “portato”, adesso dovete pensare
al “bene comune”.
Cosa vi trattiene dall’ adoperarvi per purificare eventualmente,
anche le vostre ascendenze o partiti o gruppi, per rispettare meglio
la nostra città?
Sì, ce ne accorgiamo, alcuni tra voi stanno insieme per motivi
contingenti e non per costruire, anzi sappiamo che giocano a guardie
e ladri.
Perché la logica del partito dev’essere più cogente del bene
concreto, della nostra situazione, nelle difficoltà concrete (si
pensi al discorso economico e al dissesto)?
Sì, come vi dicevo all’inizio, proprio questo mio genere di
messaggio, può suonare ingenuità secondo una logica della partitica
(politica?)
Ma quanti tra voi si sentono cristiani certamente si accorgono che
alcuni ordini di scuderia, che piovono dall’alto o dai vari palazzi
“autorevoli” o dai propri interessi proiettati a scadenza future,
sono lesivi della dignità di chi vi ubbidisce e danneggiano il
tessuto comunitario.
Ma non possiamo non ricordarci che anche la politica ha un’etica!
Siamo mica di quelli per i quali il “fine giustifica i mezzi”? o che
“Parigi che vale bene una Messa?”
E così mentre tra voi alcuni inventano come riuscire a stare
insieme, la città risente di questo “regime allargato di minoranza
progettuale” e pattuita ad acta.
In questa nostra città la gente soggiace ad un regime pervasivo di
minorità, la minoranza della speranza, la minorità del futuro così
gravemente incerto!
Carissimi, il posto che occupate è serio perché voi ogni giorno
vivete ore di serietà amministrativa.
Lo si sa da tutti che c’è un dissesto finanziario, e forse che anche
i laici della Chiesa non se n’erano accorti prima?
Eppure come sacerdote del Vaticano II e di questo Episcopato
italiano e di questo Papa, da anni sto lavorando, e con me i cari
confratelli sacerdoti, sì, sto lavorando perché i credenti laici non
si fermino solo alla Domenica e alla preghiera dei fedeli, ma vadano
nell’agorà e nelle vie della storia soveratese e preghino le
“preghiere di giaculatoria concreta”, mentre devono camminare e
sporcarsi nel concreto, fuori del tempo.
Adesso (ma non in questi ultimi giorni) tutti dicono che “quelli di
prima” ci hanno fatto molto trastullare e poco pensare.
Quante volte a qualche consigliere precedente ho detto di non
offendere quegli smarriti che, riducendosi nella dignità, venivano a
chiedere a noi quanto, invece, avrebbero dovuto avere dai servizi
sociali della città! Mentre all’epoca c’erano molte azioni politiche
di socialità festaiola. Ma de hoc satis!
Io stesso, quando ho visto la logica offensiva della dignità, da
parte di qualche amministratore precedente, non ho chiesto niente al
Comune a ai singoli amministratori.
E così, nel caso del nuovo Oratorio, che è un bene per tutta la
città, non ho chiesto un euro, mentre qualcuno voleva offendermi e
qualche altro voleva “comprarmi”. E se pure qualcosa mi era “dovuto”
come servizio sociale, prevedendo il crac etico, prima ancora che
finanziario, non mi sono “venduto”.
Carissimi, col cuore di un parroco mi permetto di invitarvi a
rivedere tante cose.
Rivisitate il vostro impegno comunitario!
Difendete gli interessi di tutti e non di parte, fate di tutto per
non farvi ingessare nella coscienza dalla carriera politica,
dall’immagine, dal consenso, dalle ore di gloria affettiva con gli
amici, dalle frequentazioni trasversali (due piedi in una scarpa, un
piede in due scarpe…-, sottostare a cliché che offendono la civicità,
delle persone intelligenti).
Non rendetevi ostaggi della “logica dell’opposizione per
l’opposizione”, del silenzio di omertà laddove scorre l’illegalità,
della latitanza, della nostalgia del passato, dei sobbalzi per il
fumus populi.
Carissimi, state dunque all’inizio del vostro mandato, e se è vero
che dovete “purificare” tante cose del passato, è pur vero che
dovete imprendere, dovete porre gesti di impresa, di etica
innanzitutto, e poi, anche di edilizia. Sì, ponete gesti non solo in
difesa, ma anche in attacco, altrimenti la gente si deprime e si
scoraggia.
