|
Sviluppi della ricerca archeologica sull’antico porto di Soverato
Il gruppo archeologico “Paolo Orsi” di Soverato ha intrapreso nel 2005 un progetto quinquennale di ricognizione del litorale costiero per verificare l’esistenza di insediamenti antichi nella zona che va dalla nota area archeologica nel comune di Stalettì sino a Punta Stilo con l’altrettanto nota antica città di Kaulon. Le indagini hanno interessato, oltre a un’attenta ricognizione del territorio sopracitato, ricerche bibliografiche e soprattutto archivistiche presso la Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria e presso l’Archivio di Stato di Catanzaro. Particolare interesse ha assunto la zona del Comune di Soverato detta di Poliporto, toponimo che ha reso necessario un serio approfondimento. Il ritrovamento del carteggio risalente al marzo 1929, intercorso tra l’assistente Claudio Ricca e il Reale Soprintende per le antichità e l’arte del Bruzio e della Lucania. Professore Edoardo Galli porta a motivare il toponimo e per la prima volta in età moderna denuncia l’esistenza di una struttura portuale antica. Si legge infatti ”Il 23 o 24 dello scorso marzo il mare si arretrò per m.25 e rimise in luce gli avanzi portuali del braccio NNO-SSE segnalato alla S.V.Ill.ma con mio rapporto del 18 marzo 1926, epoca in cui si potettero eseguire dei saggi esplorativi, ed altri dalla parte esterna del detto braccio che in quell’epoca non si scoprirono perché sommersi essendosi allora il mare arretrato di una decina di metri soltanto” La notizia mette in evidenza indagini archeologiche condotte negli anni 20 del secolo scorso nel territorio soveratese, finanziate dall’Amministrazione comunale, come si evince da un’ulteriore documento dello stesso anno, ma soprattutto dell’esistenza, in località Poliporto, di importanti strutture portuali archeologiche sommerse così come era stato già indicato dal dott. Silvio Ferri, ispettore della Regia Soprintendenza che scrive: “Cotrone 13 marzo 1926 ...In una località presso l’abitato di Soverato si vedono affiorare dei grossi muri a impasto che evidentemente dovevano far parte di un porto tardo romano o bizantino..” Il documento di Claudio Ricca rimanda a quanto già intrapreso tre anni prima dallo stesso che auspica la necessità d’iniziare una serie di saggi di scavo per verificare se i muri emersi dai marosi possano con certezza trattarsi di struttura portuali. In base a tali indagini egli può infatti certificare che i muri analizzati “ … hanno una direzione costante NN/0 = SSE e sono lunghi: uno, quello a SSE m. 15, l'altro, più verso il mare, rispetto al primo, m. 5,40, m. 95, e sono distanti l'uno dall'altro m.18. Il primo braccio ha una diramazione ad angolo retto verso la terra ferma, la quale presenta una curva che ha inizio a NNO e si allarga al lato opposto. La costruzione, o meglio il braccio lungo, in alcuni punti è addossata alla roccia naturale, che non è stata da nessuno dei saggi trovata dalla parte a monte. Di questo stesso braccio solo alcuni tratti stanno a posto mentre gli altri sono caduti e spostati dal mare. Della muratura di sopra elevazione non si sono incontrati che due soli grossi frammenti; essa era costituita con materiale del luogo, che presentava un aspetto più o meno quadrato, ad imitazione dell'opus reticolato romano. Nelle fondazioni qua e là vi è unito qualche frammento di mattoni, o di tegole romane. Infine riferisco ancora che fra la sabbia si sono rinvenuti chiodi, anelli, ganci in ferro….”. Tali importanti documenti e soprattutto le evidenze archeologiche non trovano seguito negli studi di epoca più recente al punto che la stessa esistenza di una struttura portuale viene ad essere dimenticata sino alle recentissime indagini compiute dal gruppo Paolo Orsi; grazie all’analisi delle foto aeree storiche risalenti al 1938, appositamente studiate e rintracciate e grazie a nuove tecnologie informatiche che permettono di modularle e sovrapporle alla nuove carte IGM, è possibile confermare che nell’area di Soverato si delineano in modo molto chiaro delle strutture murarie del tutto simili a quelle descritte dai documenti dei primi decenni del secolo scorso. Le conseguenti necessarie ricognizioni effettuate dal gruppo archeologico, molte delle quali subacquee, hanno in effetti permesso di avvalorare quanto emerso dalle carte e dai documenti. ll ritrovamento di alcune “bitte da ormeggio”, manufatti finalizzati all’attracco delle imbarcazioni, oggi sommerse e dislocate lungo tutta la zona interessata , la presenza di reperti quali staffe, anelli, perni in ferro, ma soprattutto in bronzo, materiale inossidabile e preferibilmente utilizzato in carpenteria navale, ma soprattutto di moltissimi chiodi in rame a sezione quadra utilizzati per assemblare il fasciame e le ordinate degli scafi antichi, ed inoltre la presenta “zavorre di sentina”, contrappesi in piombo per appesantire la chiglia degli scafi, concorrono a definire la vocazione dell’area quale zona portuale antica. Struttura sicuramente utilizzata per il trasporto di numerosi manufatti di pietra locale: elementi architettonici, macine e blocchi semilavorati, come desunto dalle ricognizione subacquee ed inoltre di derrate alimentari prodotte dalle ville agricole attestate nella zona quali quella della fattoria con annessi artigianali in località Mortara di Soverato (doc. Soprintendenza 27 / 01/ ’97), quella di contrada Rollo di Montepaone e quella di Montauro, come attestato dalle ricerche di Simona Accardo (villae romanae nell’ager bruttius); derrate immagazzinate presso gli horrea “Soverato: Paliporto … presso la spiaggia … per il deposito di cereali e olio destinati poi all’imbarco”, come riferito dalla nota studiosa. L’eccezionalità della rilevanza archeologica di un porto di età romana nel Comune di Soverato ha reso necessario un ulteriore approfondimento degli studi estendendo l’area d’interesse all’intero golfo di Squillace per verificare l’esistenza di strutture simili. Al momento il porto romano di Soverato risulta essere l’unico individuato e attestato da ricerche archeologiche e ricerche subacquee aumentandone cosi la rilevanza storica per una così estesa zona di tratto costiero permettendo inoltre di ipotizzare con una certa veridicità la pertinenza della struttura portuale all’importante città di Scolacium. E’ auspicabile che, così com’è accaduto nel lontano 1929, la sensibilità dell’amministrazione comunale promuova e sostenga oggi un’approfondita ricerca della Soprintendenza Archeologica, per consentire d’individuare con esattezza l’ubicazione e l’estensione dell’antico porto ed elevi la città di Soverato a importante centro culturale, unico per le sue peculiarità nel Golfo di Squillace, restituendole e valorizzandone le nobili radici storiche. Gruppo
archeologico “Paolo Orsi” Soverato |
FOTO
Dettaglio strutture murarie - Foto aerea del 1938
Zavorre in piombo
Macina
Chiodi poliporto
Manufatti semilavorati
Bitta
SPECIALI PAGINA LIBERA |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|