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Con l'onore delle armi non si vincono le guerre ...

   
Pur condividendo l'analisi di sostanziale equilibrio fatta dal professor Nisticò, per quanto concerne quella parte di conflitto che va dall'annientamento delle truppe Francesi da parte dei Tedeschi, all'ingresso della superpotenza americana in guerra, mi sento di muovere un paio di critiche all'impalcatura di ipotesi e supposizioni su cui ha basato le conclusioni alla suddetta analisi.
Tanto per cominciare è storicamente almeno avventato dar per scontato la sollevazione delle popolazioni Arabe in caso di sconfitta ad el Alamein dei Britannici. Basti ricordare che durante il precedente conflitto il Kaiser Guglielmo II era convinto a tal punto di un'imminente sollevazione Araba contro l'Imperialismo Britannico che spese una gran quantità di denaro e mezzi per aiutare l'alleato Ottomano a fomentare tale speranza. Come andò a finire? Gli Arabi diedero retta a tal Edward Lawrence, si ribellarono si, ma contro i Turchi , e consegnarono di fatto il Medioriente agli Inglesi, che così, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, oltre che Suez, controllavano buona parte della Palestina, l'Afghanistan, ed avevano accesso alle ampie risorse petrolifere della zona.

Secondo punto. L'entrata in guerra Italiana. Finché gli Stati Uniti mantennero una sostanziale neutralità, le truppe dell'Asse ebbero una supremazia schiacciante sui Franco-Britannici. Dal punto di vista tattico-strategico, grazie ad Uboot e navi come la Bismark, la Tirpitz e (soprattutto) l'Admiral Graf Spee, erano i padroni indiscussi dell'Atlantico, dove catturavano ed affondavano (secondo le regole di ingaggio dell'epoca) migliaia di tonnellate di naviglio Alleato. A rompere questa supremazia ci furono due fattori: l'entrata in guerra dell'Italia, che di fatto voleva solo qualche migliaio di morti da esibire sul tavolo della pace, per fare la voce grossa, e quella degli Stati Uniti.

L'Italia avviò due fallimentari campagne militari, una nei Balcani, dove a tirarci fuori dal fango in cui ci eravamo impantanati, più per scarsezza di mezzi e preparazione,che per reale opposizione dei locali, ci pensarono i Tedeschi, l'altra in Africa, dove, nonostante l'abbondanza di risorse spiegate in campo, non si riusciva a sottomettere la popolazione locale, foraggiata dagli Inglesi. Inutile dire che anche qui intervennero i Tedeschi, mandando quello che forse era il loro più valido ufficiale, il Maresciallo Rommel, sublime interprete della tattica Blitzkrieg.

Paradossalmente l'ingresso in guerra dell'Italia a fianco della Germania, contribuì al tracollo Tedesco, perché Hitler si vide costretto ad impiegare preziose risorse laddove avrebbe dovuto contare invece su un prezioso aiuto tattico-logistico da parte di un alleato, che per posizione nel Mediterraneo, avrebbe dovuto tenere sotto scacco i Franco Britannici abbastanza agevolmente.

