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I FATTI

     
I giornali di tutto il mondo - ma proprio di tutto, dall’Africa al Canada - hanno aperto ieri i loro siti web con una notizia senza precedenti nell’Occidente democratico, rara assai anche ad altre latitudini e sotto altri regimi. 

La riferisco così come si legge sui principali organi di informazione del globo: il giudice ha valutato che esistono prove evidenti contro il presidente del consiglio italiano accusato di concussione e prostituzione minorile ed ha perciò disposto il giudizio immediato che si celebrerà il 6 aprile. 

Silvio Berlusconi ha ora 15 giorni per decidere se preferisce accedere al rito abbreviato che in caso di condanna gli concederebbe la riduzione di un terzo della pena. 

I reati di cui è accusato prevedono pene fino a 15 anni oltre all’interdizione dai pubblici uffici.

È molto semplice. Berlusconi si deve dimettere. Deve rispondere delle accuse. Deve dimostrare la sua estraneità ai fatti.

Solo a quel punto la vita del paese, anche la vita politica, potrà recuperare una parvenza di normalità. La base elettorale si può prendere per i fondelli per qualche mese, forse un paio d’anni, ma alla fine capiscono anche le trote… 

Questi sono i fatti.  … altro che moralisti e femministe…  

Miriam Santopolo
 

   

SE NON ORA, QUANDO?

     
Per essere solo “un gruppetto di signore radical chic”, come ha detto la sempre improvvida Gelmini, povera ministra da poco mamma e scrittrice di libri per l'infanzia, oltre che falciatrice dell'istruzione pubblica italiana, ci siamo moltiplicate più dei pani e dei pesci visto che abbiamo riempito, in modo straripante, più di duecento piazze d’Italia e una trentina nel mondo con centinaia di migliaia di donne e di uomini, di giovani e di anziani. Ma non importano i numeri, importa l'immenso, forse inaspettato successo, il risveglio improvviso di chi sembrava rassegnato al silenzio, a subire, ad adeguarsi.

Basta, basta, basta! Il basta delle donne al di là di bandiere e partiti, il basta contro questo governo e questo premier, il basta contro la mercificazione delle donne ma anche contro l'avvilimento di tutto il paese. Il basta gridato da tutte, le giovani e meno giovani, le attrici e le disoccupate, le studentesse e le sindacaliste, le suore e le immigrate, le casalinghe e le donne delle istituzioni, donne tutte belle finalmente, non per tacchi a spillo o scollature o sguardi seduttivi, ma per la passione, e l'indignazione, e l'irruenza, e la coscienza di sé, dei propri diritti espropriati e derisi. E uomini, tanti, finalmente non intimiditi o infastiditi dal protagonismo femminile, consci che il basta delle donne poteva avere, ha avuto, un suono più alto, più felice, più coraggioso, cui affiancarsi, da cui ripartire per cambiare finalmente lo stato del Paese.

In mano alle donne, domenica, la politica si è fatta più radicale e credibile, perché ha usato le parole, le voci, i gesti, non per le solite invettive e ironie e slogan e promesse che intorbidiscono e raggelano, ma per raccontare il disagio, la paura, la fatica, la rabbia, l'umiliazione, che le donne vere sopportano ogni giorno, come lavoratrici senza lavoro, e madri senza sostegno pubblico, e professioniste la cui eccellenza non le esime dalla precarietà, e giovani donne che non possono fare figli perché senza sicurezze per il futuro, e donne che nessuno protegge dallo sfruttamento, dai maltrattamenti, dall'amore assassino dei loro uomini.

I cervelloni berlusconisti da poco tornati a galla come ultima trincea, terrorizzati da quelle piazze gremite, hanno parlato di "odioso sfruttamento delle donne per abbattere il premier" non avendo capito niente dell'autentica civile autonoma rabbia femminile. Nessuna delle signore berlusconiane, dai loro scranni di ministre, sottosegretarie, rappresentanti di partito, ha osato esprimere non un dissenso, ma un lievissimo, simpatico dubbio. Loro sì, pare, sono al servizio del maschio padrone.

Dalle piazze è venuta allo scoperto una riserva di energia, di intelligenza, di bellezza, di potere, di senso del futuro femminile, che parevano dispersi o rassegnati. Le donne promettono obiettivi ambiziosi, assicurano che non torneranno indietro, soprattutto che dopo una così straordinaria, spontanea prova di forza, niente, ma proprio niente, sarà più come prima.

Se ne facciano una ragione: domenica, detto molto sobriamente e senza fanfare, l’Italia s’è desta.

Miriam Santopolo
 

   
   

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