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Povero Roberto Saviano...
Se Roberto Saviano, autore di “Gomorra”, fosse francese, sarebbe considerato uno scrittore di grande prestigio. E se fosse statunitense, uno scrittore capace di rappresentare le qualità intellettuali di una nazione. In Italia, a momenti, sembra che sia peggio dei mafiosi e dei camorristi. L’ultima nota di colore è di Berlusconi. Dice che “grazie” a Saviano ed a tanti altri scrittori e registi, la mafia è più famosa che potente. Dice, Berlusconi, che grazie al suo governo le organizzazioni criminali hanno subito duri colpi. Bene. Bravo. E cosa c’entra Saviano? E’ forse una colpa parlare della criminalità? E parlarne in un modo da evidenziarne la natura malevola, contrariamente a quella serie de “Il capo dei capi” che quasi creava il mito di Totò Riina. Roba da non credere. Invece di ricevere il plauso della classe politica, Saviano deve patire continue censure. Sto pensando a tutti quegli autori che hanno immortalato la guerra del Vietnam negli Stati Uniti, denunciandone la drammatica contraddizione del ruolo americano, che fine avrebbero fatto se fossero stati portatori di problematiche del nostro paese. E’ uno strano destino quello di un giovane autore che centra il bersaglio su temi molto delicati e debba pagarne il successo con una vita semi clandestina e col giudizio di certa gente che pensa si sia “fatto i soldi” parlando male del suo territorio. In questo paese si viene ammirati se si diventa veline, calciatori, cantanti, tronisti o quant’altro, mentre si sprecano critiche verso chi ha avuto il coraggio e l’abilità artistica di scrivere, per esempio, di camorra. I risultati delle forze dell’ordine sono stati notevoli in questi anni. Pare anche grazie all’azione del governo. Vedremo nei prossimi anni. Vedremo, per esempio, senza intercettazioni telefoniche. Magari con la riforma del sistema giudiziario. Vedremo. Speriamo Saviano continui a scrivere e parlare. Speriamo ve ne saranno altri. Speriamo di non rileggere che parlare di mafia vuol dire fare pubblicità alla mafia. Che spessore, questi politici che ci governano… . Francesco Raspa |
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