|
|
La spavalderia di Ivan Bogdanov l’abbiamo vista tutti in televisione
l’altra sera, prima e durante i pochi minuti della partita
Italia-Serbia. Il nerboruto nazista serbo, a cavalcioni su una
vetrata protettiva tra gli spalti ed il campo di gioco, incurante di
tutto, da vero leader invasato ha tagliato con una pinza la rete
protettiva sopra gli spalti, ha cercato di mandare in frantumi la
vetrata stessa, ha fatto il segno delle tre dita che rappresenta il
saluto cetnico, ha acceso un fumogeno lanciandolo contro i
poliziotti, ha urlato, cantato, inveito, fatto gestacci e
quant’altro. Quando la partita è stata sospesa e lentamente i prodi
tifosi nazisti serbi hanno lasciato gli spalti, il prode Ivan ha
cercato di diventare piccolo, piccolo e per non farsi arrestare si è
rintanato, stando a quanto si legge sui giornali, nel vano bagagli
di un pullman nella speranza di ritornare in patria senza pagare
dazio. Paradossale, vero? Prima una “tigre” spavalda incurante di
tutto, poi un micino spaurito, o più esattamente vigliacco, che si è
occultato in un luogo poco degno di tanto recentissimo coraggio. Ora
chiede persino scusa. Che simpatico. L’eroe di cartone si è
spaventato. Ha paura di farsi qualche mese nelle galere italiane.
Dall’altro lato della “barricata” chi c’era a fronteggiare i non
pochi tifosi nazisti fatti entrare incredibilmente allo stadio (ed
ancora prima in Italia)? Una quarantina di poliziotti in tenuta
antisommossa. Qualcuno sostiene, ritenendoci degli imbecilli, che
non si è intervenuti per evitare una strage. Una strage di
poliziotti, s’intende. Ma cosa avrebbero potuto fare quaranta
poliziotti col casco, il manganello e lo scudo di plastica se,
caricando, si fossero trovati addosso i soverchianti, nel numero,
tifosi nazisti serbi? Ha ragione l’Uefa a lamentarsi con la
Federcalcio Italiana. Che fate, ha sostanzialmente detto l’Uefa,
mandate quattro poliziotti e qualche aggraziato stuart a
fronteggiare i possibili imprevisti di una partita di calcio così
delicata, visti gli umori pedatori dei serbi? E tutte le incredibili
misure di sicurezza previste negli stadi? Tanta propaganda per la
sicurezza degli impianti dove è andata a finire l’altra sera? Non
dico che Maroni debba dimettersi, ma andrebbero subito rimossi i
responsabili della sicurezza genovesi. Morale della favola: se un
gruppo organizzato di due-trecento delinquenti, imperversa in una
città, va allo stadio e fa quello che vuole, lo si lascia stare (al
limite, fuori dallo stadio fermeranno una ventina di persone). E
questo perché non ci sono forze di polizia sufficienti ad
affrontare, senza avviso con raccomandata di ritorno, i violenti.
Se, invece, ci organizziamo, noi persone normali, in una
manifestazione di protesta, corriamo il rischio di essere caricati
dai reparti antisommossa. Ovvio, a quel punto mica evitano una
strage. Mica siamo delinquenti, noi. Ma come si può pensare di
rifilarci queste scuse patetiche sulle vicende di Genova? Al G8 del
2001, a Genova, i poliziotti antisommossa ne hanno date di
manganellate a gente per bene che era andata lì a manifestare
pacificamente. Anche lì, non sono mica andati a colpire i violenti.
Ne sono stati alla larga. Per evitare stragi.
Francesco Raspa
Condividi su Facebook
|
|
|