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Tra la tempesta di vento nella parte finale della giornata di
inaugurazione, le opere prime, gli attori giovani e quelli più
navigati, la performance musicale di Haber e la band di Gazzè e
Papaleo, le serate del MGFF procedono in una cornice di pubblico
bellissima e quasi nervosa per la difficoltà di trovare posti a
sedere anche all’esterno della moderna cavea che ricorda gli antichi
teatri greci che avevano lo scopo di divertire, ma anche insegnare.
L’appuntamento estivo riscopre ogni estate il gradimento del
pubblico, affezionato e quasi “abbonato” e quello nuovo, anche di
ragazzi, che si danno appuntamento tra le otto e mezza e le nove di
sera per assistere agli spettacoli. E’ una simpatica processione
quella che si vede in quelle ore. Le persone parcheggiano senza
l’assurda ansia di dover avere a che fare con parchimetri
mangiasoldi. Si avviano chiacchierando verso la villa comunale,
magari parlando dei film che vedranno o di quelli già visti o di
tutt’altro ancora. L’area destinata al mercatino del venerdì si
riempie improvvisamente, nel giro di meno di mezz’ora di auto, quasi
si fossero dati tutti convegno in quei posti. Quelli più prudenti si
portano dietro una maglietta per far fronte alla bizzarria del
tempo. Arrivati nel luogo della proiezione si respira subito un’aria
concitata, ma di quelle positive che nascono dal lavoro e dalla
volontà di far funzionare al meglio lo spettacolo. Lo spettacolo.
Questo è il MGFF con i suoi annessi e connessi. Uno spettacolo. Con
la parte ludica del tappeto rosso e degli attori che passano tra gli
applausi del pubblico, magari curioso di cogliere l’eleganza delle
attrici, che ovviamente non si sottraggono agli aspetti di quella
naturale vanità che produce l’appartenere a questo mondo. C’è la
curiosità di vedere gli attori o i cantanti spesso visti al cinema o
in televisione. E poi c’è la parte culturale, quella che proviene
dai film, dai loro messaggi che possono più o meno essere condivisi
e piacere. E gli attori e i registi, che dalla leggerezza del
tappeto rosso e dei flash dei fotografi, diventano, poi, interpreti
dei sogni, delle sofferenze, delle gioie e delle difficoltà umane.
Un mormorio, un vocio persistente. Le parole introduttive da parte
del direttore artistico per presentare qualche personaggio, per
ricordare gli sponsor, privati e pubblici. Quindi, l’inizio della
proiezione. Ed allora, si solleva dal palco una grande bacchetta
magica, tutta dorata (come dorata è la parte onirica della nostra
vita), che invita all’attenzione. Così cala il silenzio e
nell’immaginaria dissolvenza della bacchetta stessa, con lo scorrere
delle prime immagini della pellicola, ci si dispone a seguire il
film, per vivere una serata piacevole, all’insegna della creatività
degli artisti di turno, forse perché, come diceva un grande regista
francese: La vita è come un film.
Francesco Raspa
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