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Avrebbe
dovuto essere demolito. Forse invece potrebbe essere magari
condonato, e pronto ad aprire la prossima estate. E’ il lido “La
Rosa dei venti”, di proprietà della ditta Antonio Procopio e c.
Procopio è già titolare, insieme ai fratelli, della “Marinella”,
storico stabilimento in centro. La nuova costruzione sorge in zona
Glauco, area dove le spiagge libere hanno via via lasciato il posto
a nuovi lidi e locali trendy, in una delle più belle insenature del
litorale. Una zona che durante la scorsa estate ha fatto discutere
molti turisti e residenti, tra super-congestionamento dell’unica
stradina che porta alle spiagge, sulla quale nei giorni clou di
agosto è capitato di assistere a lunghi incolonnamenti di auto,
difficoltà di circolazione per i parcheggi selvaggi su entrambi i
lati della piccola carreggiata, e anche un un’area di sosta a
pagamento, della cui regolarità si è a lungo discusso. Proprio nei
pressi di quest’ultima, sulla spiaggia antistante il ponticello che
immette nella stradina, è stata costruita parte di una nuova
struttura balneare in ferro e calcestruzzo, “La Rosa dei venti”
appunto, prima che un fuoco di sbarramento di provvedimenti del
Comune, della Capitaneria di porto, e persino della Soprintendenza
dei beni archeologici, fermasse i lavori e ne ordinasse la
demolizione. Il Comune, in particolare, aveva avviato in gennaio un
procedimento amministrativo di “sospensione e demolizione delle
opere realizzate in difformità dei titoli assentiti”, come accertato
in un sopralluogo del 18 gennaio da polizia municipale, guardia
costiera e tecnici comunali del settore urbanistica. Circa due mesi
dopo, interveniva anche la Guardia costiera denunciando
“l’occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo”. Anche
Provincia e Regione, con atti successivi, hanno sollecitato il
Comune a prendere provvedimenti. Il 21 maggio l’ente comunica un
nuovo avviso di avvio procedimento, diffidando il proprietario a
demolire e pagare gli indennizzi. Nel frattempo arrivava anche la
soprintendenza, chiedendo al Comune di ordinare l’immediata
sospensione dei lavori, ordinanza emessa il 12 giugno. A questo
punto, il lido incompiuto, circondato dai sigilli, ha fatto bella
mostra di sé, all’ingresso del Glauco, per tutta l’estate. Senza
però essere demolito. A fine luglio, infatti, la ditta Procopio ha
presentato richiesta di condono ambientale, mediante accertamento di
“compatibilità paesaggistica dei lavori riguardanti lo
stabilimento”. E chiedendo anche l’attivazione della conferenza di
servizi, cioè di tutti gli enti preposti a decidere. Procopio ha
anche presentato ricorso al Tar contro il Comune, per l’annullamento
dell’ordinanza di sospensione dei lavori. Martedì scorso, in Comune,
ecco la riunione della conferenza servizi, convocata dalla dirigente
del settore urbanistica, Vincenza Chiaravalloti. Da notare che erano
assenti ben cinque dei nove rappresentanti istituzionali invitati.
Non c’erano le soprintendenze per i beni archeologici, non c’era la
Regione, settore demanio, non c’era il Genio civile. Mentre erano
presenti il titolare della ditta, il suo legale, Francesco Pitaro, e
il suo progettista e direttore lavori, Carmelo Pagnotta, che hanno
ribadito che i lavori in questione sono stati debitamente
autorizzati, e non presentano alcuna difformità con i permessi
ricevuti. Unica istituzione presente, oltre alla Chiaravalloti, la
Provincia, che però si è dichiarata incompetente sul caso specifico.
La conferenza tornerà a riunirsi mercoledì 24. E dovrebbe dare un
parere definitivo, in attesa che si pronunci il Tar.
Teresa Pittelli - Calabria Ora
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