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SPECIALI PAGINA LIBERA |
IL
1° MAGGIO IN CALABRIA?
TUTTI AI CENTRI COMMERCIALI!
Economisti, opinionisti, politici, sindacalisti si sono espressi sui quotidiani, ognuno con una propria prospettiva, talvolta, a nostro parere, con una leggerezza di contenuto che non dovrebbe essere propria di chi scrive su importanti quotidiani. Sul Corriere della Sera, Antonio Polito arriva a operare una netta uguaglianza tra l’essere cittadini e l’essere consumatori, con buona pace di tutti i legislatori dell’antica Grecia, da Solone a Pericle che nel cittadino vi avevano visto la dignità di pensiero e di espressione dell’uomo (anche se solo ateniese). Polito invece cancella tutto e arriva a dire che anche in politica il cittadino è un consumatore, sostenendo che il successo di Berlusconi sia dovuto alla “promessa di prosperità, di potere d’acquisto e dunque di libertà”. Passi la prosperità, ma paragonare la libertà al potere di acquisto fa venire i brividi! E ci lascia altrettanto perplessi la lettura che Dario Di Vico fa della questione. Sembrerebbe, secondo lui, che il nostro paese non possa avere possibilità di sviluppo fino a quando non verranno abolite talune abitudini vacanziere. Ci invita pertanto a modificare dei comportamenti dannosi, quali per esempio avere la pretesa di andare tutti al mare tra Luglio e Agosto. In Italia, molte altre serie alternative non ci sono. Provi, il dottor Di Vico a farsi un bel tuffo a Giugno, in un qualunque mare italiano per scoprire quanto sia ghiacciata l’acqua. D’altronde c’è da chiedersi dove ci sia tutta questa frenesia produttiva con i milioni di disoccupati che abbiamo. Perché questi incitamenti a ridurre le vacanza avrebbero un senso se esistessero offerte di lavoro. Ma dove sono queste offerte? Quello che dice Franco Martini della CGIL, sindacato considerato indietro con i tempi, ci appare un po’ più ragionevole. Si tratta di riflettere “sul modello di commercio e di consumi che vogliamo”. Tanto più che questa esigenza di aprire i negozi nelle domeniche, nei festivi, in Europa non ha avuto successo. Berlino la città più visitata al mondo ha i negozi chiusi, la domenica. Ci sono attività artigianali votate all’apertura festiva. I ristoranti, i bar, le gelaterie e similari. Altre, invece no. E per quale ragione chi lavora in determinati settori deve rinunciare alla possibilità di trascorrere il tempo con la propria famiglia e svagarsi nei giorni festivi? E’ evidente che per la natura della professione non possiamo chiederlo al poliziotto o al macchinista dei treni, per esempio, ma perché costringere un mondo di lavoratori che si muove attorno al commercio della grande distribuzione a rinunciarvi ? D’altronde, è qui il punto dove vogliamo arrivare, quali potrebbero essere i benefici di tutte queste aperture domenicali e festive? Forse i turisti vengono in Italia per acquistare di domenica la borsa firmata? Forse le aperture domenicali permettono una possibilità di spesa diversa del cittadino rispetto al mercoledì? Di domenica i cittadini hanno più soldi? Ci sono riscontri sugli aumenti di consumi? Se il lavoratore è in crisi per pagare le bollette domestiche, con l’apertura domenicale troverà i soldi da spendere? L’unica crescita, lieve, registrata nell’ambito delle attività commerciali si ha nei discount, secondo i dati del Sole 24Ore. Cioè dove si spende meno. In fondo cosa sta accadendo da anni in Calabria? Sì, proprio in Calabria. Se tutti questi esperti provassero a considerare la nostra regione troverebbero molte risposte. Ed in fondo le troveremmo anche noi. Nella nostra regione si applica un decreto (il Dlgs 114/98), così come ricorda la Rete Imprese Italia in un comunicato del 27 Aprile, che se una amministrazione cittadina è inserita nell’elenco regionale dei comuni ad economia prevalentemente turistica o di città d’arte, può aprire in tutte le domeniche dell’anno e in tutte le occasioni di festività. Ci risulta che con tutte queste aperture domenicali e festive, l’economia calabrese sia migliorata? Ci risulta che la capacità di spesa dei cittadini-consumatori sia migliorata? Ci risulta che masse enormi di lavoratori siano state sottratte alla disoccupazione per ottenere contratti a tempo indeterminato e in piena regola? Quello che è successo non è molto bello: i consumatori vanno negli Iper il fine settimana, mentre durante la settimana, gli Iper sono desolatamente vuoti in rapporto alla loro potenzialità commerciale. Le botteghe, i negozi di “prossimità”, cioè quelli prossimi ai grandi centri commerciali, chiudono o languiscono. Le città d’arte sono vuote, perché le famiglie o non possono muoversi in quanto occupate a lavorare nei negozi aperti di domenica, o quelli che non lavorano si concentrano nei giorni festivi negli Ipermercati. Ed una bellissima città come Gerace è semivuota, mentre il vicino centro commerciale è gremito. Desolante concessione all’idea moderna del commercio e del consumo. Soverato nel Cuore |
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