Tanto in ogni modo qualcuno vi criticherà. Non è meglio che voi vi
facciate criticare per scelta e non per inerzia o per permissione?
Ardisco: e se proprio qualcuno tra voi non si sentisse più?
Tra il rischio del trascinarsi o dell’incerto rischiare in un
supplemento di responsabilità e di coraggio, è ovvio che lo si
inviti anche a dimettersi, qualora ci fossero altri più capaci di
libertà, di eticità e di professionalità.
Scusatemi se ardisco tanto.
Lì nel palazzo e in certi uffici si tollerano ancora cose assurde e
lesive della legalità; il tempo è schiacciato nelle sue lancette e
quindi non c’è più rapporto tra prestazione, durata, professionalità
Il vostro silenzio, il vostro rimando si ergerà contro di voi quando
verrà alto il vero..
Ma so che non volete che ciò avvenga.5
E allora, coraggio!
Troverete nella Chiesa, come nell’ultima situazione dell’alluvione,
certamente una parte di città che non vi si opporrà, se pure qualche
volta, e con discrezione, vi userà il servizio della criticità.
E tale stile l’abbiamo avuto anche con Mancini.
È una prassi della Chiesa e di quella Chiesa educatrice, che
certamente non insuffla e non crea barricate, ma che, comunque con
la sua discrezione, nel suo “opportuno” silenzio, stupida non è…
È un modo per far crescere la libertà e l’appartenenza.
A tutti tra voi, amministratori di maggioranza e minoranza, dico che
non conviene che vi riduciate a giocare solo in difesa; come anche
non vogliamo nemmeno che qualcuno si agiti solo per tutto il campo
scoordinatamente e raccogliendo solo i gonzi o, peggio ancora, i
sordidi che purtroppo, pur resteranno ai bordi del campo e
aspetteranno solo di fare confusione alla fine della partita.
Sì, nessuno ci prenda in giro: ce ne accorgeremmo.
I voti che si raccolgono, “raccattandoli” ai margini della dignità,
nelle case o nelle strade, prima o poi si rivolgeranno contro.
Fate squadra e ciascuno sia orgoglioso del suo ruolo.
A quelli che tra voi vogliono essere cristiani, ricordo che “il
servizio in politica è la forma più alta della carità” (Paolo VI).
Coraggio a tutti! Fidate sulla vostra dignità, sulla sapienza di
quanti hanno fatto grande la nostra città per servizio e onore,
anche se per la memoria di ciò dobbiamo riandare un po’ indietro.
E poi c’è tanta gente buona che vuole ancora credere nella
possibilità di un bene maggiore.
Se può farvi bene, vi consegno due sapienze trovate in un cimitero:
“Qui giace un uomo che poteva fare di più”.
“Ciò che tu non farai, altri non lo faranno”.
Carissimi, Buon Natale! (1)
Sapete, a Napoli nei presepi mettono sì gli ignavi, ma anche le
persone che ordinariamente rischiano nel bene e ai quali si dice :
“Quello sì, che è un Signore”.
Che andando a S. Gregorio Armeno (vicolo dei presepi) io possa
trovare tutti voi tra quelli che aprono varchi di speranza. Che si
possano trovare statuine in terracotta che rappresentino voi che
fate defluire il peccato di omissione, che forse qualcuno avrà anche
consumato fin qui. Facciamo defluire il fango interiore così come
abbiamo fatto giorni fa con quello fisico.
E che sul Presepe ci siano anche tanti volti di gente che si è
adoperata ad uscire fuori dagli schemi di sempre: questo Dio-Bimbo è
fortemente un destrutturante fin dalla sua nascita.
Vi penso con l’impazienza di vederci liberi e “ulteriori”.
Non vi preoccupate, potete contare sul parroco, eccetto che lo
vogliate usare. E comunque, poiché anch’io devo fare un Natale
destrutturato di me, mi impegno ad ulteriore libertà e carità, anche
per la città e quindi per voi.
Don Bosco, compatrono di Soverato, vi apra cammino.
Vi confermo la mia disponibilità a quell’incontro interpersonale che
possa chiarirvi qualche mia affermazione e per quel confronto che ci
fa crescere nel rispetto reciproco e nella libertà.
Buon Natale! Buona novità di vita politica.
Soverato, 09.12.11
Il Vostro Parroco
FONTE
SALESIANI
SOVERATO
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