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La
proiezione de “La polvere del tempo”, l’ultima pellicola di Theo Angelopoulos,
ha aperto giovedì la rassegna “Opera a Sud” promossa dalla Cineteca della
Calabria in collaborazione con “Cinemazaro” alla Casa del cinema di Catanzaro.
Ospite gradito in occasione dell’omaggio al regista greco, scomparso di recente
a causa di un tragico incidente, è stato il filmaker calabrese Maurizio
Paparazzo che fu assistente del grande maestro. Abbiamo raccolto la sua
testimonianza. In quale occasione conobbe Angelopoulos? Il mio primo incontro personale con il maestro risale ai tempi
dell’università quando frequentavo il Dams a Bologna. Ero incuriosito dalla
ricerca di registi che riuscissero ad esprimersi con una tecnica cinematografica
che non fosse solo quello del decoupage classico americano. Prima l’impatto con
Bresson e poi la visione de “La recita” di Angelopoulos mi aprirono la mente,
tanto da dedicare a quest’ultimo film la tesi di laurea. Il mio docente di
Filmologia, dopo aver conseguito la laurea nel 1980, mi propose tre alternative:
iscrivermi al Centro sperimentale, fare il suo assistente o andare in Grecia per
seguire Angelopoulos sul set di "Alessandro il Grande". Scelsi l’ultima opzione
e mi presentai al maestro con una lettera firmata dal mio docente di cui non
conobbi mai il contenuto. Cosa ricorda di quell’esperienza? Angelopoulos mi ospitò per due settimane in un paese di pastori ed in
condizioni di vita proibitive. C’era solo la troupe composta da tecnici ed
attori. Ogni giorno era una grande scoperta: vedere come Angelopoulos
organizzava i suoi piani sequenza era una magia continua, grazie anche al
rapporto di simbiosi che il maestro aveva con il suo direttore di fotografia ed
il macchinista da cui si originava una sintesi compositiva stupefacente. Ebbe modo di rincontrare il maestro?
Rividi Angelopoulos l’anno dopo a Roma dove il maestro mi invitò in
occasione di un incontro con alcuni amici produttori. Stava preparando il suo
film successivo, “Viaggio a Cyteria”. Il maestro mi propose di affiancarlo
durante le riprese a Salonicco. Accettai al volo. All’inizio ero defilato sul
set per non creare intralcio, ma il maestro mi invitò fin da subito a stargli
vicino. Era nato un rapporto di grande affetto interrotto, purtroppo, da un
incidente di percorso: durante le riprese Angelopoulos si ruppe la gamba e tutti
fummo mandati a casa. Ricordo ancora l’ultima parola che mi rivolse:
“Dimenticami”. Ma ancora oggi, a trent’anni di distanza, non sono riuscito a
farlo. Come ha vissuto la notizia della sua scomparsa? La notizia della sua morte ha provocato in me una forte lacerazione, non
soltanto per la perdita di un amico, ma perché è stato il mio punto di
riferimento. Ho imparato qualcosa sul cinema solo grazie ai suoi film. Oggi il
cinema sta andando verso un’altra direzione, ma in me ha lasciato una grande
lezione: il considerare la propria terra come il luogo più bello dover poter
girare un film.
Domenico Iozzo | |
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