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Ero
sul balcone di casa dei miei “suoceri”, al quarto piano, poco
distante dal mare. Primi di gennaio di quest’anno, e da lassù si
ammirava una distesa di un blu intenso, come lo si può scovare solo
sopra grandi profondità, e con diverse gradazioni. D’estate, lungo
quella spiaggia, c’è un piccolo filo che galleggia a pochi metri
dalla riva che segna la zona dove non si tocca, e i bambini ogni
tanto chiedono ai genitori se si possono arrischiare ad andare oltre
quella barriera fluttuante verso, come dicono loro, il “mare blu”.
Nel blu che diventa presto nero, dove la trasparenza dell’acqua
regala un brivido anche ai locali, anche se più abituati dei
forestieri a vedere quella grande piscina scendere così rapidamente,
divenendo oscura nello spazio di pochi passi. Un vero abisso da cui
potrebbe apparire all’improvviso un “mostro” marino, come un pesce
luna, come talvolta capita anche in Romagna, solo che da noi si
spiaggiano morti, lì te li ritrovi tra te e la riva. E come nelle
migliori tradizioni, l’ultimo giorno della mia permanenza estiva,
prima di tornarci fine anno, oramai al tramonto e proprio mentre
stavo risalendo per tornare a casa assieme alla mia ragazza, è
arrivato un delfino a salutare gli ultimi irriducibili della
spiaggia. Tutto questo capitava a Soverato, la “perla dello Ionio”,
una piccola Rimini sotto molti punti di vista, nel senso che è la
città affacciata su quel mare certamente più organizzata per il
turismo balneare, con una vasta e bella spiaggia (che potrebbe
essere meglio tenuta, come tante altre cose, ma romagnoli si nasce),
i bagni, anzi i “lidi”, diversi locali sulla spiaggia, una piacevole
“passeggiata”, una piccola la zona in centro costellata di locali
sul modello delle cantinette riminesi, e se da noi si va in collina
a mangiare un cocomero o una piada, lì si sale a Stalettì a prendere
una granita eccezionale. Nelle vicinanze c’è pure una frazione che
si chiama Rimini, e non gli manca neppure il problema degli scarichi
a mare, e come i riminesi anche loro sanno quando è meglio non fare
il bagno. Vicinissime dunque Rimini e Soverato… o quasi. Cartina
alla mano, se escludiamo le isole, lungo lo stivale trovate giusto
qualche località della costa ionica ancora più a sud ad essere più
lontana da Rimini, ma roba di poco. Rimini e Soverato sono separate
infatti dalla bellezza di 930 km. Se fate una prova sul popolare
sito viamichelin.it, il calcolatore automatico vi informa che
muovendosi in auto tra pedaggi e benzina dovrete sborsare 140€.
Dipende chiaramente dalla macchina e dalla velocità. Io in 10 ore e
a bordo di una Panda diesel 1.4cc, di euro ne ho spesi un po’ meno,
esattamente 126. Era il 30 dicembre e viaggiavo da solo. La mia
ragazza invece era scesa prima per trascorrere il Natale con i suoi,
in treno. Perché vi sto raccontando tutto questo? Perché la cosa
fenomenale di tutta la storia non sta nella bellezza del paesaggio
trovato, ma lo scoprire la realtà pazzesca che in un viaggio di
quasi 1000 km, una distanza folle in cui le economie di scala e
l’economicità delle ferrovie dovrebbero essere esaltate, e
oltretutto in un momento in cui il costo della benzina per auto è
elevatissimo, un’unica persona a bordo di un’auto, possa spendere
meno e far prima che non spostandosi in treno. Lei, limitandosi solo
alla tratta Bologna-Lamezia Terme spese circa 130€, ai quali va
aggiunto il costo Rimini-Bologna e quello dei 40 minuti di auto
privata tra Lamezia e Soverato, in cui un servizio navetta+ferrovia
è disponibile, ma solo se vuoi passare qualche altra ora tra
stazioni, bus e treno. Ieri ho simulato un acquisto sul sito delle
Ferrovie per un biglietto di seconda classe da Rimini a Soverato
sola andata e i prezzi, per le soluzioni sotto le 11 ore, vanno dai
108 ai 146€, ma anche per viaggi della speranza di oltre 14 ore
(sulla carta, perché poi i ritardi abbondano), si sfiorano gli
80/90€. Cioè, basta essere in due che anche una traversata infinita
a orari impossibili, cui si devono aggiungere i trasferimenti
casa-stazione, diventa più costosa di un viaggio in auto. Per non
parlare dei viaggi aerei, spesso ancora più convenienti. E’ da più
di vent’anni che si polemizza sul fatto che le ferrovie italiane non
sono sfruttate, che andrebbe incentivato il trasporto su rotaia, che
le politiche dei trasporti in questo paese le ha invece guidate
sempre la Fiat, che bisogna cambiare. E tutti i politici più o meno
lì a sostenere questa necessità di cambiamento. Ma nel 2012 questa è
ancora la realtà ferroviaria italiana: un viaggio di 1000 km in auto
tutto a carico di un solo passeggero è più conveniente e veloce
dell’equivalente in treno. E con crescente ipocrisia di fronte a una
rete ferroviaria che andrebbe potenziata ovunque e ristrutturata a
livello generale, con il paese in grandi difficoltà economiche, si
sopprimono i tanti treni a lunga percorrenza, mentre con gran
sfoggio di presunzione futurista si vogliono destinare tante delle
poche risorse che ci sono nel terribile buco mangiasoldi della
Torino-Lione, e solo perché il costruirlo oggi è ritenuto più utile
che l’usarlo domani. (Simone Mariotti - Voce della
Romagna) |
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