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Sul finire degli anni '80 esplode il fenomeno video. Le telecamere
alla portata di tutti creano l'illusione che ognuno se vuole può
diventare regista con pochi mezzi. Il virus dilaga anche in Calabria
e in poco più di un decennio, il panorama regionale è pieno da nord
a sud di video makers ambiziosi.
Assistiamo in silenzio forse ad un cambiamento epocale. Le storie e
i prodotti realizzati sono quelli dei figli di una società
informatica e globale. Banditi e lande desolate sono sostituiti con
guerrieri urbani con il telecomando e lande d'asfalto. Le storie
hanno tutte un ambientazione post-moderna, dove la terra dei padri
quella Calabria rurale che di fatto sta scomparendo, è sostituita
con gli scenari urbani, tra palazzi periferici e paranoie del sabato
sera. Solo pochi riescono a creare un connubio tra il vecchio e il
nuovo.
Uno di questi è probabilmente Maurizio
Paparazzo, che lavora nel cinema principalmente come
direttore di produzione. Realizza tre film professionali con le
tecniche video, ma con un taglio prettamente cinematografico: "Terra
d'amore" ('84), "Spot" ('90) coprodotto dalla sede Rai regionale e "
Uno spicchio di buio" ('96). Sono film girati interamente in
Calabria, dove le condizioni esistenziali dei protagonisti, trovano
come cornice ideale del loro pellegrinare risposte, i paesaggi
astratti delle coste e le montagne calabre. Soprattutto nel primo
"Terra d'amore", i contrasti tra le trasformazioni di una regione e
le richieste primarie dell'individuo si manifestano con una messa in
scena dai risvolti metafisici e dell'orrore. Il ricordo del passato
rappresentato quasi in chiave onirica, cozza con il presente in cui
l'identità vacilla verso il baratro della follia.
Intanto sul territorio nascono varie realtà produttive che si
occupano principalmente di realizzare e diffondere il prodotto
video. L'Edilighit per esempio, nata a Cosenza nel '86 mette in
cantiere una serie di produzioni come documentari didattici e
turistici sulla regione. Inoltre si occupa delle riprese video di
spettacoli di gruppi teatrali di ricerca come "I Magazzini" e
"Giorgio Barberio Corsetti". Video che partecipano a festival
internazionali come quello di Tokyo. Ma la casa di produzione è
anche attenta ai fermenti locali dei giovani artisti cercando di
produrre alcuni cortometraggi.
Molti si sono cimentati nella realizzazione di lavori video con le
loro elucubrazioni e sperimentazioni, con risultati talvolta
incerti, altre volte con soluzioni promettenti: Massimo Celani,
Matilde Tortora, Agostino Russo, Ida Piuma, Pietro Silvestri, Teresa
Scaglione, Gianluca Carbone, Elio Gentile, Mario Toscano ( che
partecipa al festival di Bellaria 2001 con un suo video), Antonio
Pirrone, Alessandro Canadè, Claudio Dionesalvi (che realizza dei
video attenti al sociale), Ivana Russo, Giulia Secreti. Qualcuno di
questi lo ha fatto per passione, altri per dedizione professionale
come Antonio Trimani, che ha approfondito le sue conoscenze
studiando a Londra e realizzando alcune installazioni video. Orazio
Garofalo manipola invece una serie di video che ottengono
riconoscimenti nazionali: "A' Petra", "Salon Indien" e "Frammenti".
Molti altri andrebbero citati, ma la scena nasce, cresce e muore con
tempi rapidissimi. Rigenerandosi da se stessa i nomi cambiano nel
corso di una stagione. Tutti insieme questi videomakers, creano una
corrente e un modo d'esprimersi con le proprie caratteristiche e
tendenze.
Qualcuno che ha iniziato ha giocare con la telecamera, adesso lo fa
con professionalità, come il giovanissimo Gianluca Gargano, che dopo
aver realizzato nella sua città una serie di pulp-video, approda a
Roma in una scuola di Cinema e riesce a realizzare un cortometraggio
in pellicola girato in Calabria "www.maresco.it" (2002).
Il cinema del futuro con le nuove tecnologie ( dvd - digitale) ci fa
sperare che il capitolo delle visioni/immagini in Calabria sia
ancora tutto da scrivere.
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