|
Per vedere gli Articoli pubblicati in questa pagina: info@soveratoweb.it |
SPECIALI PAGINA LIBERA |
Catanzaro Sala: ricordi ferroviari
Sono ormai trascorsi quasi tre anni da quel 15 giugno 2008: in quel fatidico giorno, o meglio nella notte tra il 14 ed il 15, veniva definitivamente soppressa la vecchia tratta ferroviaria da Catanzaro Lido a Settingiano, via Catanzaro Sala, facente parte della traversale Catanzaro Lido-Lamezia Terme Centrale. Il breve tratto di 16,5 km, dopo ben 121 anni di onorato servizio, veniva sostituito da un’anonima variante passante per Germaneto, lungo il corso del Corace. Ma l’essere anonima è il meno peggio, visto che dopo due anni dall’attivazione, si scoprirà che i ponti, i rilevati su cui poggiano i binari e le varie strutture fondamentali della linea, sono state costruite con cemento depotenziato (in parole povere, sabbia con tracce di cemento…), costringendo i già lenti convogli ad un rallentamento di 60 km/h su tutto il tratto in questione, salvo rare eccezioni. Sicuramente la questione “variante sì, variante no, variante diversa” meriterebbe un intero articolo a parte, e prometto agli amici lettori di Soveratoweb di pubblicarne presto uno. Questa volta infatti ci occupiamo della quasi leggendaria stazione di Catanzaro Sala. Ieri pomeriggio, assieme ad un mio caro amico, mi sono ritrovato a girovagare all’interno di quel che resta del piazzale interno della stazione: la sensazione è veramente molto strana… il Fabbricato Viaggiatori ed il relativo grande scalo merci sono ormai completamente vandalizzati dai soliti graffitari con la loro presunta “arte”, mentre il piano dei binari è stato parzialmente smantellato. In particolare sono stati asportati quasi tutti gli scambi, riutilizzati sulle tratte in servizio. La vecchia massicciata è ormai terreno fertile per la crescita di cespugli, erbe di campo ed addirittura un alberello tra il primo ed il secondo binario: anche per l’imminente stagione calda il verde è assicurato, visto che nonostante la linea sia chiusa da tre anni, ancora ci sono tubature di proprietà di RFI che incredibilmente(e vergognosamente) sono ancora alimentate! In più punti sono ovviamente danneggiate ed innaffiano abbondantemente la variegata flora “ferroviaria”… Però è incredibile come nonostante le condizioni a dir poco catastrofiche, sembra che da un momento all’altro possa arrivare un treno: ancora si respira quella piacevole “tensione” tipica delle stazioni ferroviarie, quella sensazione di attesa, forse generata dalle correnti dalle linee elettriche, dei segnali e dalle campanelle pronte a squillare: magari si sarà accumulata in più di un secolo per l’intenso servizio ferroviario, e per le migliaia e migliaia di viaggiatori che hanno calpestato quei marciapiedi... . Partendo dai primi ferrovieri della società Rete Mediterranea che gestiva la linea, ai soldati in partenza per la Prima Guerra Mondiale, ai cittadini catanzaresi che si rifugiavano nella Galleria del Sansinato durante la Seconda, ai “viaggi della speranza” degli anni ’60, ’70 e ’80, ai tantissimi pendolari degli anni ’90 e 2000, fino all’ultimo treno, il Regionale 3789, che la sera del 14 giugno 2008 fermò a Catanzaro Sala, con tanto di brindisi dei ferrovieri… tante energie e vicende si sono accumulate, e forse ci vorrà un altro secolo prima di farle definitivamente dissipare. Tornando alla triste passeggiata, rivolgiamo lo sguardo verso la famosa galleria che caratterizzava la stazione di Sala: il Sansinato, che tanti problemi di infiltrazioni ha dato in questi ultimi decenni. Dopo aver visto transitare gran parte dei treni più prestigiosi d’Italia, oggi appare parzialmente murata, per evitare che qualche sbandato si introduca all’interno: vista ancora più triste e malinconica. Volgendo lo sguardo verso Catanzaro Lido, possiamo ancora contare agevolmente il numero dei binari di stazione, nonostante la vegetazione: sei binari, con tanto di piccola rimessa per la locomotiva da manovra, e i resti di un raccordo verso l’ormai semi-abbandonato cementificio: sono ormai lontani i tempi in cui questi binari erano invasi da carrozze in attesa di entrare in servizio: addirittura l’ormai defunto Espresso notturno per Roma Termini, prendeva a Catanzaro Sala tre carrozze: a Catanzaro Lido intanto aveva già ricevuto altre tre da Crotone, mentre a Lamezia tutta la “carovana jonica” veniva ulteriormente allungata da vetture provenienti da Reggio via Tirrenica… Dopo l’assalto dei ricordi, torniamo sui nostri passi e ci dirigiamo verso lo scalo merci, ormai scassinato e devastato a dovere, mentre ancora sulla parete è presente una sbiadita targa dell’Omniaexpress: il suo servizio terminò già nel 1998, quando lentamente le Ferrovie dello Stato abbandonavano il servizio a collettame e merci in piccola partita… Dentro il capannone, diviso in più cameroni, è ancora pieno di documenti e mobili d’ufficio: su uno scaffale si notano alcuni pacchetti di fogli ripiegati e semi ammuffiti, datati settembre 1989: si tratta di vecchie ricevute di spedizioni dell’allora Istituto Nazionale dei Trasporti: pezzi di ricambio, calzature, tosaerba, fertilizzanti… tutte piccole merci che oggi viaggiano rigorosamente su gomma, nonostante i tanti proclami anti inquinamento e pro-ferrovia dei nostri politici nazionali (quelli locali non perdono neanche tempo con i proclami: per loro la ferrovia semplicemente va chiusa e sostituita da camion ed autobus). Sembra ancora di vedere sui sette binari dello scalo merci decine di carri merci, bagagliai e postali, che venivano sganciati ed agganciati ai vari treni merci ed anche viaggiatori, diretti in tutta Italia: alcune schede carro riportano provenienze incredibili: Rho, Omegna, Giampilieri (una delle più vicine), Roma Termini, Merano…pensate un po’ a quante manovre e quante linee avranno percorso questi carri prima di arrivare a Catanzaro, “saltando” da un treno all’altro nei vari scali di smistamento… Tanti ricordi di quando sulle severe carrozze in grigio ardesia compariva il logo FS, e non una ridicola scritta Trenitalia su una pellicola biancastra semi scollata. Ricordi di quelle Ferrovie dello Stato bollate come lente, costose ed inefficienti, ma che chissà perché rimpiangiamo sempre di più… Roberto Galati
|
FOTO
|
|
|