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Istituto "Maria Ausiliatrice" di Soverato - Visita guidata a Cosenza

   


L’8 Maggio 2012 l’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Soverato ha organizzato una visita guidata a Cosenza, coinvolgendo circa novanta gitanti tra allievi e docenti di Scuola secondaria di I grado e del Liceo delle Scienze Umane.

L’itinerario si è sviluppato attorno a due momenti: protagonista della mattinata è stato il bellissimo centro storico della città, con la visita del Duomo, del Museo dei Brettii e degli Enotri, della Tomba dei fratelli Bandiera e di Palazzo Arnone; nel pomeriggio la comitiva si è spostata più a Nord, in visita al Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia.

Ripercorrendo le immagini di questa esperienza, emerge da subito l’interesse e la curiosità degli alunni per le bellezze artistiche, per le tradizioni e la magia di una semplice passeggiata per le strette vie del centro storico. Grazie alla voce narrante delle docenti di Storia, prof.ssa Elena Bianco, e di Storia dell’arte, prof.ssa Ernesta Cutruzzulà, riusciamo ad immergerci nell’atmosfera incantata del Duomo, il santuario della Vergine S.S. del Pilerio, costruito intorno alla metà dell'XI secolo e caratterizzato dal coacervo di più stili architettonici. L'edificio è stato consacrato il 30 gennaio 1222 dal cardinale Niccolò Chiaromonte, Delegato Apostolico alla presenza dell’imperatore Federico II di Svevia. Il 12 ottobre del 2011 è stato riconosciuto come Patrimonio testimone di cultura di pace dall'UNESCO.

Scorgiamo all’esterno una facciata in stile gotico, che fa da contrasto alla semplicità dei colori e della luce della navata centrale dell’interno, sormontata da un tetto a capriate. Immediatamente sulla sinistra della navata centrale, si apre luminosa la Cappella – in questo caso immersa in uno stile barocco - contenente l’icona della Madonna del Pilerio, dal greco puleròs, custode della porta della città. Dalle parole della “nostra” guida, veniamo a conoscenza del miracolo della Vergine, durante la peste del 1576, quando salva la popolazione, ormai allo stremo, dalla forza devastante dell’epidemia. È proprio qui che, riuniti intorno all’immagine Sacra, preghiamo la supplica alla Madonna di Pompei.

La visita del duomo procede con la visione della statua della regina Isabella d’Aragona, morta a Cosenza e oggi seppellita nell'Abbazia di Saint-Denis, e la descrizione, sulla navata destra, dello storico sarcofago marmoreo romano di Enrico VII di Hohenstaufen, figlio di Federico II di Svevia.

Percorrendo le stradine del centro storico, giungiamo nella Villa comunale, ubicata sul Colle Pancrazio, dove scorgiamo alle nostre spalle l’imponenza del Teatro Rendano, di stile neoclassico ottocentesco, stagliato sull’apertura spaziale di Piazza XV marzo, su cui è posta la statua del filosofo Bernardino Telesio.

In seguito, è la volta del Museo dei Bretti e degli Enotri, un accogliente luogo di storia e cultura, dove, insieme ai nostri alunni, apprendiamo dell’origine di questi due popoli e del loro legame con la nascita di Cosenza, definita dagli storici l’Atene della Calabria, per la ricchezza del suo passato culturale. Proseguendo, incontriamo i resti di un’antica dimora romana, situata in Piazzetta Toscano, dove su un lato ha sede la Biblioteca Nazionale di Cosenza, sull’altro l’antica sede arcivescovile della città. Inoltre, Piazzetta Toscano è stata di recente arricchita da un intervento architettonico del Prof. Marcello Guido, il quale, attraverso l’utilizzo di lastre inclinate e trasparenti, ha voluto fornire allo spettatore la fruizione simultanea dei resti sottostanti, appartenuti ad epoche storiche diverse.

Dopo aver sostato sulla Tomba dei fratelli Bandiera, ci dirigiamo verso la Galleria Nazionale di Cosenza, Palazzo Arnone, dove, divisi per gruppi, abbiamo l’opportunità di ammirare la mostra pittorica dei più grandi tra gli autori del Seicento artistico, tra cui Mattia, Gregorio Preti e Luca Giordano.

La visita si ferma per una breve pausa- pranzo a Commenda di Rende, presso Parco Robinson, dove consumiamo il nostro pranzo a sacco e condividiamo la spensieratezza e l’allegria di una giornata davvero molto speciale.

In seguito, ripartiamo verso Ferramonti di Tarsia. Qui, in uno scenario isolato e dal ricordo amaro, entriamo nel poco conosciuto e più grande campo di internamento fascista italiano, con una presenza media di oltre 2000 persone ed una punta massima, raggiunta nell'estate 1943, di 2.700 persone.

Costituito da 92 baracche su un territorio di circa 160.000 mq, circondato da un recinto di filo spinato, il Campo di Ferramonti sorgeva nella Valle del Fiume Crati, a circa 6 km dal paese di Tarsia, in una zona paludosa, dove alcuni internati si ammalarono e morirono di malaria.

La guida ci racconta dei giorni di prigionia degli ebrei e di come il Direttore del campo del 1943, il Dott. Paolo Salvatore, sia stato benevolo nei loro confronti, nonostante le cattive condizioni igieniche delle abitazioni, l’incombente presenza di cimici, l’assenza di cibo e la mancanza di libertà. Camminiamo all’interno delle restanti baracche e siamo come pietrificati dallo sguardo perso dei protagonisti delle fotografie, che quasi ci parlano, lanciano la forza di un grido soffocato nel dolore della disperazione.

 Osserviamo, comunque, il tentativo, in alcuni scatti, di vivere una vita “normale”, attraverso la celebrazione di matrimoni con rito ebraico o la costituzione di una squadra di calcio. Emerge, dunque, l’umanità del Dott. Salvatore che prova a nascondere tale situazione e che pagherà con l’allontanamento dal campo le sue scelte antifasciste.

Il silenzio e la riflessione, però, prendono il sopravvento su noi tutti, quando, di fronte alla testimonianza di una delle internate, Edith Fischof Gilboa, cogliamo il dolore e l’amarezza di una donna a cui è stata rubata la giovinezza, ma che oggi ha voglia di raccontare la sua storia, affinchè nelle nuove generazioni la memoria resti viva nel tempo.

 Infine, lasciamo Tarsia e facciamo ritorno verso la nostra Scuola, arricchiti da una giornata densa di significati e innumerevoli sfaccettature, non ultimo l’aver vissuto insieme con gli alunni momenti di gioia e di condivisione, all’insegna di una riflessione storica e culturale di ampio respiro.

 Stefania Asuni

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