|
|
Ho 46 anni, moglie e due figli da sfamare, mi sveglio tutte le
mattine alle 5 per andare a lavorare e tirare avanti, ho un mutuo,
una rata per la macchina ma la notte riesco a dormire sonni
tranquilli, non vivo di intrallazzi, a certi ambienti sono estraneo
e non mi lascio attrarre da facili guadagni. In tutto questo credo
di essere molto simile al cittadino medio lombardo, veneto, emiliano
o “norditaliano” che sia ma ho una colpa, un peccato originale che
mi marchia a fuoco e fa di me un “cancro”, una malattia incurabile,
un paria da evitare, sono calabrese e tanto basta per far muovere a
certi rappresentanti del Governo della Repubblica Italiana di cui mi
pregio di far parte, delle considerazioni che non solo rasentano la
follia ma che offendono me e quanti come me niente hanno a che
spartire con situazioni deficitarie, malgoverni di questa o quella
corrente politica, considerazioni per le quali certi personaggi
scoloriti dovrebbero chiedermi scusa, essendo io l’oggetto di gravi
discriminazioni sociali. Tutto posso sopportare in questa vita ma
simili affermazioni mi toccano profondamente nell’orgoglio di uomo e
di italiano. E’ vero certo che in Calabria è molto facile morire ma
ben più difficile è vivere soprattutto quando viene meno l’unico
antidoto alla nostra malattia, quando viene a mancare il sostegno di
quello Stato per cui nei tempi che furono anche noi abbiamo pagato
il nostro contributo di sangue, non esiste città, paese o villaggio
a queste latitudini in cui non sia presente una lapide a ricordo
dei caduti delle grandi guerre che insanguinarono il nostro paese,
gente semplice morta per un ideale, per quello che doveva essere un
grande paese che li chiamava al sacrificio, lo stesso paese che oggi
ci esilia e ci rende responsabili di loschi giochi di potere e di
conti che non tornano.I nostri limiti li conosciamo e oggi ci
rendiamo conto che non esiste uomo in Calabria capace di governare i
calabresi ma perché allora non ci mandano un bel sapientone di
Pordenone a rimettere le cose a posto, perché non ci inviano da Roma
un emulo del nostro beneamato presidente del consiglio a risanare
quest’azienda da molti considerata il buco nero dell’Italia ?
Parlando di buco nero quindi sappi costui di grande spessore
politico che è arrivato il momento che non si parli più di noi come
il buco del culo del paese, siamo uomini e donne che lavorano per
vivere e lo facciamo con quello che abbiamo, con quello che ci hanno
lasciato, con le briciole di un economia mal distribuita che non
rivela solo l’inettitudine dei nostri governanti ma anche il
clamoroso fallimento del sistema centrale. Non siamo terra di
conquista né tantomeno la pattumiera del nord, possano i calabresi
onesti, tanti per la verità, aprire gli occhi e in un moto di
orgoglio sentirsi di pari dignità degli uomini onesti del nord e
urlare a piena voce “siamo italiani”. Tanto basta per pretendere
delle condizioni di vita più umane ma soprattutto che il Sig.
Brunetta taccia per sempre evitando di annichilire un popolo che non
conosce se non dalla cronaca nera dei giornali.Spero ardentemente
caro ministro che questo non sia il tramonto definitivo per la mia
gente da Lei tanto auspicato ma solo l’inizio di un nuovo giorno.
Domenico Giampà
Condividi su Facebook
|
|
|