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In altre occasioni non ho usato questo strumento comunicativo della conferenza
stampa; tuttavia, in questa circostanza, dopo aver sentito il Consiglio
Pastorale e i Confratelli Salesiani, ritengo di farne uso per rispetto della
verità. Lo faccio perché ogni coscienza si avvii a quella libertà interiore che
poi prelude alla pace con sé e con gli altri. Lo faccio, come dice il profeta
Isaia, “per amore del mio popolo non posso tacere” (Is. 62.1) e lo faccio per
onore alla verità su fatti circostanziati e su affermazioni attribuitemi
che, ad ulteriore provata garanzia del vero, possono essere riconosciute vere o
meno da persone degne della stima locale. Lo faccio perché, se ce ne fosse
bisogno, possano rasserenarsi tutti. In questa sede non mi preoccuperò di chi ha
tutto l’interesse di riferire di ciò che riesce a sentire e a comprendere,
quanto lui vuole che si riporti e, magari, manomettendolo. Ora ci si è trovati
in una stagione di particolare attacco alla Comunità ecclesiale, che è accusata,
particolarmente nel suo ruolo istituzionale, di colpe non solo infondate, ma
inconcepibili. Sebbene si viva in una generale, complessa e, talvolta, confusa
lettura della crisi economica, e stiamo attraversando, anche qui in loco, un
momento molto critico; tuttavia non è dato di scambiare come nemici o oppositori
del regime quanti si ponessero in una dialettica democratica a dare contributi
per una ulteriore lettura della situazione. Né tantomeno va vista come
affronto al governo locale la lettera del Parroco inviata, dopo l’alluvione, a
tutto il Consiglio Comunale. Io, avendo notato, che in quella situazione
concreta, il primo cittadino era rimasto quasi del tutto solo nella fatica di
quei giorni, da parroco, cioè da padre di tutti, pur nel rispetto della
specificità dei due Enti, Comune e Parrocchia, avevo offerto ripetutamente e
concretamente, il mio aiuto, sebbene nella povertà dei mezzi e di persone. E
di fatto si è creata una gara di accoglienza e di aiuto da parte dei giovani e
della Caritas con quanti erano nel bisogno. La lettera “In necessariis unitas”
era un invito a ciascuno, proprio a ciascuno, anche alla minoranza, a superare
le distrazioni ordinarie di interessi di parte per sentirsi corresponsabili
degli interventi immediati, pur comprendendo che la nuova amministrazione aveva
ereditato situazioni difficili di gestione. In questo tempo la Comunità
ecclesiale è stata ripetutamente fatta oggetto di attacchi e si sono riversati
sospetti gravi circa la sua correttezza interlocutoria, particolarmente nel
ruolo di colui che la rappresenta autoritativamente, il Parroco. Perciò
ufficialmente devo smentire le affermazioni del primo cittadino, il
quale sostiene che durante le omelie della notte di Natale e del giorno di
Natale io abbia invitato il Sindaco e l’Amministrazione e dimettersi.
