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S'è
risvegliato il Marsili, vulcano sommerso nel Tirreno: coste a rischio tsunami
L'allarme è
lanciato dal prof. Franco Ortolani: "Dobbiamo fare in fretta per essere pronti
ad ogni evenienza"
Il Marsili, uno dei vulcani sommersi nel mar Tirreno, s'è risvegliato: è alto il rischio di tsunami in tutto il Tirreno meridionale a causa di possibili eventi franosi lungo i versanti dello stesso vulcano. L'allarme è lanciato dal prof. Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II. Ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico, anzi, "bisogna al più presto organizzare sistemi di difesa dei litorali" come spiega lo stesso geologo in uno studio approfondito pubblicato sul MeteoPortale del Mediterraneo, http://www.meteoweb.it, con cui collabora. La chiave di tutto
sta nelle isole Eolie che potrebbero svolgere il ruolo di
"sentinelle" e annunciare con netto anticipo l'arrivo dell'onda di
maremoto: "Uno studio che ho avviato spiega Ortolani -
dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli,
le isole vicine e la costa compresa tra Milazzo (Sicilia) e Marina
di Camerota (Campania), ha evidenziato che, in base ai dati
pubblicati (Tsunamis Research Team, Physics Dept - University of
Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV)
- Rome) negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali
del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della
ricerca eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR,
sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia
tenutosi a Firenze nell’agosto 2004. Il più recente maremoto
italiano è stato quello che si è innescato poco dopo le ore 13 del
giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli, con conseguente
inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri
sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri
danni ai manufatti più vicini al mare e ha provocato il ferimento di
alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella
zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota.
Il maremoto è stato innescato da una frana sottomarina. E’ evidente
che se l’onda anomala del 30 dicembre 2002 si fosse verificata 4-5
mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, i danni lungo le
coste frequentate da migliaia di bagnanti, specialmente alle
persone, sarebbero stati molto gravi. Gli eventi, elencati nel
catalogo dei maremoti italiani riportato sul sito dell’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati analizzati per
individuarne le cause, ricostruire le aree interessate dai vari
movimenti anomali del mare al fine di delimitare le zone costiere a
rischio da tsunami e analizzare le disposizioni attuali per
prevenire i danni. Un dato preoccupante è rappresentato dalla
evidenza che ben 18 tsunami del passato (di diversa importanza) sono
avvenuti nei mesi estivi che oggi costituiscono il classico periodo
balneare caratterizzato da centinaia di migliaia di persone
distribuite lungo le coste e le spiagge. E’ evidente che l’attuale
spinta urbanizzazione e frequentazione estiva delle aree costiere
renderebbe notevolmente più grave l’impatto di eventi simili a
quelli storici. Le aree interessate sono le seguenti: Liguria (14
eventi); Stretto di Messina- Sicilia Orientale-Calabria meridionale
tirrenica- Isole Eolie (23 eventi); Adriatico (10 eventi); Golfo di
Napoli (10 eventi); Toscana (3 eventi); Sicilia settentrionale (2
eventi); Sicilia meridionale (2 eventi); Calabria settentrionale
ionica (1 evento); Lazio (1 evento). La massima altezza che l’acqua
marina ha raggiunto invadendo l’area emersa (Runup) è stata valutata
tra 6 e 15 m (si ricordi che lo tsunami del 26 dicembre 2004
verificatosi in Indonesia determino runup massimo di alcune decine
di metri di altezza)". "Temo - conclude amaramente il geologo napoletano - che per introdurre le necessarie “precauzioni” per stare più sicuri lungo le coste e le spiagge i rappresentanti delle istituzioni attenderanno il prossimo maremoto: speriamo che non sia disastroso. Peppe Caridi (meteoweb.it) |
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