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Ippolito Leotta, un Soveratese di successo

Occhi azzurri vivaci e luminosi e un volto sempre aperto al sorriso. Ippolito Leotta, calabrese di Soverato ma da anni trapiantato negli Usa, è un concentrato di vitalità e di forza creativa.  Lo incontro alla cerimonia di consegna dei Premi annualmente conferiti dall’ Associazione Brutium ai corregionali che abbiano dato lustro con il i loro ingegno all’ immagine della Calabria nel mondo. Ippolito è stato insignito della “Medaglia d’oro Calabria 2009”, il più alto riconoscimento del Brutium, per “aver creato e sviluppato – come si legge nella motivazione ufficiale- una delle più affermate case di produzione americane”. Formatosi inizialmente a Milano, infatti, nel 1982 Ippolito si trasferisce negli Stati Uniti, dove inizia a lavorare prima a Baltimora per la ABC americana su programmi di approfondimento giornalistico, sui primi Night News e tv show d'intrattenimento pomeridiano "Evening Magazine", poi a New York per la CBS e per l‘Eurovisione, oltre a collaborare con la sede Rai.  Nel 1990 fonda la Global Vision Group, che nasce come news agency, ma diviene ben presto una delle più affermate società di produzione televisiva e cinematografica, una media company eclettica che ha oggi sede all’ interno del media district di New York City . 

 Ippolito, un calabrese di successo oggi a capo di una grande società di produzioni televisive negli Stati Uniti…

“Sì, sono nato a Soverato ma da anni vivo e lavoro a New York, dove ho fondato e attualmente dirigo, la Global Vision Group, che ormai vanta un’ esperienza ventennale nell’ ambito della produzione televisiva e cinematografica. Con le nostre attrezzature, siamo in grado di produrre documentari e programmi, di creare spot per grandi aziende e realizzare concerti ed eventi dal vivo per tv americane ed estere, secondo la filosofia del “one stop shop”, ovvero tutto realizzato “in casa” dall’ ideazione al prodotto finito. Offriamo una vasta serie di servizi ai network di tutto il mondo. Tra i nostri partner figurano Mediaset e Sky, la francese Canal Plus, la svizzera DRS e la European Broadcast Union. Collaboriamo inoltre con l’ Associated Press e forniamo programmi ad una delle più importanti syndacation degli USA, la All American Television. Global Vision può oltretutto coprire eventi sportivi, concerti e congressi politici di rilevanza internazionale. Tutto il lavoro si svolge nel solco della nostra mission: comunicare in modo efficace, creativo ed originale”.

 Da poco avete aperto una sede anche in Italia.

“Confermo. Da pochi mesi siamo a Roma, in Via della Conciliazione. Peraltro, vorrei sottolineare che il nostro è l’ unico ente privato all’ interno dell’ Eurovisione”.  

 Se lei dovesse instaurare un parallelismo tra la realtà dell’ informazione in Italia e quella negli Stati Uniti, che considerazioni trarrebbe?

“Ho sicuramente degli elementi, dal momento che con la mia azienda ho aiutato lo start- up dei telegiornali Mediaset e Sky in Usa. Posso senz’ altro dire che in Usa c’è maggiore libertà professionale. Qui in Italia l’ informazione c’è, ma è poco equilibrata. Ovvero, è spesso troppo sbilanciata dall’ una o dall’ altra parte, troppo estrema in ogni colore. Negli Stati Uniti vigono maggiormente obiettività ed imparzialità”.

 Per i giovani italiani però il mercato del lavoro è spesso ostico.

“Guardi, io noto che ai giovani italiani non manchino talenti e creatività. Quel che difetta in Italia sono i servizi atti a supportare i giovani nella valorizzazione delle proprie competenze in ambito lavorativo. Tutti i ragazzi che sono con me lavorano in azienda da oltre dieci anni. Sono cresciuti con noi. Io dico che bisogna investire nei giovani, dar loro il giusto trattamento, pagarli bene, dare soddisfazione creativa. Solo così si ottengono i maggiori risultati”.

 Uno dei maggiori ostacoli all’ inserimento lavorativo è il precariato.

“Il precariato è un fenomeno solo italiano. In America sono tutti liberi professionisti. Tuttavia, dobbiamo intenderci. La flessibilità del lavoro non è un male in assoluto, e da noi in Usa anche a cinquant’ anni è possibile cambiare professione. Non condivido l’ aspirazione di tanti giovani italiani al cosiddetto “posto fisso”. Si fanno ogni giorno le stesse cose, e a lungo andare si perdono stimoli e motivazione. Il posto fisso non è la soluzione. Bisogna invece crescere, tendere al miglioramento continuo e costante. E’ questo che cerco di trasmettere ai miei ragazzi, ed è la mia differenza”.   

(Angela Chirico - Strill.it)

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