Lo schiaffo ricevuto da Mussolini fu quasi un pugno da knock-out. Solo a guerra ormai iniziata, si cercò di correre ai ripari, riorganizzando un esercito che per mezzi e preparazione era fermo alla Grande Guerra (basti pensare che laddove i Tedeschi ed Inglesi si davano battaglia nei cieli con i velocissimi Me 109, gli Stuka o gli Spitfire, l'Italia affrontava le prime battaglie di caccia con antiquatissimi Biplani!). Frutto di questa riorganizzazione furono quattro o cinque "divisioni di elite", che Mussolini giudicò sufficienti per fare bella figura davanti all'alleato Tedesco. In particolare la Divisione di paracadutisti "Folgore", che volle modellare sull'esempio delle divisioni paracadutate tedesche vincitrici sull'impenetrabile fortezza belga di Eben Emael e soprattutte protagoniste del blitz a Creta, l'"Ariete", divisione corazzata, che voleva scimmiottare la velocità e la potenza di fuoco delle Panzerdivision, senza averne però né la corazzatura, né l'armamento, ed infine la classe di navi da battaglia "Littorio", che con le sue temutissime "Littorio", "Vittorio Veneto" e "Roma" avrebbe dovuto scatenare lo scompiglio nel Mediterraneo. Dico avrebbe, perché nella realtà dei fatti andò in maniera parecchio diversa. Al pronti - via, gli Inglesi ci fecero male (ma male davvero), con la famosa incursione nel porto di Taranto che di fatto impedì per diverse settimane ai gioielli Italiani di impensierire i convogli Inglesi che attraverso Suez e Gibilterra, aggiravano parzialmente il blocco navale Tedesco nell'Atlantico, incursione che fece talmente scalpore che lo stesso ammiraglio giapponese Yamamoto, ne trasse ispirazione per il celeberrimo attacco a Pearl Harbour. Quando finalmente le navi Italiane furono in rimesse in fretta e furia in mare (talmente in fretta e furia che si decise di non montarvi i Radiogoniometri, versione Italiana del Radar Britannico), si gettarono a capofitto sui poveri Inglesi, e nella battaglia della Sirte inflissero pesanti danni alla flotta Britannica, massacrata dalla potenza di fuoco devastante della Littorio, salvo poi, scappare senza aver affondato nulla perché, per l'assenza dei suddetti Radiogoniometri, ai comandanti Italiani era stato tassativamente ordinato di non ingaggiare battaglia di notte. Ancora una volta, per finire il lavoro dovettero intervenire i Tedeschi, che con gli aerosiluranti, affondarono diverse migliaia di tonnellate di navi, che, ad onor di cronaca, galleggiavano a stento dopo l'attacco Italiano.

Gli Inglesi però fecero tesoro dell'esperienza e nella successiva Battaglia di Capo Maput, forti dei Radar, e degli aerosiluranti fecero alla Regia Marina, quello che si può definire "un mazzo così"... l'esito della battaglia, in quel caso, se non fosse per la tragedia di migliaia di morti (quasi tutti Italiani, gli Inglesi persero qualche aereo), si potrebbe definire "tennistico", tanto a pochissimo, quasi nulla.

Successivamente Vittorio Veneto e Littorio vennero pesantemente danneggiate da attacchi di aerosiluranti, e condotte in un porto sicuro, insieme alla Roma, a La Spezia, dove, manco a dirlo, potevano usufruire della protezione aerea da parte dei Tedeschi. Tant'è vero che la Roma fece una bruttissima fine, all'indomani dell'8 Settembre... attaccata ed affondata dagli aerei tedeschi che l'avevano preservata fino a quel momento. D'altra parte gli Italiani con le navi grosse e cattive, non c'hanno mai saputo fare... tant'è che i più grandi successi in campo navale li ha sempre ottenuti la Decima MAS (non scrivo X MAS, ché su internet potrebbero confonderlo con il Natale!), durante la prima e seconda guerra mondiale.

Poi, a rompere decisamente l'equilibrio, ci pensarono gli Americani. E fu un doppio colpo per la Germania! Perché da un lato l'industria bellica tedesca aveva nei rifornimenti e negli investimenti Americani, la sua principale fonte di approvvigionamento (Hitler cercò di garantirsi una certa indipendenza, puntando alle risorse petrolifere del Caucaso, ma sappiamo tutti come andò a finire), dall'altro perché l'industria pesante Americana, a differenza di quella Europea di ambo le parti, non era soggetta a bombardamenti, con conseguente riduzione di operatività, ma anzi, dopo il periodo di Grande Depressione, non chiedeva di meglio che poter inondare il mondo con i suoi prodotti... e non si parla solo di Carri Armati, ma, per esempio, di cibi in scatola, prodotti tessili sintetici (il Nylon) ecc ecc

Inutile dire che l'impatto di tale "intervento" fu più che determinante, devastante.

