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L'efferato delitto consumatosi a Soverato nei giorni scorsi dimostra
quanto sia forte e spregiudicata la criminalità nel Basso Jonio. Se
come emerge dalle prime indagini si trattasse di un omicidio di
natura mafiosa, la condanna dello stesso deve essere doppiamente e
altrettanto forte e decisa. L'ultimo fatto di sangue sembrerebbe
inserirsi nel quadro della cosiddetta "faida dei boschi" , titolo di
un dramma che vede come protagonisti i numerosi delitti commessi nel
comprensorio. Se così fosse, credo che sia doveroso soffermarsi non
tanto sulle modalità dell'omicidio di per sé crudeli e sconcertanti,
quanto sulla matrice 'ndranghetista del delitto stesso. Non possiamo
solamente affermare che il delitto sia stato spaventoso e che
avrebbe potuto coinvolgere persone estranee ai fatti o che sia
stato commesso in pieno giorno davanti a tutti, nonostante si tratti
di affermazioni corrette e condivisibili; il problema di fondo è
proprio il fatto di non valutare questi eventi a tempo debito o di
valutarli non per quello che sono (di natura mafiosa) e di
continuare a vivere senza interessarcene poiché lontani ed estranei
a noi. In Calabria la 'ndrangheta non è estranea a nessuno, tutti
dobbiamo prendere posizione: di fronte al fenomeno mafioso non si
può stare nel mezzo, o si è a favore o si è contro. Dobbiamo
smetterla di svegliarci solo quando gli eventi ci toccano da vicino:
la situazione nel Basso Jonio è diventata incandescente da molto
tempo e la condanna è stata spesso tardiva se non assente. Ciò che
manca è la presa di coscienza della Società Civile che sembra non
esistere dalle nostre parti. Tra qualche giorno tutti dimenticheremo
e continueremo le nostre vacanze: resterà il tragico lutto delle
famiglie, forse si pianificheranno nuovi fatti di sangue finché
diventerà 'tipico' uccidere: faremo l'abitudine anche a questo. E
alla domanda 'come va?' risponderemo come sempre 'tiriamo avanti'.
Davide Paolillo
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