Questo non ha prova storica, e ciò è attestato da tante persone di tutto
rispetto, che erano presenti alle suddette omelie. Tale grave accusa non
trova accoglienza nel mio stile di pastorale ordinaria. Infatti, essa,
ispirandosi al Vaticano II, rispetta ciò che è democraticamente costituito e
demanda agli organi laici competenti le decisioni in merito ai problemi di
ordine politico-amministrativo. Inoltre la Pastorale Salesiana educa a quella
laicità che fa parlare non solo in libertà della democrazia e dei suoi
rappresentanti, ma che anche porta a smascherare ogni alleanza irrispettosa
delle due identità, civile ed ecclesiale. Don Bosco, poi, insegna a mettersi a
servizio della Comunità con uno sguardo particolare rivolto verso il mondo dei
giovani, del disagio e dei poveri. E di ciò, sia i miei predecessori che il
sottoscritto, continuiamo a dare segno di autenticità, nel rispetto della
competenza e nel buon senso di un’accoglienza umanitaria, che non sempre ha
bisogno dei riflettori e delle testate: si pensi al continuo lavoro che fa la
Caritas, l’Oratorio, l’accoglienza anche dei disagiati che frequentano la scuola
salesiana con sconti e addirittura con gratuità. Ravvisare nella
figura istituzionale della Parrocchia persone che abbiano influito su scelte di
singoli (le dimissioni di Procopio) e di gruppi (atteggiamento della minoranza)
o anche dare credito a singoli, opinionisti o enti che sulla stampa intendono
strumentalizzare quanto a loro fa comodo (si pensi agli ultimi articoli di chi,
rovistando nelle affermazioni del sindaco intende confermare che la Chiesa ne
abbia chiesto le dimissioni), ebbene tutto ciò rappresenta uno stile di
comunicazione che ancor più confonde l’opinione pubblica, che invece dev’essere
aiutata a cogliere quali siano i veri problemi della comunità, che aspetta
risposte e per cui insieme bisogna pensare e partecipare nella ricerca delle
soluzioni. Il sottoscritto abitualmente s’incontra con gli organi di
partecipazione e comunione. La nostra città ha bisogno di metodologie
convocative sempre più allargate e responsabilizzanti. E talvolta le girate a
chi di ragione. Non è immaginabile che un Parroco-Direttore, con il suo tanto da
fare, si metta a proporre ricette di amministrazione politica. Chi le ha
proditoriamente riferite al Sindaco, non solo manca di correttezza etica, ma
fondamentalmente di dignità umana. Ma viene da pensare che in taluni si danno
anche difficoltà di comprensione di quanto si ascolta… Quanto poi agli auguri
dati dal parroco ad ogni fine messa di Natale, come si è solito fare ogni anno,
appunto, si augurava a tutti di contribuire a superare questi momenti delicati
generali e particolari. Ripeto, il buon senso, anche di un uomo sprovveduto, non
avrebbe mai usato un’assemblea natalizia per turbare ulteriormente le coscienze.
Mi chiedo cosa ci sia sotto questa congettura delle cose che non ho mai
detto. La nota della Parrocchia poi letta domenica 8 u.s, e che è affissa in
bacheca, è una ulteriore chiarificazione della strumentalizzazione di
affermazioni gratuite. Bisogna sempre andare alla fonte delle cose e non
affidarsi al sentito dire. E pur ci chiediamo, il Consiglio Pastorale, la
Comunità ed io perché questo attacco così inopportuno e alquanto forte! A chi
giova? Questa domanda l’ho già posta al Sindaco il 29 u.s. La Chiesa, che è
“madre e maestra” (Giovanni XXIII) nei suoi ministri tiene solo desta la
coscienza del bene comune, e talvolta lo fa con fermezza (cfr Giovanni Paolo II
e Benedetto anche nella loro visita in Calabria), ma non entra nella prassi da
adottare. Ciò spetta ai laici cattolici presenti negli organismi specifici e
agli uomini di buona volontà. Quanto poi all’Orto dei Salesiani,
ribadisco, a nome dei Salesiani, che tale tema non doveva essere di
pertinenza pubblica. Cosa invece, che è stata posta da pubblici ufficiali e dal
Sindaco ad un uditorio vasto, quale la cittadinanza a cui non deve interessare
ciò che è privato. Anche in ciò ci chiediamo il perché di questa caduta di tono
relazionale e comunicativo. Ci sembra un comportamento non solo improprio, ma
anche improvvido. Cosa deve pensare la coscienza mediamente etica e civica?