Gli Inglesi (tutt'altro che audaci e spregiudicati geni militari, basti pensare che Montgomery, principale artefice della vittoria ad El Alamein, fu protagonista di una delle più grandi cavolate tattico-strategiche della storia militare, con l' operazione Market-Garden da lui stesso pianificata e fortemente voluta), forti di tali rifornimenti ed aggiornamenti tecnologici, a quel punto potevano dedicarsi ad una guerra di attesa.

Ma veniamo al punto cruciale del discorso la battaglia di El Alamein (quella famosa, l'ultima, perché mi pare, in precedenza se ne fosse combattuta una prima dell'estate). L'esito dello scontro è impari soprattutto per quanto riguarda i risultati: se vincono i Tedeschi, sono costretti comunque ad avanzare, allungando ulteriormente le linee di rifornimento (lasciate così alla mercé degli attacchi aerei inglesi), mentre i Britannici si possono ritirare verso Alessandria, dove, oltre a contare sulla vicinanza dei rifornimenti, possono arroccarsi (e da che mondo è mondo, chi si arrocca resiste!). Dal punto di vista tattico, inoltre, Rommel si è andato a cacciare in un vespaio, la sua Blitzkrieg, presuppone ampia libertà di manovra per i carri armati, ma i campi minati disseminati da ambo le parti, avevano pesantemente limitato questo tipo di tattica. Gli Inglesi, dal canto loro, nel caso di vittoria... avrebbero guadagnato tempo (che era l'unica cosa che gli serviva, in una guerra in cui il nemico, impegnato su più fronti, non era in grado di invadere il loro territorio) ed inoltre avrebbero danneggiato irreparabilmente la macchina bellica tedesca, obbligando Berlino ad una scelta: l'invio di rinforzi (con conseguente indebolimento degli altri fronti), o l'abbandono definitivo dei progetti di conquista del mediterraneo.

Per quanto riguarda i nostri connazionali, sebbene "Folgore" ed "Ariete" venissero tenute in gran considerazione dai comandanti tedeschi, tanto da affidar loro posizioni chiave nello schieramento (in cui si distinsero per coraggio e strenua resistenza), ed anche temute e rispettate dagli stessi Britannici, il resto delle nostre truppe avevano come dire... la stessa utilità tattica e strategica di uno sciame di mosche, non per vigliaccheria o viltà, ma per inadeguatezza documentata tanto da subire un pesante razionamento di viveri, carburante e munizioni da parte del comando Tedesco, o essere assegnata, anche in una situazione disperata come quella (i britannici tra uomini e mezzi misero in campo più del doppio delle forze Italo Tedesche), a semplici operazioni di pattugliamento e difesa delle Oasi.

La battaglia scoppiò furiosa e parzialmente inaspettata (lo stesso Rommel era in Germania a fare rapporto e fu costretto a tornare in Africa in fretta e furia), durò 12 giorni al termine dei quali, seppure con pesanti perdite (dovute non all'eroismo Italiano, ma al fatto che i tedeschi avevano ricevuto, contro il parere di Rommel che avrebbe voluto ritirarsi e rifornirsi, l'ordine di resistere o morire), sfondarono il fronte ed in pratica annientarono l'armata Italo-Tedesca in Africa e con essa ogni speranza di trionfo.

Che poi si vogliano celebrare gli eroismi dei singoli (ricordiamoci che come disse Stalin un morto è una tragedia, un milione di morti una statistica), anche per omaggiarne (giustamente) la memoria, è senza dubbio encomiabile, ma rileggere sporadici episodi come trionfi di una guerra persa (e nemmeno di poco...), e nella maniera peggiore (perché, l'impreparazione con cui si scese in guerra è certamente una delle concause accertate della disfatta Italo-Tedesca, aldilà del voltagabbana dell'8 Settembre).

Mussolini (non ne do un giudizio politico ma storico) fu arrogante nel pensare che sarebbe bastato qualche morto per farlo sedere da vincitore al tavolo della pace: le guerre, la Storia ci insegna, si vincono combattendole, non certo "timbrando il cartellino"... O forse pensava che un conflitto planetario si potesse risolvere mandando qualche Bersagliere in Crimea?

 Sarace

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