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Rubrica disincantata di Filippo Apostoliti |
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Quanto è difficile telefonare al Governo
…ad esempio, ieri sera… Gelsomino sobbalza sulla sua poltrona, facendo cadere per terra il plaid a disegno scozzese. Alla tivù ha sentito che domani il Governo comunicherà all’aula del Senato e chiederà la fiducia.
- Cose grosse potrebbero accadere! -,
riflette ad alta voce. Le sue riflessioni vengono bruscamente interrotte dallo squillo del telefono.
- Pronto? Gelsomino rimane con la cornetta in mano. Avrebbe voluto argomentare, chiarire e magari chiedere cosa pensassero gli altri, in fondo il giudizio su un governo non è mai facile e non dovrebbe mai essere netto, troppe variabili e troppi elementi da considerare, ma forse al tempo di internet ogni cosa deve essere detta e non ponderata. Senza curarsi dei suoi pensieri si addormenta in poltrona e viene risvegliato al mattino dallo scampanellio dell’inizio seduta al Senato. - Ci siamo. Ora vedremo che succede. Oggi qualcosa cambierà! Prende la parola il Presidente del Consiglio. Appare così felice di quella rimpatriata che non molla il microfono e per cinquanta minuti sciorina ai ripetenti dei partiti il suo operato in loro assenza. Gelsomino comincia ad avvertire una certa stanchezza. I numeri sono tanti, alcuni giusti e altri poco chiari, ma sempre tanti rimangono. Non molla, però, la curiosità è tanta. - Son sicuro che qualcosa succederà. Sono tutti nervosi. Non ho ben capito, ma secondo me oggi si fa storia. Iniziano i primi interventi e i primi distingui. Chi accusa l’altro. Chi difende il nuovo che avanza dietro di lui. Chi vuol preservare il vecchio che è meglio del nuovo che non si conosce. Chi ha la sfera di cristallo e chi dice di averla vista a Bruxelles. Tutto monta all’inverosimile e anche Gelsomino comincia a manifestare una certa irritazione. Sarebbe di certo salita ancora se non avesse avuto un impeto di rivalsa risorgimentale: chiamare al Centralino del Senato e far sentire la propria voce da cittadino stufo di chi è stufo di fare il senatore e vorrebbe essere lasciato in pace a fare il proprio comodo.
- Pronto? Gelsomino abbassa la cornetta e si rimette seduto in poltrona. L’afflato risorgimentale si è schiantato sul muro straniero. In fondo, non è la stessa cosa quando alzi la voce e nessuno ti capisce chiaramente. Ormai, però, siamo alla fine della lunga maratona. Da lì a poco l’Italia non sarebbe stata lo stessa, almeno così crede il povero Gelsomino. E si sbaglia! Poco dopo, infatti, il Presidente del Senato comunica che la seduta è tolta, che tutto è a posto, nulla è successo e ognuno può tornare a fare “ammuina” nei vari talk-show. - Come? E’ tutto qui? E la crisi di governo? E l’Italia che deve cambiare? E i problemi dei giovani? E gli anziani? Ad un tratto in tivù compare una edizione speciale: qualcosa è accaduto in Sicilia. Tivù: Attenzione. Edizione Speciale! Morti più di cento immigrati clandestini nelle acque della Sicilia! Attenzione! E via con lo speciale che racconta come l’acqua può spezzare il filo della speranza di adulti che cercano una vita migliore e di bambini che vogliono vedere i loro padri sorridere almeno una volta nella vita. Gelsomino è amareggiato. - In Italia non cambia proprio niente, del governo poco importa e figurarsi di chi compra la Telecom, ma se almeno la smettessimo di limitarci a contare solo i morti a galla, di preoccuparci di flussi e vedessimo dietro quelle facce scure solo delle persone… mi basterebbe! Va verso la tivù e la spegne.
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