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Ancora sul Santo Padre e le parole sull'educazione sessuale

   
"Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione".

Queste sopra riportate, sono le parole pronunciate dal Santo Padre nel corso del discorso al corpo diplomatico: parole che i giornali hanno molto travisato, riferendole all'intera Unione Europea, e che, come apprendo leggendo anche un intervento su questo sito(ma non solo), alcuni hanno inteso lesive del sistema educativo delle "scuole laiche". Anche del nostro Paese. (invito chi voglia leggere i discorsi del Papa, non giornalisticamente manipolati, a collegarsi al sito del Vaticano....onde evitare le spiacevoli sorprese mediatiche, che filtrano il messaggio a loro uso e consumo)

La mia riflessione parte innanzitutto da un punto di vista cattolico (essendo io cristiana cattolica): il Pontefice parla come Capo di Stato, ma ovviamente e pur sempre come cattolico.

Non può dunque offrire una visione delle cose che esuli dalla sua cattolicità e dal suo ruolo di guida e pastore.
Il compito evangelizzatore della Chiesa è, alla luce del Vangelo e del magistero, quello di gettare luce anche sulle realtà temporali, che spesso l'essere umano vuole semplicemente far andare avanti sotto la spinta di un progresso che, se sciolto da valori religiosi, etici, morali, finisce con l'essere un finto progresso.

E tale compito non è a "beneficio" dei soli cattolici, la Chiesa si rivolge ad ogni uomo "di buona volontà", disponibile all'ascolto, alla riflessione, all'impegno personale.

Chiunque di noi abbia letto il Vaticano II, fatto vessillo (quando fa comodo) della capacità della Chiesa di dialogare con il mondo moderno, dovrebbe saperlo.

E questa è semplicemente la premessa per ribadire che è insito ontologicamente nella natura della Chiesa, ribadire la VERITA', cosa che non determina ingerenza (l'ingerenza è ben altro, è azione coercitiva....non di parola!), ma che semplicemente vuole invitare i cattolici e non ad una presa di coscienza sul concetto di "bene" e sul come realizzarlo a vantaggio dell'essere umano.

Veniamo ora al punto nodale della questione, toccato dal Papa: l'educazione sessuale.

E' innegabile che in molti Paesi Europei, il concetto già generico di "educazione" stia subendo una svolta radicale; svolta che non sempre va intesa in senso positivo, ma che si fonda su valori completamente a-etici, a-morali, non semplicemente a-religiosi.

I frutti di questi sistemi educativi si ripercuotono su quella "cellula sociale" riconosciuta come tale non solo dalla Chiesa, ma ogni Paese che (almeno teoricamente) si definisca "civile": la famiglia.

Tale nucleo viene definito come la base della società all'interno delle varie costituzioni statali, se ne parla in termini similari anche nei documenti delle Nazioni Unite e dell'Ue.

Qualche esempio?
L'art.16 della Dichiarazione universale dei diritti Umani:

 La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
Ora, come si potrebbe il nucleo della società, se si impongono sistemi educativi che travisano il concetto stesso di famiglia, e che sovrastano le eventuali scelte (non solo religiose!) in vari ambiti (fra cui nella sfera sessuale)?
Puntiamo lo sguardo su quello che oggi accade in molti Paesi Europei: il concetto di famiglia, come di nucleo sociale fondato sul matrimonio fra persone di diverso sesso, si sta completamente disgregando, frutto di una mentalità -mi si passi il termine- "banalizzante" il significato stesso del nucleo familiare, e di una concezione del sesso in termini di "pura libertà", per cui diventa lecito promuovere i diritti di pseudo-famiglie nate dall'unione di persone del medesimo sesso, cui venga finanche concesso di adottare bambini o di procreare ricorrendo a tecniche di vario tipo.
Con quali conseguenze dannose sulla prole, non c'è bisogno che stia qui a dirlo.
Chi ha avuto modo di leggere, giorni fa, l'assurda e raccapricciante storia di due donne inglesi, lesbiche, che hanno avuto un figlio grazie al seme del nipote minorenne di una delle due, può rendersi ben conto di come stravolga l'intera società, una concezione familiare e sessuale di questo tipo.
Ma veniamo al nocciolo più intrinseco della questione: l'educazione sessuale in alcuni Paesi dell'Europa.
In Svezia  l'educazione sessuale è obbligatoria ed è stata affidato all' Associazione Svedese per l’Educazione Sessuale, a causa della "mancata preparazione" dei docenti "tradizionali". I corsi si rivolgono agli adolescenti dai 14 anni in su.
Le lezioni si sono però presentate talmente tanto esplicite (nel gergo, nella gestualità, nella tipologia di lezioni) da far insorgere sia i genitori che vari esponenti del mondo politico.
La stessa televisione svedese ha trasmesso uno speciale, girato in una scuola (quindi totalmente veritiero) durante lo svolgimento di questi "corsi" educativi.
Fra le tante "esercitazioni", anche quella mirante all'apprendimento (per le ragazze) all'inserimento del preservativo.
Su finti organi maschili in polistirolo.
Il risultato, stando alle statistiche, non è una maggiore protezione da malattie a trasmissione sessuale, o una riduzione delle gravidanze indesiderate...bensì (cosa avvilente), una maggiore attività sessuale per i ragazzi e le ragazze "formati" da tali docenti.
Perdonate la crudezza, ma è necessaria per aiutare, chi non ha compreso, a comprendere allora il perché delle parole del Santo Padre.
Passiamo poi alla Gran Bretagna, dove è in cantiere una riforma che renderebbe obbligatoria l'educazione sessuale a partire dai CINQUE anni, con tanto di lezioni sui rapporti omosessuali.
Non solo, ma sebbene nelle scuole cattoliche del Paese sarebbe consentito ai docenti di tenere lezioni sul tema in conformità al proprio credo, pare che la riforma voglia comunque imporre "tolleranza per i rapporti gay".

