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Esproprio o non esproprio?
Questo è il problema…non è certo Amleto, ma è il dilemma che
per anni si è alternato nella mente di Giovanni Maria Calabretta ex…EX…sindaco
della città di Soverato mai rimpianto.
Partiamo in ordine con il raccontare i fatti caro consigliere d’opposizione:
durante i suoi due mandati quello che la cittadinanza ricorda in particolar
modo, oltre ai vari scempi come la Villa Comunale, il Teatro Fantasma, il “mai”
realizzato centro d’accoglienza, le diverse cooperative (anche in piena
curva!!!), sicuramente al primo posto si colloca la parola esproprio. Lei ne ha
fatti, anche tanti e più del dovuto. Anche perché basti pensare agli espropri
Caminiti per capire quanto terreno in più Lei è andato ad espropriare. Oppure
possiamo tranquillamente scrivere di quando voleva procedere all’esproprio del
terreno dove oggi sorge il nuovo Istituto per Geometri con la scusa di dover
costruire la Caserma dei Vigili del fuoco, giustificando il tutto che Soverato
non ha terreno pubblico a disposizione??? Perché le migliaia di metri quadri
accanto il PalaSport se li è dimenticati, oppure il nostro “amato” ex…EX…sindaco
non li ha proprio tenuti in causa? Oppure era quello il terreno da destinare al
centro d’accoglienza con annesso luogo di preghiera (MOSCHEA)???
Di suoi resoconti chilometrici ne abbiamo letti a decine, guarda caso chiamando
in causa la “comunità soveratese” …guarda caso sempre per “giustificare” scelte
politiche sbagliate dei suoi due mandati. Ora nessuno vuole parlare e riparlare
del passato e di quelli che sono stati i suoi “errori” politici, ma sarebbe più
opportuno e onesto da parte sua non cercare di addossare la colpa sempre ad
altri. Abbiamo capito, lei è quello che non ha sbagliato nulla, lei ha agito
secondo coscienza per il bene della comunità, lei ha amministrato sempre e
comunque solo ed esclusivamente per il bene della comunità, la stessa comunità
che l’ha bocciata per ben due volte, abbi rispetto per la “stessa” comunità per
la quale lei si è speso, faccia ciò che le hanno chiesto gli elettori:
l’opposizione, ma lo faccia in modo limpido, senza cercare attacchi inopportuni,
ma guardando dentro se stesso: chi amministra, purtroppo, ha sempre qualcosa da
rimproverarsi. La comunità ha tante cose che le rimprovera, può essere mai che
lei è talmente ottuso da non farsene una ragione? “Di chi le responsabilità”? Se
non ce lo dice lei che ha fatto queste scelte sbagliate chi dovrebbe dircelo i
vari Mancini, Cilurzo, Cuteri, Matozzo, Barone…scelga un pò lei, ma questo non
cambia la storia: le scelte le ha fatte e sbagliate lei!!!
Però non abbiamo letto nessun intervento suo, nessuna missiva chilometrica sulla
parcella della sua difesa per il processo “Le Giare”…anch’esso ”un danno enorme
a carico della Collettività”.
At majora.
I Giovani del PdL
Giunge all’epilogo una lunga storia che molto probabilmente comporterà il dissesto delle casse comunali, peraltro già da tempo in stato comatoso: il Tribunale Amministrativo ha condannato il Comune a pagare danni per circa quattromilioni e mezzo di euro, a titolo di risarcimento dei proprietari del terreno utilizzato per la costruzione di edilizia convenzionata in località Mortaro.
Sulle responsabilità di un danno enorme a carico della Collettività
E’ utile una premessa per ricostruire il clima in cui si operò dal 1972 - epoca dell’affidamento dell’incarico per la redazione del Piano Regolatore Generale - fino al 6 giugno 1993, data delle elezioni amministrative in cui il movimento ‘Pedalando Volare’ risultò vincitore.
