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La Soverato Antica, distrutta durante il terremoto del 1783, costituisce ancora
oggi una risorsa per la collettività; un’icona identitaria della città nuova.
Essa è una ricchezza materiale ed immateriale che impone il raggiungimento di un
obiettivo: la sua rivalutazione, il suo riuso nella contemporaneità. Oggi si
presenta invece come un borgo fantasma, abbandonato a se stesso, degradato ed
inaccessibile. I caratteri dell’agglomerato sono notevoli per la connotazione
orografica, per la collocazione collinare, con ai piedi il corso del fiume
Beltrame, per l’iconografia caratterizzata ancora dalle sagome dei muri
perimetrali dei poderi, dai frammenti di muri di case e chiese. Il borgo di
Soverato Vecchia deve poter diventare un esempio di sperimentazione e di
riappropriazione e ripopolamento del proprio patrimonio urbano. È un processo
che potrebbe avere inizio da operazioni semplici quali: rinvenire il tracciato
urbano; individuare i vecchi percorsi di attraversamento del tessuto;
riconoscere e qualificare gli spazi pubblici come momenti di socialità, di
crescita della collettività e del senso di appartenenza; di recuperare i ruderi
esistenti trasformandoli in memoria attiva; ricostruire le antiche cellule
abitative e le tipologie originarie del centro, nel rispetto della tradizione e
della memoria storica. Soverato Vecchia deve amplificare le potenzialità di
sistema ricettivo diffuso, di borgo artigianale ricco di prodotti
caratteristici, di luogo di incontro e di vita sociale e culturale. La
riqualificazione del borgo antico permette di creare occasioni di lavoro,
eliminare i costi di manutenzione, promuovere le attività artigianali locali,
dare la possibilità di aumentare la ricettività e l’ospitalità. Per
raggiungere questi obiettivi è necessario ripartire dagli studi archeologici,
dalle indagini già effettuate, metabolizzandole e trasformandole in proposte
concrete per poter riconsegnare alla Città di Soverato quell’immagine
paradigmatica ed identitaria in cui possa riconoscersi l’intera comunità locale.
Ed è quest’ultima, con l’ausilio delle amministrazioni e degli addetti ai
lavori, che dovrebbe provare costruire forme di finanziamento che possono
derivare da un’interazione tra pubblico e privato. Queste due entità, spinte
dall’interesse comune di miglioramento del proprio territorio, devono provare ad
attingere ai fondi POR della Regione Calabria 2007-2013 asse 4.5.2 e 4.5.3 in
cui vi sono risorse specifiche per obbiettivi sul patrimonio culturale e sul
turismo sostenibile. Questa è una sfida concreta che Soverato deve accettare,
una missione possibile che molti altri centri italiani hanno già affrontato in
maniera positiva, ottimizzando le carenze in possibilità di sviluppo. La
ricostruzione del borgo antico di Santo Stefano di Sessanio, vicino l’Aquila, è
una testimonianza di rivalutazione di porzioni di territorio, distrutte da
calamità naturali. Santo Stefano di Sessanio, il cui recupero ha avuto inizio
nel 2001, ad oggi conta già 120 abitanti, 30 attività commerciali e oltre
settemila presenze annue.
Soverato Vecchia ripensata, ammodernata, riprogettata diventerà il punto di
partenza per la riqualificazione del fiume Beltrame e dell’area circostante di
Località Turrati. Il borgo antico che diventa indotto principale per lo sviluppo
di Soverato Superiore che si riappropria delle proprie tradizioni. Un sogno che
diventa realtà, non più un peso per la collettività ma una risorsa turistica,
economica, culturale e sociale.
Antonio D’Amato
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