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Il mio nome è Antonio Pellegrino

   
So benissimo che molti, leggendo il titolo di quest’ intervento, penseranno che il mio equilibrio psichico possa essere alterato, perché ribadire il proprio nome e cognome, pubblicamente, può apparire quanto meno stravagante e  soprattutto superfluo. Tuttavia, è necessario poiché non pochi equivoci sono sorti negli ultimi tempi, proprio a causa del nome che da sempre mi porto addosso e allora vorrei chiarire: ho trascorso il mese di Agosto in Canada e ho volutamente interrotto ogni tipo di contatto con la realtà soveratese; non ho letto giornali locali e non mi sono mai connesso con siti della mia città; ma al mio rientro ho ricevuto diverse telefonate da parte di amici e conoscenti che esprimevano le loro considerazioni circa i miei articoli apparsi su Soverato Web: alcuni si complimentavano, altri si dicevano stupiti ;  non sapevo cosa rispondere, pensavo che forse avevano potuto pubblicare qualche “ pezzo” inviato prima della partenza; non nascondo che rispetto alle osservazioni di qualcuno ho anche creduto che mi stessero prendendo in giro ; poi – recuperata un po’ di lucidità – ho riflettuto e ho subito capito che gli articoli in questione erano sì stati redatti  da Antonio Pellegrino che tuttavia non coincide con il sottoscritto; trattasi di un ‘ altra persona; di un caso di omonimia; trattasi precisamente di mio cugino che milita nel centro destra e che , purtroppo, non ha pensato di precisare questo particolare per distinguersi dal sottoscritto che – notoriamente –  è collocato sul versante opposto. Ci metteremo d’ accordo  e useremo degli attributi per non ingenerare equivoci, potremmo aggiungere al nostro nome “ il rosso” e l’ azzurro “, per esempio, tanto per essere chiari. Chiarito l’ equivoco, non ho capito perché  tanti “ compagni” che hanno criticato il sottoscritto per gli articoli che credevano miei e che  sono anche andati a esternare il loro disappunto  a persone  a me  vicine,  non hanno mai avuto il coraggio di chiamarmi direttamente.  Avremmo  chiarito molto prima la vicenda. Soltanto oggi, un “ compagno “ che è anche un grande amico, mi ha chiamato perché in molti si erano rivolti a lui per esprimergli il loro stupore e il loro ribrezzo. Ho capito che necessitava un intervento chiarificatore, anche per non dare adito a elucubrazioni malevole, a voci che si trovano a loro agio nel pantano delle insinuazioni e che hanno già lasciato intendere che i miei articoli ( che miei non erano) potessero servire per incensare l’ amministrazione al fine di ottenere qualcosa; il tutto suffragato dal fatto risaputo che sono amico personale del sindaco e della Munizzi, la quale, lo  Rammento a tutti, è stata assessore alla cultura per cinque anni e l’ unico incarico che ho avuto da lei non prevedeva alcun compenso! A differenza di molti “ compagni “ ho sempre distinto e continuerò a farlo, i rapporti personali dalla battaglia politica, per cui non posso che ribadire la mia stima  nei confronti di Leonardo Taverniti e di Sonia Munizzi, a livello personale e aggiungo che, non essendo un fazioso dedito a schematizzazioni da manichei, secondo le quali tutto il male è a destra e tutto il bene è a sinistra, non avrò difficoltà a esprimere pubblicamente considerazioni positive anche a livello politico – amministrativo su di essi nel momento in cui dovessero adottare provvedimenti opportuni. Tutto ciò, non sposta di un centimetro al mia posizione politica, né può indurre a pensare a una crisi di identità del sottoscritto; sono e resterò un uomo di sinistra, non ortodosso, non capace di ottenebrare il senso critico e la capacità di autonomia di giudizio in nome della militanza o dell’ appartenenza; non capace di accettare supinamente ogni scelta della coalizione o del partito solo perché partorita da pochi sedicenti strateghi  che ancora avanzano la pretesa ottocentesca che la base debba conformarsi alle decisioni dei vertici. Probabilmente a qualcuno non hanno fatto piacere le critiche che il sottoscritto ha mosso, alla luce del sole, alle scorse elezioni amministrative, quando non ho voluto essere parte di quel progetto varato con il contributo determinante del mio partito, che si fondava sull’ idea di dar vita a una sommatoria di forze, alcune delle quali erano state da noi ferocemente combattute sino al giorno prima in consiglio comunale e di lardellare la lista – dopo aver issato per cinque anni la bandiera del rinnovamento – di vecchi figuri logori come vetusti pastrani da soffitta; di mezze tacche che nella precedente legislatura, in ben  cinque anni, non hanno avuto mai la capacità di avanzare una proposta, di elaborare una tesi, di sciorinare un ragionamento politico in consiglio, limitandosi a chinare il capo con un sì tacito e acritico a quanto detto e stabilito dal capo. Ovviamente, se non stai col partito, secondo molti compagni, se non ne sposi le scelte, anche quando sono oggettivamente errate; sei contro e dunque sei fedifrago e fascista, diventi nemico. Questo tipo di ragionamenti triviali e qualunquisti, hanno spesso l’ effetto di sganciare le persone, anche quelle più appassionate, dalla militanza e hanno il potere di strumentalizzare un‘ omonimia, un equivoco, per denigrare un compagno che ha avuto l’ ardire di essere critico verso un progetto fallimentare e di mantenere dei rapporti di amicizia con persone care , anche se esse si sono schierate col centro destra e hanno vinto.

 A. Pellegrino “ il Rosso”
 

   
   

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