· 1972 – L’elaborazione del Piano Regolatore Generale incontra numerose difficoltà, poiché molti proprietari terrieri esercitano indebite pressioni al fine di ottenere l’inserimento delle loro proprietà tra i terreni edificabili.
· 1986 – dopo la adozione del Piano Regolatore Generale si fanno decadere le misure di salvaguardia aprendo così la porta a corposi interventi speculativi in marina che inficiano il nascente PRG e il Piano di recupero, brillantemente redatto e tenuto nei cassetti.
· Gennaio 1990 – Il PRG approvato è vigente.
· Dal 1990 al 1993 l’attuazione del PRG è lasciata ai privati. Non viene attivata la redazione di alcuno strumento attuativo né di iniziativa privata né pubblica.
Nei venti anni precedenti, durante i quali si è consumata la travagliata vicenda della elaborazione e approvazione del PRG, in Consiglio Comunale era stato ben rappresentato il partito mai domo dei proprietari terrieri e dei costruttori, che in alcuni casi erano le stesse persone.
La loro malefica azione si può riassumere sinteticamente in:
- blocco di ogni attività pianificatoria di iniziativa privata e/o pubblica;
- interpretazione delle regole, che pure c’erano, in maniera esasperatamente vantaggiosa per la speculazione.
In questa situazione, avuto riguardo al corposo incremento di popolazione attratta dalla felice posizione e dalla dotazione dei servizi di cui Soverato godeva, i prezzi di vendita delle case raggiungono valori considerevoli e numerosi cittadini di Soverato sono costretti a soddisfare il diritto alla casa trasferendosi nei Comuni vicini. Inoltre interi quartieri sorgono con standards qualitativi davvero indegni di un paese civile ( si pensi per esempio ai numerosi abitanti di alcuni palazzi che affacciandosi dai propri balconi si possono stringere la mano con i dirimpettai) e senza la benché minima dotazione di aree e servizi pubblici, con grave e irreparabile danno per la Comunità ( solo per fare qualche esempio: gli isolati tra viale Kennedy e via san Giovanni Bosco, quelli, in località Corvo, tra via Guarasci e viale Kennedy, quelli sorti in località Cuturella, quelli nelle immediate vicinanze di Soverato Superiore ed anche il quartiere della Panoramica…tutti sprovvisti di parcheggi e di verde pubblico).
Nel corso della campagna elettorale per l’elezione diretta del sindaco del 6 giugno 93, illustrando il programma, denuncio la mancata attivazione degli strumenti urbanistici attuativi di iniziativa pubblica, attribuendola alla presenza in Consiglio Comunale dei proprietari terrieri. Faccio pubblicamente i nomi, e manifesto la volontà, nel caso di vittoria, di redigere il Piano per gli Insediamenti Produttivi (PIP) e il Piano per l’Edilizia Economica e Popolare (PEEP), che comporteranno la necessità di esproprio delle terre. I nostri avversari, dimenticando che tali operazioni non comportano alcun onere per le Casse Comunali, ribattono nei comizi elettorali che la situazione finanziaria non consentirà l’attuazione di simili progetti. E’ appena il caso di dire che tra le fila dei nostri avversari, proprio quelli che rappresentavano questa difficoltà, erano ben presenti i rappresentanti di quel partito dei proprietari e/o costruttori, che tanto danno aveva procurato alla Città.
Nei primi mesi del mandato, attivo subito la redazione del PEEP. Alcuni proprietari espropriandi impugnano ogni atto davanti al Tribunale Amministrativo Regionale.
Tra alterni risultati si giunge alla sentenza del Consiglio di Stato, le cui motivazioni sono state rese note nel gennaio 2002, e cioè dopo che anche il nostro secondo mandato elettorale si era concluso ( 13 maggio 2001). Il Consiglio di Stato dichiara il Piano illegittimo: non sarebbe stato acquisito un parere previsto dalla Legge sismica e si sarebbe proceduto ad espropriare una quantità di terreno superiore allo strettamente necessario. Ambedue le motivazioni sono palesemente errate; ed infatti il parere risultava regolarmente acquisito e le aree espropriate erano quantificate nello strettamente necessario.
