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RIVIVERE I CENTRI STORICI E CHIUDERE I CENTRI COMMERCIALI!... LA DOMENICA!
Le autostrade e le statali quasi lambiscono questi centri che si connotano anche per gli importanti luoghi religiosi che ne fanno meta di pellegrinaggio locale e nazionale. Eppure, negli ultimi anni si è evidenziata una certa sofferenza di presenze nonostante l’impegno degli amministratori nel rendere note le bellezze dei luoghi, nonché le numerose manifestazioni artistiche, culturali e religiose. Purtroppo in Calabria si sta verificando una “congiuntura” quasi unica nel suo genere che porta ad una specie di “diserzione” turistica, che inaridisce e “ruba” risorse economiche a commercianti e operatori economici, i quali sono tradizionalmente coloro che rendono vive le strade e le piazze di questi paesi. Cosa accade nei fine settimana o nelle domeniche? La gente si riversa nei 24 centri commerciali calabresi (di cui 5 con più di 110 negozi) ed al riparo dalle intemperie invernali o dal caldo estivo, si passeggia nei corridoi illuminati dalle luci artificiali, dalle insegne dei negozi, dalla musica di sottofondo, dall’intenso odore delle patatine fritte con gli hamburger, dai banconi di vendita dei gratta e vinci… . E’ così che nelle domeniche anziché muoverci con la famiglia per conoscere la bellezza della nostra Terra, i segni fisici della nostra storia, ci richiudiamo nelle piazze artificiali dei centri commerciali. Cose tutt’altro che spregevoli, sia chiaro, ma la domenica… concediamocela a guardare il mondo! E’ come se il centro commerciale rappresentasse per noi calabresi una sorta di rivincita sociale ed economica nei confronti del resto d’Italia dove questi luoghi di incontri hanno maggiore “anzianità di servizio”. Forse questo ci fa sentire partecipi di quel grande mercato del consumismo che in questi luoghi si esalta e che da noi sono arrivati, nel passato, come echi del benessere delle metropoli. Tutto questo è evoluzione? Ci vuole e deve esserci una giusta modernizzazione della rete commerciale e quindi ben venga il Centro commerciale ma… bisogna regolamentare le apertura festive e domenicali, ponendo le limitazioni, che in tutte le regioni italiane saggiamente gli amministratori fanno rispettare, i quali non valutano la conseguente desertificazione che paralizza la vita economica delle città, monopolizza l’economia in poche strutture commerciali, facendo perdere potere d’acquisto ai consumatori, i quali si vedranno “obbligati” ad acquistare in negozi fotocopia per qualità, assortimento e prezzi. La mia visione apparentemente retrograda tiene conto invece di una evoluzione monopolistica dell’economia che rende il consumatore prigioniero di scelte poco “democratiche”, senza considerare che le comunità vivranno un fenomeno di “abbandono sociale” e “spopolamento”. E’ d’obbligo trovare una via d’uscita per uno sviluppo vero dell’economia, per la conservazione “attiva” della ricchezza sociale e culturale dei nostri centri storici. Politica, Università, uomini di cultura e associazioni e fondazioni possono e devono impegnarsi per un cambiamento che porterà uno stile di vita consono al nostro territorio restituendo benessere e vitalità. I nostri figli, ma anche i nostri genitori ci ringrazieranno. ASSOCIAZIONE CULTURALE“SOVERATO NEL CUORE” GIOVANNI SGRO’ |
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