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SPECIALI PAGINA LIBERA |
Garibaldi e la
Calabria
Risposta a Vincenzo Pitaro
Benedetto Musolino (mente illuminata) è stato anche senatore del regno dell’Italia Unita e quindi, tra le altre cose, corresponsabile, per esempio, dell’approvazione della dura legge Pica applicata solo per le regioni meridionali mentre nel resto d'Italia vigeva lo Statuto Albertino. Ma questo forse Lei lo ignora o fa finta. Francesco Stocco (altra mente illuminata) dopo l’Unità è entrato con il grado di Generale nell’esercito regolare e magari ha anche partecipato alle operazioni militari nel sud per reprimere nel sangue i tentativi di rivolta dei suoi fratelli. Per quanto riguarda il Negri citato da me, non mi riferivo certamente al Toni Negri dei nostri giorni come Lei ironizza, ma bensì al Colonnello Pier Eleonoro Negri, un assassino che insieme ai bersaglieri che comandava fu responsabile di una strage efferata almeno quanto quella di Marzabotto contro la popolazione inerme di Pontelandofo. E questo è solo un esempio. In un paese serio verrebbe ricordato come criminale di guerra (non dichiarata), mentre in questa nostra Italia Unita nella città di Vicenza viene ricordato con una Via cittadina e con una lapide dove ogni anno viene deposta dal Comune una corona d’alloro. Ma evidentemente ignora anche questo.
Il Prof. Domenico De Simone così si rivolge al sindaco di Vicenza. Signor Sindaco di Vicenza, il nome di quella strada, la targa apposta nella piazzetta S. Stefano, sono un'offesa alla memoria dei morti di quella strage. Non possiamo onorare chi l'ha compiuta. Non possiamo continuare a seppellire la dignità di un intero popolo sotto la sabbia dell'ipocrisia e dell'opportunismo. Per quanto riguarda i lager allego solo alcune immagini
Nella mia idea di unità nazionale chi nasce a Catanzaro deve avere le stesse identiche opportunità di lavoro, di realizzazione dei propri sogni, di qualità di vita ecc. di chi nasce a Milano, gli stessi servizi a partire da quello sanitario, un cittadino ammalato a Catanzaro deve avere le stesse cure di uno a Milano. Le sembra che sia così? L’emigrazione (iniziata dopo il 1861) dovrebbe essere una scelta e invece continua ad essere una costrizione. E lei non ha ancora capito cosa centra tutto questo con il Suo articolo? In ultimo ma senza nessun risentimento ritengo poco cortese quel “mi pare si chiamasse…) non sarò famoso quanto Lei, non ho un sito web ma come mia abitudine mi firmo sempre chiaramente con nome e cognome. Cordialissimi saluti ARTICOLO
CORRELATO |
Controrisposta per lo storico Gualtieri
La ringrazio per il suo intervento, che ha contribuito ad animare il dibattito su questo autorevole e seguitissimo PortaleWeb. Un contributo storico, il suo, senza dubbio validissimo, ma resta pur sempre un suo intervento, una sua visione, un suo personale punto di vista e nient’altro. Non capisco, sinceramente, per quali stravaganti ragioni avrei dovuto unirmi anch’io al «coro» (stonato o intonato) di chi lancia pietre contro l’Unità d’Italia. Su questo, sì, è più che chiaro, non la pensiamo affatto allo stesso modo! Io però – come si comporterebbe ogni Saggio - non pretendo che lei debba avere lo stesso mio pensiero. Me ne guarderei bene! A ciascuno il suo habitat! Per cui, di grazia, glielo dico una volta per tutte: ognuno si tenga le proprie opinioni! Grato per i suoi cordialissimi saluti, li contraccambio con la più schietta cordialità. Vincenzo Pitaro |
Dibattito su Garibaldi
Scusatemi per l'intervento e buona estate. |
Risposta alla Prof.ssa Elisabetta Rania
