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Manovra: nel disegno di legge l'abolizione delle province,
tagliate Vibo e Crotone
Adesso i singoli comuni decideranno con chi andare
di Peppe Caridi - Con la manovra finanziaria varata
dal Governo, sono ufficialmente abolite dieci "mini-province"
tra cui quelle di Crotone e Vibo Valentia.
E adesso cosa succederà? I territori delle province abolite
all'interno di che ordinamento amministrativo entreranno a far
parte?
In Calabria, sia la provincia di Vibo che quella di Crotone appartenevano al territorio di Catanzaro fino al 1995, anno in cui erano nate. Ma le norme della manovra esprimono una significativa novità: saranno i singoli comuni dei territori delle province abolite a scegliere, entro 60 giorni, la nuova provincia tra quelle non soppresse della propria Regione a cui vogliono appartenere. Nel corso dei successivi 2 mesi saranno poi trasferiti i beni e le risorse delle province soppresse dove indicato dai comuni. Entro 4 mesi, quindi, le cartine geografiche delle Regioni interessate saranno completamente ridisegnate. In Calabria, i comuni delle Province di Vibo e Crotone dovranno scegliere tra Reggio, Catanzaro e Cosenza. E la Regione tornerà ad avere solo tre amministrazioni provinciali.
I comuni della Provincia di Vibo sono 50:
Acquaro Quelli della Provincia di Crotone sono 27:
Belvedere di Spinello I consigli comunali di questi 77 comuni hanno 60 giorni di tempo, a meno di stravolgimenti sulla manovra in parlamento, per decidere se entrare nel territorio della Provincia di Reggio, Catanzaro o Cosenza. |
Dieci Province abolite: è la prima volta nella storia d'Italia
di Peppe Caridi - La storia della (non) abolizione delle province Italiane è simile a quella della (non) costruzione del Ponte sullo Stretto: si perde nella notte dei tempi e ha tutti i connotati tipici dell'italianeità.
Da oltre 40 anni il tema dell'abolizione delle province è
infatti al centro di ogni campagna elettorale e del dibattito
politico. Si parla di soppressione delle province sin
dall'assemblea costituente, e il dibattito tornò in auge con
l'istituzione delle regioni a statuto ordinario, avvenuta nel
1970 ancorché prevista dalla Costituzione. Ma ancora continuano
a vivere, e non solo: si moltiplicano, crescono e si riproducono
come se dovessero rispondere alle caratteristiche della
riproduzione della specie. Negli ultimi anni ne sono nate
moltissime. Alcune estremamente piccole. Sono costantemente
aumentate dal dopoguerra in poi. Nella creazione di nuove
province, non si è registrato alcun caso di accorpamento o
soppressione di enti precedenti. L'incremento più sostanziale è
quello del 1992 con la creazione di ben 8 province:
Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato,
Crotone, Vibo Valentia. Nel 2001 la Regione Autonoma della
Sardegna ha istituito altre 4 province divenute operative nel
2005, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e
Carbonia-Iglesias mentre nel 2004 il Parlamento ha istituito le
3 province di Monza e della Brianza, di Fermo e di
Barletta-Andria-Trani che sono divenute operative nel 2009
portando il numero complessivo delle province a 110. Enti che
spendono tra 12 e 13 miliardi di euro l'anno.
In tutt'Italia 19 province hanno meno di 200 mila abitanti. Isernia ne ha appena 89 mila. Ma il record è proprio quello della Sardegna. Non solo per averne 8 in un territorio da 1 milione 600 mila abitanti, ma anche perché in ultimo ne ha viste proliferare altre quattro. Tutte in versione short. Sono le province più piccole d'Italia: Medio Campidano (105.400 abitanti), Carbonia Iglesias (131.890 abitanti), Olbia Tempio (138.334 abitanti) e quella di Ogliastra (solo 58.389 abitanti). Le prime tre nate nel territorio della provincia di Cagliari, l'ultima in quello della provincia di Nuoro. Durante la campagna elettorale delle
ultime politiche, il 10 aprile 2008 Berlusconi
annunciava a 'Porta a Porta' che «Aboliremo le Province. Così si
risparmiano dieci-tredici miliardi di euro l’anno». Quello
dell'abolizione delle Province sembrava l'unico provvedimento che
potesse mettere d'accordo il Pdl con l'Udc e addirittura l'Idv, per
non parlare di Beppe Grillo.
E quest'infinita telenovela torna a vivere proprio in questi
giorni una nuova puntata, legata alla manovra economica varata
dal Governo. L'idea del Governo, di tagliare gli sprechi
evitando così di aumentare le tasse, prevede anche l'ipotesi di
abolire le province. O, almeno, alcune province. La Lega ha
subito tuonato contro: «Se provate a tagliare la provincia
di Bergamo, succede la guerra civile...». Ma la Provincia
di Bergamo conta più di un milione di abitanti, non è certo tra
le più piccole d'Italia. Forse, quindi, inizialmente
Tremonti aveva pensato a tagli molto più vasti ed
estesi.
Evidentemente costretto a un dietro-front per questioni politiche ed equilibri interni alla maggioranza, ha deciso infine di abolire solo le mini-province con meno di 220 mila abitanti non appartenenti alle Regioni a statuto speciale. Sono dieci: Biella, Vercelli, Massa Carrara, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Isernia, Matera, Crotone e Vibo Valentia. Subito s'era scatenata la polemica soprattutto dei diretti interessati. E non solo. Il Pd ha parlato di «farsa» sostenendo che «l'annunciata abolizione delle Province è costruita su criteri incomprensibili». Tremonti aveva smentito tutto, provando a fare chiarezza: «E' una notizia falsa. Nella manovra economica varata dal governo non ci sarà nessuna abolizione delle Province. Per abolirle occorre modificare la Costituzione». Ma stamattina è stato pubblicato il testo definitivo del decreto legge della manovra che, all'articolo 5 stabilisce proprio che «sono soppresse le province la cui popolazione residente risulti, sulla base delle rilevazioni dell'Istat al 1 gennaio 2009, inferiore a 220 mila abitanti». La notizia è, quindi, ufficiale. Entro due mesi, quindi, non esisteranno più le province di Biella, Vercelli, Massa Carrara, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Isernia, Matera, Crotone e Vibo Valentia. Ne rimarranno esattamente 100. E' la prima volta nella storia d'Italia in cui vengono abolite le province dopo decenni e decenni di discussioni. |
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