C’era una volta il libero arbitrio. C’era una volta l’uomo, il fato e Dio.
Poi, la CEI, Conferenza Episcopale Italiana, invita gli italiani a non votare i
partiti che sostengono aborto e matrimoni gay. Così mi son chiesto: ma che fine
ha fatto il libero arbitrio? Non ricordo, infatti, di aver mai sentito la CEI
lanciare anatemi su coloro che votano per i partiti che hanno promosso la guerra
in Iraq (chiamatelo pure peace keeping…).
Non mi pare che Bagnasco o chi per lui si sia mai indignato (al di là di qualche
generico rimbrotto sulla bruttezza della guerra) per le votazioni parlamentari
sulle missioni di pace in zona di guerra, ovvero sul fatto di mandare militari
armati e con regole di ingaggio a uccidere ed essere uccisi in terra straniera.
Che un morto iracheno valga meno di un aborto? C’è forse una graduatoria
nell’importanza dei morti?
Perché Bush, Berlusconi e Blair non sono stati scomunicati? Perché non è stato
inviato un contingente di 10.000 preti in Iraq per impedire l’occupazione ed il
massacro di civili inermi (oops, scusate vittime collaterali)… Perché snidare le
armi di distruzione di massa ha significato colpire proprio quella popolazione
civile che doveva essere protetta?
Tuonare contro la possibilità che la donna sia riconosciuta nella sua
autodeterminazione, invece, non comporta irritare capi di stato o leader di
nazioni nelle quali la chiesa ha avuto ed ha qualche piccolo problemino di
relazioni pubbliche. In fin dei conti, tranne qualche anima profondamente laica
e liberale nessuno si sente preso di mira, anzi tutti si affannano a rincorrere
il consenso massimalista.
Aborto, eutanasia, unioni omosessuali. Scelte di vita. Scelte. Libero arbitrio.
Il libero arbitrio è responsabilità. Per i credenti, questa responsabilità si
traduce nel giudizio divino (ripetiamo, divino, di Dio) e per i laici in quello
umano. Ma il giudizio è sempre successivo alla scelta.
Così, è possibile uccidere qualcuno, salvo poi aspettarsi la reazione
dell’ordinamento al fatto illecito. Nessuna legge umana dirà mai: è vietato
uccidere. La legge esprime solo un disvalore ad una condotta già accaduta e le
conseguenze previste per tale fatto.
L’uomo, dunque, è sempre libero. Anche di peccare. Soprattutto, l’uomo è libero
di assumersi le proprie responsabilità, davanti a Dio e davanti agli uomini.
Lasciatemi decidere come morire. Lasciatemi decidere come vivere il mio amore
verso l’altro e, ahimé, lasciate che siano le donne a decidere se portare avanti
una gravidanza.
Lasciatemi la possibilità di sbagliare e quella di essere giudicato.
Lasciatemi il libero arbitrio, insomma!!!
Nuccio Cantelmi
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