Bisogna convenire che si è andato davvero un po’ oltre, vero? Ciò che
eventualmente ci si è detto in privato, pur dandosi visioni diverse di
interpretazioni, va proprio sciorinato a tutti? E, soprattutto, perché si è
inteso farlo? Ogni famiglia deve amministrare le sue risorse con oculatezza,
anche con attenzione sociale e comunitaria per la città (il progetto prevede
tutto ciò). La Comunità salesiana, servendosi della metodologia democratica e
con tanto di ufficialità, senza incontri di corridoi o di uffici o di
“mediazioni” personali estenuanti, fuorvianti e, talvolta …rischiosi, continuerà
a far valere i propri diritti. La loro liceità o meno è data da comprovare
dagli organi competenti, riconosciuti dal nostro Stato, evitando simulazione e
dissimulazioni che aggravano ancor più il presente clima di confusione, di
ambiguità e di dispersione del bene democratico. La comunità salesiana non
intende barattare con mediazione accomodatizia ciò che, invece, le può essere
riconosciuto con diritto. Anche se ciò ci sta prendendo tempo e, ahimè!, ci
sta facendo entrare in gineprai non sempre edificanti. Inoltre rifiuta ogni
addebito che proietta ombre sulla Comunità ecclesiale. L’operazione di
alienazione dell’orto, che si intende fare a termine dei tempi “tecnici” e che
si voleva far “avanzare” con trovate non idonee alla liceità, e, poi,
stranamente, penalizzata con i successivi ritardi burocratici “occorsi”, mirerà
ad un ricavato, che aiuterà la Famiglia Salesiana a poter programmare una più
congrua organizzazione delle sue risorse. Inoltre tale vendita è anche un
esigenza di rispetto per i bisogni sociali del territorio: invochiamo una
edilizia che promuova più convivenza, più residenzialità soveratese e più
servizi nella zona. Qui non intendo riprendere altri temi, purtroppo pur
impugnati e propagandati sul mercatino di Soverato come, ad esempio, quello del
nuovo orientamento, già definito dalla amministrazione precedente e da tutti
ritenuto “liberante e aperto”, di non far salire nel cestino per incoronare la
Madonna nessuna autorità amministrativa civile ed ecclesiastica, come peraltro
si fa dovunque in Italia, e noi siamo in Italia. Ormai da due anni abbiamo
voluto affidare questa tradizione dell’incoronazione ad un giovane, e tutti già
lo sapevano, anche perché a suo tempo era stato sufficientemente socializzato
anche dagli organi di stampa. Cosa concludere? Certo, in tanti si resta
interdetti per questo attacco che, in modo inopportuno, per dirla
eufemisticamente, intreccia insieme pubblico e privato, civile ed ecclesiale col
rischio di ridurre l’autonomia del servizio specifico, quello di incoraggiare
all’unità e all’attenzione al bene comune. Addirittura si può rischiare di
citare inopportunamente e in modo fuorviante anche il nostro Arcivescovo, quasi
che sia dato ad altri enti di pesare la liceità comportamentale della categoria
specifica della Chiesa. Cosa c’è sotto? Purtroppo ognuno intende fare la
sua lettura. Io faccio quella “terra terra”che con molto realismo si attiene
alle cose capitate. Forse non si è gradita la lettera “In necessariis unitas”?
Forse si è voluta usare la Chiesa nella problematicità delle dimissioni di
Procopio (è stato detto il 29 sul giornale e nell’intervista televisiva
dello stesso giorno)? Forse si è voluta distrarre la città da altri problemi,
usando la Chiesa? Forse che la questione dell’orto, nella sua gestione
burocratica, abbia altri risvolti da quelli dichiarati? Sono convinto che il
Sindaco ha a cuore la città e perciò anche di quella grande porzione cittadina
che si ritrova nella cultura e nella prassi tipica e ufficiale della Chiesa, e
che pure ha peso politico. Gli auguro di mantenersi libero in questo intento,
visto che poi di fatto, è proprio lui che porta di più il peso del servizio alla
città. A chi giova creare divaricazioni in tempi difficili? Certo, non si può
spiegare come improvvisamente le sue relazioni siano cambiate rispetto al tempo
precedente alla mia lettera. E pur in tanti dicevano (opportunamente o
inopportunamente) che il Parroco faceva tifo per il Sindaco! Ma un parroco
rispetta ogni Sindaco, cosa che ho fatto anche col Dott. Mancini e per ben sei
anni, e anche quando ci sono stati dei momenti dialettici! Come mai in sì pochi
mesi tutto si è capovolto? Alla chiesa non interessa processare le intenzioni. È
tempo di riportare le cose, tema per tema, nel loro alveo, senza confusioni e
senza far esondare la prassi di vita buona in quella umbratile o turbolenta.