La Prof.ssa Rania ne è del tutto sprovvista, dal momento che dichiara testualmente: “questi dissenzienti sulla storia di Garibaldi e l'Unità d'Italia chi sono? Si presentino prima”e poi prosegue, “in Internet l'interlocutore purtroppo è invisibile, è facile trincerarsi sotto un nome qualsiasi”, mettendo in dubbio la stessa esistenza fisica di due utenti, che, come lei, si sono firmati con nome e cognome, nonché di un terzo utente, che si qualifica, tra l’altro, come Professore, ledendo quindi anche le elementari norme di colleganza. Nonostante ciò, non mi sento di attribuire nessuna colpa, neanche lieve, alla condotta della Prof.ssa Rania, dal momento che i principi di comportamento internauti sono di recente formazione e ancora troppo poco diffusi, soprattutto tra chi non è solito utilizzare con assiduità la rete. Proprio in considerazione di ciò, propongo alla Prof.ssa Rania ed a tutti coloro, che sono intervenuti nel dibattito su Garibaldi o vorrebbero parteciparvi, di inaugurare una tavola rotonda, durante la quale poter approfondire il dibattito di persona, così da fugare, al contempo, qualsivoglia sospetto sulle identità personali. In attesa di un positivo riscontro, cordiali saluti. Marco Montepaone |
Garibaldi e la Calabria
Voglio poi chiarire che non sono uno storico, mi occupo di cose totalmente diverse. La qualifica di storico mi è stata data, ironicamente dal Sig. Pitaro, che con il suo articolo, volutamente o meno ha avuto il merito di innescare questa interessante discussione. Mi sono appassionato a questa questione qualche anno fa stufo di dover sopportare le cattiverie (ed è un eufemismo) sul meridione e i meridionali da parte dei leghisti e del popolo del nord in generale, vivo infatti al nord. La maggior parte credo considerano il sud e la sua gente una specie di zavorra di cui disfarsi rapidamente, magari con un bel federalismo. Inoltre lungi da me, come ho già detto, dal contestare l’unità nazionale, nel momento in cui l’unità europea si allarga a macchia d’olio, usiamo la moneta unica e nella maggior parte dell’Europa ci si muove senza confini. Queste cose lasciamole a quelli della lega nord che continuano a parlare di uno stato virtuale che chiamano “Padania” Quello che contesto è il modo in cui ciò è avvenuto e tutte le conseguenze negative che paghiamo ancora oggi. Anche Garibaldi nel suo libro “I Mille” scritto a Caprera e diligentemente fatto sparire non lesinava critiche alle vicende post unitarie. Vorrei che questa terra, questa gente avesse un pò di giustizia, di rispetto e non essere considerata ancora la palla al piede dell’Italia. Gregorio Calabretta nel Suo spettacolo teatrale “Aspettando ancora Garibaldi” commentava che c’è il rischio di perdere anche la dignità, l’amore per questa terra. Questo non deve assolutamente succedere e sta a noi impedirlo anche con queste discussioni, rimanendo comodamente seduti a casa nostra. Quanti film abbiamo visto, quanti libri, fumetti, abbiamo letto con i cow-boy impersonati sempre da uomini senza macchia e senza paura, buoni, pacifici che difendevano le loro famiglie dai cattivissimi indiani assetati di sangue e di scalpi (tecnica peraltro appresa dall’uomo bianco) eppure oggi finalmente sappiamo che le cose non sono andate esattamente così. Perché in Italia a distanza di 150 anni non si può iniziare a ricercare la verità? Questa ricorrenza non potrebbe essere l’occasione propizia per iniziare serenamente una revisione storica, invece di pensare alle solite manifestazioni.? Infine Eg. Sig. Francesco Raspa di risposte alle sue domande, navigando su internet e leggendo diversi libri, ne ho trovate tante, ma allego solo quelle che riporta un sito credo autorevole come wikipedia e le faccio anch’io una domanda: perché dovrebbe essere vero solo il contrario? Solo perché da sempre esiste questa versione dei fatti? Cordiali Saluti a tutti |
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