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SPECIALI PAGINA LIBERA |
Il praticante avvocato, la retribuzione e la Spagna
Posto che oggi il mestiere di avvocato, ed ancor più quello
di praticante avvocato, integra in tutti gli aspetti la fattispecie di un
rapporto di lavoro subordinato, almeno per i primi anni di carriera, si rende
necessaria una riforma seria del settore relativo alla formazione - retribuzione
e acquisizione del titolo professionale dei praticanti avvocati.
Oggi migliaia di praticanti avvocati, stanchi delle lungaggini, delle opacità,
delle ingiustizie di un esame di Stato spesso caratterizzato da profili di anti
- concorrenzialità (se si pensa che sono gli avvocati ad esaminare i futuri
avvocati e presto competitori in un mercato ultra saturo), ebbene, questi
praticanti esasperati sono costretti ad andare in Spagna - spesso sollecitati da
agenzie private - per vedere riconosciuto il loro titolo professionale, valido
poi in tutta Europa.
E' un'esperienza culturalmente interessante, apre gli orizzonti di una
professione - quella legale - spesso ferma al medioevo, con caratteri di
corporazione, spesso di provincialità nazionalista - e la cosiddetta "via
spagnola" è forse piu' un bene che un male.
Resta tuttavia una scelta forzata, perchè la professione non è regolata secondo
canoni moderni e fondati sulla efficienza.
La stessa università, la formazione, è fondamentale - ed è ferma, per quanto
riguarda il diritto, allo studio eterno del diritto romano, su cui già Gassman,
nei panni di Bruno Cortona ne Il Sorpasso, ironizzava motivatamente.."capirei
studiare diritto spaziale... i terreni sulla luna, sono lottizzabili?".
Università non al passo coi tempi, esami di stato per attribuire un titolo (non
un posto di lavoro) lunghi piu' di un anno, anticoncorrenziali e non
meritocratici, rappresentano solo una parte del male che attacca la professione
di avvocato.
Resta infatti la piaga del praticantato - obbligatorio per legge - non
retribuito.
Ore di lavoro, piu' di 50 a settimana - non retribuite ed accettate dal
praticante come un nobile sacrificio in vista del guadagno futuro.
Solo che questo guadagno oggi è piu' che mai aleatorio, spesso irrealizzabile.
Ammesso e non concesso che si possa lavorare oggi per guadagnare domani, oggi
questa eventualità è resa improbabile da un mercato saturo perchè nessuno lo ha
regolato e reso in piu' ultra competitivo dalla formazione di studi legali
internazionali che pongono le loro sedi in tutti i Paesi del mondo reclutando
manodopera di concetto e sbaragliando la concorrenza della piccola bottega.
(come le catene dei supermercati).
In questo contesto, pertanto, si dovrebbe rivedere tutta la disciplina del
settore della formazione - regolata spesso da norme degli anni '30, e
considerare che il lavoro, in ogni sua forma, deve essere retribuito, che i
titoli professionali e gli Albi non possono rappresentare una barriera a chi si
deve guadagnare la vita e che, fenomeno contingente ma esistente, costringere
migliaia di praticanti avvocati a cercare di conseguire il titolo professionale
in Spagna non è l'atteggiamento di uno Stato responsabile.
E' il sintomo di un male esistente, diffuso e pernicioso, che va curato dal
Parlamento, e non additato al pubblico ludibrio.
Marcello Rubini
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