È il tempo di
non farsi usare da quel carezzevole venticello di … per cui ci fanno diventare
personaggi del giorno e magari anche con qualche puntata di sfottò, di
intelligente umorismo e fine ironia per cui, in fondo in fondo, tutto ci si
ritrova, nell’ordinario e come persone ordinarie, forse anche con quel sano
umorismo alla don Bosco: “Laetare et bene facere e lascia cantar le passere”.
E fermo restando che il Sindaco e il Parroco svolgano le loro funzioni,
ciascuno nel proprio campo, e con la loro rispettiva capacità di interrelazione,
sempre per il bene comune, è giunto il tempo che la verità, qualora la si
ritenesse ridotta, la si inveri nelle sedi opportune, senza darsi in pasto a
coloro che, soffrendo di insonnia, non sanno come occupare il tempo se non
sognando le “leggende ioniche”(1).
È il tempo di darsi ciascuno un momento di riflessione e una riproposta
identità, facendosi aiutare da propri collaboratori. È tempo, qualora ci siano
ancora riserve, di attingere ad un supplemento di liberalità intelligente, di
quel buon senso magno-greco e di quella virtù cristiana, piccola, ma così
necessaria, che è l’amore che comunica vis a vis, e senza infarcire la ricerca
di quella mediazione ad oltranza che uccide la scioltezza e il movimento del
cuore, per quanto possa essere anche un po’ corrucciato o turbato. Come ci ha
detto il Papa a Lamezia, bisogna far appello a quella tenacia che non ha paura
del rischio del nuovo. E per il credente si impone ancora di più il dovere della
preghiera, perché lo Spirito fughi gli spettri del male. Dal 29 u.s. già varie
volte ho dato disponibilità al Sindaco di incontrarci. Da parte mia non c’è
resistenza. Don Bosco, che appartiene a tanti a Soverato, anche al Comune,
perche ne è compatrono, e quindi al Sindaco, exallievo, ci dice ancora: “Per le
cose che riguardano la salvezza dei giovani, vado avanti sino alla temerità”. E
il futuro di Soverato non sono le nuove generazioni? E forse che le meno
giovani, cioè noi, non dobbiamo pensare a loro, ai nostri figli, senza perdere
tempo tra le nostre stanchezze? È l’augurio più fervido che rivolgo al Sindaco e
a tutti i laici, non credenti e credenti, che devono pensare a come superare
questo momento critico, senza anteporre altri tipi di problemi, fossero anche
molto personali. Il tempo “calmo e più libero” farà vedere meglio il tutto. E,
secondo quel sano equilibrio mediterraneo-evangelico e perciò salesiano, davvero
ci si vedrà uniti nell’unico scopo di una Soverato che vogliamo più libera, più
“sana”, più bella, quella Soverato, cioè, che credo vogliamo in tanti, incluso
il Sindaco e il Parroco. Da parte mia, della Comunità Salesiana e della Comunità
Parrocchiale si dichiara, come sempre, la massima disponibilità a lavorare, in
libertà e in accordo per il bene comune. La Madonna, castellana e sentinella di
Soverato nella piazza centrale del Paese, vegli e ci orienti. Sì, ancora Buon
Anno! Soverato,
13.01.12 Don Tobia Carotenuto
Direttore-Parroco
e Comunità Salesiana Pastorale
FONTE
SALESIANI
SOVERATO
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