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AUTO D’EPOCA E RENOIR

   
Viaggiare in Calabria con le auto d’epoca ti consente di riscoprire vecchie emozioni, strade dimenticate,  suggestivi paesaggi mai visti e a volte ti fa scoprire tesori nascosti come un affresco attribuito a Renoir nella Chiesa Parrocchiale di Capistrano (Vibo V.).

La sua storia è molto affascinante.

Tutto è iniziato nel 1965 quando venne pubblicata da Garzanti la versione italiana della biografia del pittore Pierre-Auguste Renoir /1841-1919),uno dei  più grandi esponenti dell’impressionismo francese , scritta dal figlio Jean dal titolo “Renoir mio padre”;

In essa parla della vita di suo padre e racconta di un suo viaggio in Calabria

“Partì, munito di una lettera di raccomandazione del vescovo, procuratagli dall’amico. A quell’epoca le ferrovie e le strade erano rare in Calabria.

 Mio padre fece il viaggio parte su una barca di pescatori passando da un porticciolo all’altro e parte a piedi.

 La lettera del vescovo gli apriva le porte di tutti i presbiteri.

 Spesso accadeva che il parroco, non avendo che un solo giaciglio glielo cedesse, andando a dormire sulla paglia insieme al suo asinello.

I pasti erano più che semplici, in certi villaggi la gente viveva di fagioli, e la pasta, che gli stranieri credono così abbondante nell’Italia meridionale non la conoscevano neppure.

Varie volte Renoir si trovò dinnanzi a corsi d’acqua ingrossati dalle piogge e resi difficilmente transitabili per la mancanza di ponti

Un giorno, una contadina, vedendo che mio padre non sapeva come cavarsela, chiamò altre donne che lavoravano nei campi.

Accorsero ridendo,erano una ventina e circondarono Renoir, spiegandogli in calabrese cose che non capiva.

 Alla fine entrarono nel fiume, presero mio padre, passandoselo dall’una all’altra come un pallone di rugby, lo trasbordarono sull’altra riva.

Egli faceva del suo meglio per ricambiare quelle manifestazioni di generosità.

 Non aveva molto denaro, ma, per quei villani che vivevano quasi esclusivamente di scambi, anche una monetina rappresentava una rarità.

Quel che li rendeva più felici era che facesse il ritratto al “bambino”.

In un villaggio di montagna Renoir rifece gli affreschi alla chiesa distrutti dall’umidità.

Mi raccontò: <Non mi intendevo molto di affreschi; trovai dal muratore un po’ di polveri colorate.   Chissà se hanno retto>”.

Partendo da quella notizia ed essendo notorio che un francese aveva dimorato in quel tempo a Capistrano, nel 1966 il prof. Giuseppe Pisani, insegnante di attività artistiche nella scuola media di Capistrano ed i suoi alunni riportarono alla luce due dipinti sulle pareti ai lati del portone centrale della Chiesa Madre di Capistrano, sfortunatamente però solo quello raffigurante il “Battesimo di Gesù” era in condizioni di recuperabilità.

Critici e studiosi tra i quali Sharo Gambino di Serra San Bruno, Giuseppe Curatola di Pizzo Calabro, Franco Natale, pittore capistranese, Xante Battaglia, docente dell’Accademia di Belle arti di Brera, fin da subito, hanno sostenuto che nel dipinto Il “Battesimo di Gesù sul fiume Giordano” molti elementi supportano l’ipotesi che il dipinto sia stato rifatto dal maestro dell’impressionismo Pierre Auguste Renoir.

Dagli anni sessanta a più riprese, del caso “Renoir a Capistrano”, si è interessata la stampa e le televisioni locali, nazionali ed estere.

Nell’agosto del 1993 anche Vittorio Sgarbi ha visitato il dipinto.

Se passate da quelle parti andate a vederlo Vi assicuro che l’emozione della scoperta vale il viaggio.

 

FRANCO CERVADORO

DIRETTORE DELL’AUTOMOBILE CLUB CATANZARO

 


 

   
   

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