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Un Corvo dalle grandi ali
Sebbene io appartenga a questo quartiere di Soverato, non è la ragione reale per cui io voglio elargire complimenti e vanti. Fosse stato un altro, avrebbe avuto la stessa mia considerazione anche perché tutti i quartieri soveratesi con le loro associazioni, sono davvero straordinari. Forse il fatto di frequentarlo e quindi averne da vicino una perfetta visione, mi permette di esprimere questo mio personale slancio di ammirazione e senso di amicizia. In questi giorni di preparativi per il carnevale, ma anche in altre ricorrenze, è stata proprio una bella emozione constatare come una compagine fatta di molte persone, sia stata in grado di conciliare caratteri, umori, estro e creatività, per dare vita ad una kermesse bellissima che ha ricordato Bollywood, il cinema indiano nei suoi colori, vivacità e quella carica spirituale che anche nella goliardia emerge immancabilmente. Un gigantesco elefante sul quale ho avuto l’onore di sedere e dall’alto del quale ho goduto una vista straordinaria di tutto il pubblico pervenuto a vedere la sfilata, ha fatto grande mostra di sé, in tutta la sua bellezza e originalità, con il corpo di ballo e i personaggi vestiti con eccezionale senso artistico. Il valore intrinseco di queste attività apparentemente ludiche, sta però in nobili principi che il Corvo ha sposato e che risiedono nelle finalità sociali. Ho visto tante signore guidate dal presidente Lucia Pisano, collaborare nella gioia dello stare insieme come tante piccole api, alla realizzazione dei costumi, delle decorazioni, di ogni piccolo dettaglio, misura e consistenza a seguito di una lunga ricerca di materiali, sfumature, accostamenti, un vero atelier dove anche i componenti dell’Afadi hanno rivestito un ruolo importante, fondamentale per la riuscita dello spettacolo, un’unione speciale, umana, affettuosa e rispettosa. Una macchina da guerra, una catena di montaggio. La cosa che mi ha entusiasmata quasi al delirio, è stata la costruzione dell’elefante indiano, un gigante che grazie al nutrito gruppo maschile guidato dall’energia e determinazione di Vito Loprieno, coadiuvato da bravissimi collaboratori che credono nella Città e nei suoi abitanti, ha potuto nei mesi di costruzione, prendere la forma e l’imponenza giusta e, devo dire, non è stato per nulla facile, vista la tecnica costruttiva con cui è stato realizzato: una grandissima e robusta struttura metallica ricoperta poi di resina opportunamente trattata, colorata e poi decorata con l’opulenza tipica dell’artigianato indiano nato però dalle sapienti mani delle sarte del Quartiere Corvo. Un carro che potrebbe benissimo fare la sua grande figura al Carnevale di Viareggio o di Rio. Se ogni cosa nella nostra Soverato, venisse vissuta e curata come queste episodiche attività, sarebbe la città perfetta, viva, buona. Ora ci aspetta il corteo a Catanzaro Lido domenica prossima, con la stessa carica, allegria e soprattutto amicizia. Vittoria Camobreco
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