Questa sentenza è decisiva: se infatti il Piano è illegittimo i proprietari espropriati hanno diritto al risarcimento del danno.
A pochi giorni dalla scadenza del termine utile per reagire con gli strumenti che l’ordinamento giuridico prevede in caso di errori materiali e palesi (ricorso per revocazione), l’Amministrazione Comunale, subentrata a ‘Pedalando Volare’, contatta un legale di fiducia. Egli conferma che il Consiglio di Stato è incorso in errore e, pur tuttavia, esprime il parere che “l’esito del ricorso è tutt’altro che scontato”, così come avrebbe detto qualsiasi legale responsabile.
L’Amministrazione Comunale, inopinatamente, decide di non presentare il ricorso, rendendo così definitiva una pronuncia palesemente ingiusta e tradendo la principale funzione a cui è stata chiamata, quella della difesa degli interessi della Comunità amministrata. Le Cooperative avevano intanto deciso di supplire alla assenza dell’Amministrazione Comunale e decidono di presentare un autonomo ricorso, che viene discusso, i primi mesi del 2003, dal Consiglio di Stato e rigettato perché le cooperative non erano legittimate ad agire.
Questa ultima pronuncia rende ancora più censurabile il comportamento dell’Amministrazione Comunale, poiché il Consiglio di Stato non si è espresso nel merito della vicenda: il parere era stato o no acquisito? vero o no che le aree da espropriare erano state previste nella misura strettamente necessaria?
Io penso che l’esito sarebbe stato diverso se a ricorrere fosse stata l’Amministrazione Comunale.
Recentemente il Sindaco Mancini, alzando la voce, in Consiglio Comunale ha affermato che quando lui ha dovuto prendere in esame la questione, il Piano di Zona era ormai cadavere. Non dubito sulle sue capacità di medico di accertare se un uomo è morto o ha ancora qualche possibilità di salvarsi, ma penso che giudicare se un provvedimento sia difendibile o no sia compito di un legale esperto di questioni amministrative e non di un medico. Orbene, come già detto, egli opportunamente affidò l’incarico per esprimere un parere ad un legale e questi glielo fornì, suggerendo di ricorrere. Quali elementi, a noi non noti, egli considerò per giudicare cadavere un atto che invece era perfettamente legittimo?
Dunque, pur avendo agito nel pieno rispetto delle Leggi, il Comune dovrà rispondere di danni per occupazione illegittima di terreni, che nel frattempo sono stati tutti interessati dalla costruzione di cooperative e di edilizia convenzionata.
Non ho difficoltà a riconoscere che si è trattato di una grande sconfitta per la Comunità.
Poco importa se a determinarla sia stato un errore del Consiglio di Stato, indotto a commetterlo dalla solerte, puntigliosa e, forse, poco corretta difesa dei proprietari.
Poco importa se si sia trattato di consapevole e determinata volontà di far fallire una esperienza virtuosa da parte dell’Amministrazione subentrata. Poco importa, in questo secondo caso, se per discreditare l’esperienza politica di Pedalando Volare ovvero per favorire i proprietari a scapito della Collettività.
Un danno si è consumato e di proporzioni considerevoli: di chi la responsabilità?
Se parliamo di responsabilità politica, penso che la risposta sia inequivocabile solo che si esamini la ricostruzione oggettiva dei fatti.
Se parliamo di responsabilità patrimoniale, posso solo auspicare che la Procura Generale della Corte dei Conti avvii una indagine, il cui esito potrà dare una risposta definitiva e, forse, tutelare la Collettività. In tal senso mi sono espresso nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale.
Soverato, 18 luglio 2009
Gianni Calabretta
Gruppo Consiliare Centro Sinistra Progetto per Soverato
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