Questa è ingerenza: non è possibile, per un cattolico, conciliare fede e rapporti gay.

E si faccia attenzione, qui, a non cadere nel solito cliché da ignoranti: la Chiesa condanna non l'omosessualità in sé, ma la PRATICA omosessuale.

Concludo il mio excursus con la Spagna, che, oltre alle iniziative "Obbligatorie", si permette il lusso, nella regione dell'Estremadura, di spendere ben 14 mila euro, per un corso intitolato " «Il piacere è nelle tue mani", incentrato sul tema della...masturbazione.

A questo punto, dovremmo chiederci, cosa significa "educazione sessuale"?
E' forse sinonimo di insegnamento della masturbazione, dei rapporti omosessuali, della pratica sull'uso del preservativo?
E' forse sinonimo di un concetto di sessualità "neutro", in cui avere rapporti con persone dello stesso o di diverso sesso, sia "irrilevante"?
E' forse -ancora- sinonimo di una finta educazione che voglia prevaricare le scelte religiose e familiari dei singoli nuclei familiari?
O è piuttosto un insegnamento della sessualità in ambito innanzitutto scientifico, come mutamento del corpo, degli ormoni, dell'affettività, come invito anche al rispetto della dignità umana, in un'ottica in cui non bisogni fare a gara per essere il primo fra i coetanei a collezionare "esperienze", ed in cui abbia un senso l'essere uomo e donna, capaci di dare la vita attraverso l'atto sessuale?
In cui occorra tutelare la sfera sessuale come un qualcosa che non vada svenduto? (e basta leggere la cronaca per capacitarsi di questa svendita, magari in un sistema di baratto del sesso in cambio di denaro, specie fra le ragazzine).

Allora, prima di asserire che il tempo in Vaticano si sia fermato ai tempi dell'arretratezza, guardiamo cosa prevedano le varie normative di "alcuni Paesi dell'Europa", leggiamo il dissenso di molti degli stessi genitori, politici ed anche esponenti del mondo cattolico di questi Paesi, ed infine valutiamo se le parole del Santo Padre fossero rivolte alle istituzioni di questi Stati, piuttosto che "alle scuole laiche" del nostro Paese.

Infine, sul sito "tuttoscuola", si può leggere un'interessante approfondimento sul tema dell'educazione sessuale in Italia, a scanso di equivoci:
Nella scuola italiana come stanno le cose? Cosa prevedono i programmi di insegnamento?
Nelle scuole del 1° ciclo, dove convivono, in attesa di sintesi, le Indicazioni nazionali (Moratti) e le Indicazioni per il curricolo (Fioroni), non si parla di educazione sessuale come materia di insegnamento. Nelle prime si parla di “educazione all’affettività”: In particolare, i genitori, e più in generale la famiglia, a cui competono in modo primario e originario le responsabilità, anche per quanto concerne l’educazione all’affettività e alla sessualità (secondo il patrimonio dei propri valori umani e spirituali), devono essere coinvolti nella programmazione e nella verifica dei progetti educativi e didattici posti in essere dalla scuola.
Educazione all’affettività Conoscenze: L’aspetto culturale e valoriale della connessione tra affettività-sessualità-moralità. abilità: Riconoscere il rapporto affettività- sessualità-moralità. Riconoscere attività e atteggiamenti che sottolineano nelle relazioni interpersonali gli aspetti affettivi e ne facilitano la corretta comunicazione.
Nelle Indicazioni per il curricolo viene inserito tra gli obiettivi di apprendimento dell’ultimo anno di scuola secondaria di I grado quello di Apprendere una gestione corretta del proprio corpo; interpretare lo stato di benessere e di malessere che può derivare dalle sue alterazioni; vivere la sessualità in modo equilibrato.
L'educazione sessuale non è materia di insegnamento, dunque. Spetta ai docenti e alle scuole, anche in base al POF di istituto, programmare eventuali iniziative in merito secondo i principi dell'autonomia didattica.
Speriamo che, proprio il monito lanciato dal Papa, valga per queste ultime iniziative come invito a non seguire i pessimi esempi laicisti (non laici, cosa ben diversa!) di altri Paesi, che hanno scelto la strada dell'ingerenza e della "diseducazione".
 

 M. Rattà
 

   
   


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